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Le nutrie non sono più specie protette

da | Lug 27, 2014 | In Primo Piano, Bomporto, Bastiglia, Alluvione | 0 commenti

nutriaApprovata al Senato la modifica alla Legge n. 157/92, grazie ad un emendamento del senatore Stefano Vaccari che ha inserito al fianco dei topi, ratti e arvicole anche le nutrie come specie a cui non si applicano le norme di tutela della fauna selvatica previste nella legge. Ne dà notizia il sindaco di Bomporto, Alberto Borghi.

“Il vecchio Parlamento europeo, prima di decadere, aveva approvato un regolamento per contrastare la diffusione delle specie alloctone invasive.
Le specie alloctone invasive  -spiega il sindaco – sono una vera e propria minaccia alla biodiversità che, secondo le stime europee, ha anche un costo di 12 miliardi di euro per i danni causati. Il provvedimento europeo mette in primo piano la prevenzione a livello comunitario e nazionale di ogni stato membro, con l’obbligo di intervenire per eradicare il problema. Ogni Paese dovrà individuare i sistemi di sorveglianza e piani di azione, con un forum scientifico indipendente che supporterà i singoli comitati nazionali. Una decisione importante che viene dopo anni nei quali gli scienziati avevano lanciato l’allarme, sottolineando come una specie aliena introdotta in un habitat diverso dal suo provochi uno squilibrio nell’ecosistema ospite soppiantando le specie autoctone e causi danni importanti, anche dal punto di vista economico e sociale.


Tra queste, oltre alla nutria importata dapprima per scopi commerciali e poi diffusasi rapidamente per mancanza di predatori naturali, si possono citare a titolo di esempio la zanzara tigre, il coleottero rosso, la tartaruga d’acqua dolce carnivora. Le stime in difetto parlano chiaro perché dal 1995 ogni anno le nutrie hanno provocato oltre 10 milioni di euro di danni, a cui vanno aggiunti svariati milioni di euro necessari per le attività di controllo e contenimento, finora sottoposte alle norme della 157/92.


Il “Piano nutrie” della provincia di Modena – seppure con un attività importante di coordinamento svolta dalla Provincia con un significativo dispendio di risorse umane, economiche ed organizzative e migliaia di capi prelevati e abbattuti – non ha prodotto i risultati sperati, tant’è che si contano a milioni gli euro di danni tra i quali è bene annoverare, purtroppo, anche i danni provocati dalle tane di animali, quale concausa del collasso arginale avutosi presso la frazione San Matteo sul fiume Secchia che ha prodotto l’alluvione del 17 gennaio scorso.

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