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“Le trivelle del Cavone non hanno provocato il sisma”

da | Lug 17, 2014 | In Primo Piano, Rapporto Ichese, speciale terremoto, Ultime news | 0 commenti

È on line – sul sito ww.labcavone.it – anche la relazione e i dati di aggiornamento del modello statico e dinamico del giacimento realizzata nell’ambito del programma di monitoraggio e studio al campo del Cavone, avviato su indicazione della Commissione Ichese.


L’aggiornamento dello studio di giacimento ha consentito di analizzare approfonditamente e caratterizzare in maniera molto dettagliata l’assetto tettono-stratigrafico del sottosuolo, le caratteristiche sismotettoniche e geodinamiche dell ‘area e di comprendere la dinamica dei fluidi e l’andamento degli stress ali ‘interno del giacimento ed in un ‘area più ampia così come stabilita nel Protocollo del17 aprile 2014. Lo studio conclude che “non vi è alcuna ragione fisica per sospettare che le variazioni di pressione agli ipocentri derivanti dalle attività di produzione o iniezione del Campo di Cavone abbiano innescato la sequenza del maggio 2012”.
I dati pubblicati oggi si riferiscono alla seconda attività prevista dall’accordo – sottoscritto il 17 aprile 2014 da Ministero dello Sviluppo economico, Regione Emilia-Romagna e società Padania Energia Spa – che si aggiunge ai dati relativi alle prove di interferenza/iniettività sui pozzi della concessione di Mirandola provenienti dalle operazioni terminate il 16 giugno scorso.
Le considerazioni conclusive, nell’ottica di un percorso di trasparenza e rigore scientifico, saranno esplicitate al termine di tutte le attività previste dall’Accordo.


L’attività di aggiornamento dello studio di giacimento è stata sviluppata da sei docenti accademici statunitensi, ciascuno dei quali con competenze specifiche per lo svolgimento dello studio. I docenti – i cui curricula vitae sono stati pubblicati nel sito web www.labcavone.it – svolgono la loro attività di ricerca presso University of Texas at Austin, University of California (Riverside e San Diego), Harvard University ed al Massachusetts Institute of Technology (MIT). Questa collaborazione ha consentito l’utilizzo dei più avanzati strumenti di modellazione in grado di generare modelli integrati sia della parte fluidodinamica che della parte geomeccanica.
Per quanto attiene alle verifiche di interferenza/iniettività sui pozzi (terminate il 16 giugno scorso), ovvero la raccolta dati in profondità su pressione e temperatura durante l’estrazione e il reinserimento di fluidi avevano evidenziato che il “programma delle prove ha consentito di raccogliere un numero esaustivo di informazioni la cui elaborazione ha permesso di verificare  l’assenza di interferenze derivanti dalla attività di reiniezione”.

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