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Alluvione, ora è il terremoto sotto accusa: ” il terreno che sollevò, adesso fa da barriera al sistema drenante, ha rotto l’equilibrio idrodinamico dell’area”

da | Gen 22, 2014 | Alluvione, Approfondimenti, speciale terremoto, Ultime news | 0 commenti

terremoto emilia 2La teoria è di Carmine Lizza, geologo e responsabile protezione civile Anpas, i volontari dell’Associazione nazionale Pubbliche Assistenze: “Oggi, purtroppo, il già fragile deflusso delle acque superficiali risulta molto lento, oltre che per la scarsa capacità di assorbimento dei terreni, anche a causa della sequenza sismica del 2012 che ha interessato proprio questi territori”. Spiega il geologo che “le aree poste immediatamente a Nord dell’area inondata hanno subito un sollevamento di circa 15/20 cm durante la sequenza sismica in conseguenza della crescita dell’anticlinale di Mirandola, costituendo di fatto una barriera per il fragile sistema drenante presente. In altre parole il terremoto, oltre agli effetti disastrosi sulle costruzioni, ha anche rotto l’equilibrio idrodinamico dell’area: per poter drenare i milioni di metri cubi di acqua riversatasi sulla pianura sarà necessario programmare un intervento organico che tenga conto di questa nuova situazione morfologica. Il naturale flusso delle acque superficiali sarà sicuramente favorito, nei prossimi giorni dall’abbassamento del livello idrometrico dei Fiumi Panaro e Secchia che attualmente scorrono ad una quota superiore al piano campagna».

La mitigazione del rischio e la messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico.

 

Riguardo alle segnalazioni del degrado degli argini del fiume Secchia nei giorni precedenti all’inondazione, in particolare quelle fatte dai volontari della pubblica assistenza di San Prospero, e al mancato intervento da parte delle autorità competenti, Carmine Lizza spiega: «per mantenere il territorio non ci sarebbe bisogno di aspettare la segnalazione dei volontari che chiedano la pulizia del canale perché di questo dovrebbe occuparsene l’ufficio tecnico comunale. Per mettere in sicurezza i territori spesso non ci sarebbe bisogno di fare nuove opere di ingegneria idraulica, ma basterebbe mantenere le opere fatte nel corso dei secoli. Per quanto importante sia l’opera puntuale dell’uomo nella mitigazione degli effetti, da sola non può garantire la sicurezza dell’intero territorio: è necessario che le istituzioni competenti impieghino una parte significativa dei fondi ordinari per effettuare innanzitutto una ricognizione puntuale dello stato di manutenzione delle opere idrauliche presenti e solo successivamente approntare, in tempi rapidi, un grande piano nazionale straordinario di pulizia e manutenzione del realizzato».

 

 

 

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