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Operazione Aemilia, i commenti della politica

da | Gen 28, 2015 | Approfondimenti | 0 commenti

Dopo l’operazione Aemilia, che nella notte tra martedì e mercoledì ha portato a decine di arresti e fermi, inevitabilmente fioccano i commenti della politica locale. Eccoli di seguito.

Stefano Bonaccini, presidente regionale: “E’ stata condotta una importante operazione contro la criminalità organizzata in Emilia-Romagna. Desidero rivolgere un plauso alla Direzione Distrettuale antimafia di Bologna, al procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, al Procuratore Capo Roberto Alfonso, al quale ho telefonato poca fa per congratularmi per l’eccellente lavoro svolto, in stretta collaborazione con le forze dell’ordine. Il fenomeno dell’infiltrazione mafiosa specialmente in territori caratterizzati da un tessuto produttivo di grande rilevanza, è un tema che richiede la massima attenzione non solo da parte degli organismi inquirenti, ma anche da parte del sistema delle Istituzioni territoriali, in modo tale da creare una solida barriera contro i fenomeni malavitosi, di qualunque natura essi siano. Come Regione abbiamo come obiettivo irrinunciabile quello di condurre una serrata e decisa azione per il contrasto della illegalità, in qualunque forma essa si presenti. E questo è e sarà un punto irrinunciabile della nostra azione di governo, in piena collaborazione con la Magistratura e con le Forze dell’Ordine”.

Massimo Mezzetti, assessore regionale:  “Dal quadro dell’operazione presentata oggi dagli investigatori della Dda di Bologna emerge una rete fittissima di intrecci criminali che investono tutti i principali gangli della vita pubblica e imprenditoriale lungo la via Emilia. Un’organizzazione criminale forte e monolitica e profondamente infiltrata. “Eppure  in questi anni abbiamo sentito prefetti e amministratori pubblici, proprio delle zone più esposte a rischio, ripetutamente negare l’esistenza di un problema di presenze mafiose nel proprio territorio. Per fortuna c’è chi è stato più attento e vigile ai tanti segnali che continuavano a giungere e non ha abbassato la guardia. Per questo oggi il nostro plauso deve andare a tutti coloro che hanno il merito di avere condotto in porto l’operazione Aemilia”.  “La lotta alle mafie deve essere messa in testa alle priorità: come Regione faremo la nostra parte: intensificheremo gli sforzi e gli strumenti nell’ambito delle nostre competenze, mettendoli a disposizione di un più ampio progetto di raccordo tra tutte le istituzioni e le forze sociali”.  “Altrettanto determinante sarà l’educazione alla cultura della legalità soprattutto per le nuove generazioni. Per questo saremo onorati di ospitare e sostenere al meglio a Bologna, il prossimo 21 marzo, la XX Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia, promossa da Libera”.

Simonetta Saliera, presidentessa dell’Assemblea legislativa regionale: “Agli inquirenti e alla Procura distrettuale antimafia di Bologna va il nostro grazie e pieno sostegno. L’infiltrazione delle mafie va combattuta e non taciuta. Le Istituzioni devono sempre più impegnarsi per la legalità, azione che la Regione Emilia-Romagna e l’Assemblea legislativa portano avanti da tempo. Con le leggi approvate nel corso della scorsa legislatura, attraverso azioni concrete si sono realizzate iniziative di diffusione della legalità, oltre all’utilizzo pubblico di beni confiscati alle mafie, il coinvolgimento di ragazzi e ragazze in progetti di formazione culturale, la sinergia dei controlli nei cantieri edili, nel settore dei trasporti e del facchinaggio. C’è molto da fare. Noi Istituzioni dobbiamo rafforzare l’attenzione e il nostro impegno”.

Michele dell’Orco, consigliere regionale M5S: “Finalmente l’operazione Aemilia porta alla luce le infiltrazioni criminali nei settori più vitali della nostra economia che denunciamo da tempo. Da anni facciamo nomi e segnaliamo che la mafia in Emilia sta dilagando, infiltrandosi proprio negli appalti per infrastrutture edili e stradali e nella ricostruzione post-sisma”. Lo dichiara Michele Dell’Orco, deputato emiliano M5S, che da tempo presta attenzione nei suoi atti parlamentari agli intrecci tra economia e criminalità. Tra gli arrestati c’è anche un imprenditore della Bassa modenese la cui ditta era già finita al centro di indagini per lo smaltimento di residui di amianto nei giardini di alcune scuole tra cui quella di Reggiolo.  Avevo già avuto modo di citare la ditta in un’interrogazione depositata per far chiarezza sulla posizione amministrativa di Coopsette. Alla luce di questi fatti diviene ancora più importante che venga eletto un Presidente della Repubblica che sia un simbolo della lotta alla mafia e mi auguro dalle nostre votazioni in rete esca fuori un candidato con questi requisiti”.

