“Egoismo, immaturità ed estrema fragilità dei coniugi sono evidenti, anche a 30 anni permangono atteggiamenti da bambini: molti giovani sono abituati ad avere subito tutto, senza la capacità di mantenere a lungo un impegno. Certi comportamenti impediscono di costruire una vita di coppia, impegno faticoso e non facile”. E’ la riflessione che monsignor Vittorino Tazzioli compie sulla fine dei matrimoni religiosi nel nostro territorio. Oggi è stato inaugurato il nuovo anno giudiziario del Tribunale Ecclesiastico.
“Ci vuole sempre più tempo per arrivare a sentenza: le cause sono sempre più complesse, litigiose e faticose di anno in anno: fino a poco tempo fa in 6 mesi era possibile chiudere una causa, erano tra 40 e 50 l’anno quelle più rapide, mentre ora sono solo 12; la durata media di una causa è passata a 353 giorni.
Non ci sono grandi novità, prosegue don Tazzioli in una nota, per quanto concerne i capi di nullità delle sentenze definite: “Egoismo, immaturità ed estrema fragilità dei coniugi sono evidenti, anche a 30 anni permangono atteggiamenti da bambini: molti giovani sono abituati ad avere subito tutto, senza la capacità di mantenere a lungo un impegno. Certi comportamenti impediscono di costruire una vita di coppia, impegno faticoso e non facile.
“Gli avvocati – tiene a precisare don Tazzioli – devono attenersi alle tariffe stabilite dalla Cei, il tribunale è aperto al gratuito patrocinio. Importanti, anche se di numero minore, le consulenze gratuite che gli avvocati offrono alle persone, per orientarle al’accesso al Tribunale”: e questo al fine di sfatare il pregiudizio duro a morire sui costi eccessivi di una causa presso il tribunale stesso.
“Un ringraziamento non formale – conclude il Vicario giudiziale – va ai giudici, che fanno un lavoro oscuro, faticoso e doloroso. La molla fondamentale di questo impegno però è l’amore, il resto viene di conseguenza”. Alcuni numeri: 146 le cause entrate nel 2013, come l’anno precedente, 128 quelle pendenti dall’anno precedente. Da Carpi 13 cause presentate, 6 da Fidenza, 52 da Modena, 19 da Piacenza; 24 da Parma e 32 da Reggio Emilia. A fine anno 274 trattate complessivamente, in lieve calo rispetto alle 283 del 2012, 134 definite con sentenza, anch’esse in calo: di esse 130 affermative e 4negative. Tre le cause abbandonate o sospese, 137 quelle espletate complessivamente, ne restano 137 pendenti a fine anno.
Per quanto riguarda le motivazioni delle sentenze di nullità, esclusione dell’indissolubilità del matrimonio (concesso 64 volte come capo di nullità) ed esclusione della prole (67 volte, erano 55 l’anno precedente) si confermano come le ragioni prevalenti, seguite da quelle che don Vittorino definisce le “malattie della volontà”, ovvero il difetto nella discrezione del giudizio (decretato 52 volte) e l’incapacità psichica di assumere gli oneri del matrimonio (52). Si tratta persone incapaci di capre che cosa è il matrimonio cristiano, oppure, anche se lo capiscono, di viverlo appieno. I periti del tribunale sono fondamentali per definire questi capi di nullità.
Il Tribunale ha sede a Modena e tratta unicamente le cause di nullità del matrimonio nel primo grado di giudizio, per il territorio delle diocesi di Modena-Nonantola, Carpi, Reggio Emilia-Guastalla, Parma, Fidenza e Piacenza-Bobbio. L’appello, nei casi in cui risulta necessario, si svolge invece a Bologna, presso il Tribunale Ecclesiastico Regionale Flaminio.
L’Albo degli avvocati presso il Tribunale Ecclesiastico Regionale Emiliano comprende 32 professionisti; moti di loro sono anche avvocati rotali, possono quindi patrocinare in tutti i tribunali della Chiesa. Per un accordo tra i due vescovi, sottoscritto dai presidenti, gli avvocati del tribunale di Modena possono patrocinare presso quello di Bologna e viceversa. Il costo della causa, per l’attore della causa presso il Tribunale, è di € 525, la metà per la parte convenuta: il costo è stabilito dalla Conferenza Episcopale Italiana.
Gli onorari degli avvocati sono stati stabiliti da un decreto della CEI del 2011. Per il processo di primo grado e per il processo d’appello si va da un minimo di € 1.575 ad un massimo di € 2992.