Paglia-Tagliani (Sel): La ‘Ndrangheta colonizza l’Emilia Romagna. Che la ‘ndrangheta fosse estremamente radicata nel territorio emiliano romagnolo lo denunciavamo da tempo tuttavia si fa fatica ad accettarne la capillarità che emerge dalla portata dell’operazione Aemilia. Lo affermano l’on. Giovanni Paglia e la coordinatrice regionale di Sel Elena Tagliani.Ogni settore della vita pubblica è coinvolto: dalle professioni alle imprese, dalla politica alle forze dell’ordine, dai giornalisti all’inquinamento delle elezioni amministrative in diversi comuni. Nonostante la grande attenzione della legislazione regionale – proseguono gli esponenti di Sel – la ‘ndrangheta è entrata negli appalti per la ricostruzione post terremoto. “In Emilia Romagna abbiamo scoperto la mafia imprenditrice”, ha osservato il procuratore di Bologna Alfonso. Osservazione pertinente e finalmente certificata – incalzano Paglia e Tagliani – peccato che il radicamento delle cosche in Emilia Romagna e il legame tra queste e pezzi dell’imprenditoria locale sia stato pesantemente sottovalutato dalle istituzioni in questi anni; di “mafia imprenditrice” scrisse Pino Arlacchi nel lontano 1983, evidentemente un trentennio è passato invano. È necessario quindi che la politica vada oltre gli strumenti finora adottati e promuova la formazione di una coscienza collettiva – concludo Paglia e Tagliani – la lotta alle mafie non è da affrontare in modo circoscritto ma deve diventare una forma mentale per ogni ambito dell’agire umano. Questo è l’unico passo possibile affinché la ‘ndrangheta non divori le porzioni di società eticamente sane.

Stefano Lugli, segretario regionale Rifondazione Comunista Emilia-Romagna: Pochi giorni fa Don Ciotti, fondatore di Libera, in visita a Bologna parlava del sistema mafioso come pratica presente anche in Emilia Romagna. Aveva ragione, perchè il quadro che emerge dall’inchiesta Aemilia sulla ‘Ndrangheta nella ricostruzione è sconcertante ma non inatteso, dal momento che Reggio Emilia e Modena sono da tempo i territori in cui la presenza mafiosa è più radicata. Non vengono fermati semplicemente dei mafiosi, ma viene colpito un vero e proprio sistema mafioso che, forte della complicità di imprenditori, politici, giornalisti e persino di uomini delle forze dell’ordine inquinava l’economia e aveva messo le mani sulla ricostruzione. Quello che ne esce sconfitto è infatti il processo di una ricostruzione che, nonostante la white list e centinaia di ordinanze, non è riuscito a tenere la criminalità fuori dagli affari del post sisma: prima è finito nelle mani dei clan lo smaltimento delle macerie e ora la ricostruzione vera e propria.
Proprio per questo chiediamo che tutti i lavori pubblici eseguiti da ditte oggi indagate siano verificati al fine di accertarne la corretta esecuzione a tutela della salute e della sicurezza dei cittadini. Allo stesso modo chiediamo che gli appalti della ricostruzione assegnati da tecnici comunali che ora sono indagati siano sospesi e controllati da nuovi tecnici al fine di verificare anomali ribassi d’asta, come ad esempio è emerso nel caso del recente affidamento dei lavori per 4 milioni di € della nuova scuola media di Finale Emilia.
Oggi è del tutto evidente che chi ci governa non ha saputo affrontare con adeguati strumenti legislativi l’insediamento della criminalità organizzata e la Regione Emilia-Romagna deve urgentemente adottare politiche antimafia che, assieme al lavoro della Magistratura, costruiscano percorsi di legalità nei cantieri pubblici e privati. In particolare la normativa sugli appalti mostra tutta la sua debolezza ed è necessaria una nuova legge regionale che bandisca la pratica degli appalti al massimo ribasso e impegni la Regione e tutto il sistema degli Enti Locali nella verifica delle gare pubbliche e del corretto svolgimento dei cantieri.

Giulia Gibertoni, consigliera regionale Movimento 5 Stelle La Regione deve attivare un Osservatorio regionale per il contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa, che ne analizzi la presenza nel territorio regionale e il grado di influenza rispetto alle iniziative pubbliche e private, per elaborare e proporre azioni idonee a rafforzare gli interventi di prevenzione e contrasto, con particolare attenzione alle misure per la trasparenza nell’azione amministrativa.Va potenziato il corpo di norme regionali sugli appalti di opere e servizi regionali, incrementandolo con quelle specifiche volte a arginare concretamente le infiltrazioni mafiose” e invita l’esecutivo a “intervenire presso le sedi governative competenti per chiedere il potenziamento, anche in termini numerici, della sezione operativa della Dia in Emilia-Romagna. Le indagini hanno comprovato la capacità dell’organizzazione malavitosa di stampo mafioso di attuare una pervasiva infiltrazione nel tessuto economico e imprenditoriale nei settori dell’edilizia, del movimento terra e dello smaltimento dei rifiuti”, “mediante una sistematica pressione estorsiva esercitata nei confronti di imprenditori locali e finalizzata a imporre, nella fase di esecuzione delle opere, la scelta di subappaltatori e fornitori fra quelli di riferimento dell’organizzazione criminale. In particolare,  le investigazioni hanno messo in luce gli interessi del sodalizio nei lavori collegati alla realizzazione di rilevanti interventi di riedificazione a seguito del terremoto” che ha colpito l’Emilia-Romagna nel 2012 e aggiunge che la regione “è interessata da un fenomeno in forte fase di espansione, per quanto riguarda l’infiltrazione delle mafie, acuita dal protrarsi della profonda crisi economica ed occupazionale. Inoltre nella legge regionale 3/2011, “Misure per l’attuazione coordinata delle politiche regionali a favore della prevenzione del crimine organizzato e mafioso, nonché per la promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile”, manchi “la previsione dell’Osservatorio regionale, dove i dati dei singoli osservatori locali dovrebbero confluire al fine di realizzare una loro valutazione a livello regionale, in particolare dei dati relativi agli appalti, ai subappalti e alle compagini societarie. La normativa regionale non prevede neppure, un sistema informativo regionale sugli appalti di opere e servizi che dialoghi in modo bidirezionale con le Prefetture” e che “serva per organizzare la raccolta e la diffusione telematica delle informazioni concernenti gli appalti e riguardanti tutte le fasi procedurali, dalla pubblicizzazione dei bandi di gara e affidamento degli incarichi al completamento e collaudo delle opere, in modo da permettere di incrociare in tempo reale i vari dati e notizie sulle diverse aziende che partecipano agli appalti pubblici e ai subappalti”.

Lucia Bursi, segretario regionale Pd: “Sapevamo che la nostra era una zona ad alto rischio di infiltrazione delle mafie, ma ora abbiamo la conferma giudiziaria della gravità e della pervasività di una presenza che si è fatta ‘imprenditrice’ coinvolgendo non solo imprenditori, ma politici, professionisti, rappresentanti delle forze dell’ordine e del mondo dell’informazione. Nel Modenese è stata presa di mira la ricostruzione post-sisma. Era un pericolo che il Partito democratico e le nostre amministrazioni regionali e locali hanno avuto, da subito, ben presente e per contrastare il quale sono stati messi in campo strumenti risultati, tutto sommato, efficaci. Chi ha denunciato la lentezza del percorso della ricostruzione, spesso, non ha tenuto presente la necessità, altrettanto primaria, di evitare che il tessuto sano della nostra imprenditoria fosse inquinato dalle mafie. Le evidenze di questa inchiesta ce lo testimoniano. Dobbiamo continuare a tenere alta la guardia. Non può essere solo un compito della magistratura e delle forze dell’ordine. Deve essere un obiettivo di tutta la nostra comunità. Come Partito democratico continueremo a garantire il nostro impegno per la legalità e la trasparenza”.

Stefano Vaccari, senatore componente della Commissione Antimafia: 

“Desidero, innanzitutto, ringraziare la magistratura e le forze dell’ordine per l’imponente mole di indagini e lo storico risultato ottenuto con questa operazione. Il lavoro investigativo ha confermato il contenuto delle nostre denunce sul piano politico e dell’allarme che, a più riprese, abbiamo reso pubblici, circa il coinvolgimento di tutti i pezzi della società e non solo della politica. E’ la conferma, purtroppo da tempo dimostrata, che non ci si può più limitare a ragionare ed agire in termini di “infiltrazione” mafiosa nelle nostre terre, ma di vero e proprio “radicamento”. Lo stesso procuratore capo di Bologna Alfonso ha usato l’espressone “mafia imprenditrice” per sottolineare il carattere peculiare della presenza della criminalità organizzata nelle nostre terre. Preoccupa quanto emerso dall’inchiesta Aemilia relativa al modenese, ovvero che la ‘ndrangheta ha tentato di inquinare la ricostruzione post-sisma, riuscendoci peraltro in maniera molto circoscritta. Come ha già detto anche il sindaco di Finale Ferioli, anche su questo versante, la magistratura continui la sua indagine e faccia chiarezza fino in fondo sulle responsabilità delle persone e imprese coinvolte. Anzi, proprio su quest’ultimo aspetto, voglio sperare che i risultati di questa importantissima inchiesta convincano anche i politici più scettici, quelli che in questi anni hanno o minimizzato oppure gridato alla “caccia alle streghe”, a unire anche le proprie forze per sostenere l’azione complessiva del territorio – che non può essere solo di polizia, ma anche politica, sociale, economica – per respingere ogni ulteriore tentativo di consolidamento della criminalità organizzata nelle nostre terre.”

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