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Brexit: vince il fronte del “leave”

da | Giu 24, 2016 | Ultime news | 0 commenti

di Andrea Lodi (*)

Ieri, giovedì 23 giugno 2016, gli inglesi sono stati chiamati ad esprimere il loro parere su una questione alquanto delicata: rimanere od uscire dall’Unione Europea?

Ha vinto il fronte del “leave”, coloro che ritengono sia il caso di uscire dall’ Europa Unita, contro il fronte del “remain”. In questi mesi non si sono risparmiati vari pareri di esperti economisti sui possibili disastri di una uscita del Regno Unito dall’UE. Vari scenari, con la prevalente opinione che l’uscita causerebbe grandi problemi in primis al Regno Unito, in secundis a molti Paesi europei, Italia inclusa.

Il fronte del “remain”

Per gli operatori finanziari il nome Soros ha una certa rilevanza. Nel 1992 il finanziere ungherese naturalizzato statunitense orchestrò una manovra speculativa contro la sterlina, assicurandosi un profitto di circa un miliardo di sterline e creando qualche problema alla Bank of England, la quale grazie ad una contingenza favorevole, riuscì a risolvere il problema portando a casa, tutto sommato, un risultato positivo.

Oggi però la situazione è diversa. Secondo il finanziere, infatti, in un’intervista rilasciata al Guardian, le conseguenze del “leave” saranno disastrose:

  1. l’uscita dall’UE provocherà un forte fenomeno speculativo con conseguente collasso della sterlina ed una fase recessiva dell’economia; ai tassi attuali non sarà possibile alcuna manovra svalutativa per farla ripartire;
  2. il Regno Unito dipende molto da finanziamenti esteri, l’uscita dall’UE provocherà un flusso monetario in direzione opposta;
  3. la svalutazione della sterlina, che si assesterà agli stessi livelli dell’Euro, provocherà una forte spinta inflazionistica, con conseguente perdita del potere d’acquisto dei redditi degli inglesi, in particolare dei 3,3 milioni di stranieri che vivono, studiano e lavorano nel Regno Unito.

Il fronte del “leave”

Jim Mellon, del gruppo Burnbrae, un gestore di fondi multi milionario, e David Blake, Professore di economia alla “Cass Business School”di Londra, sono di tutt’altro parere. Secondo loro il progetto dell’UE è sostanzialmente fallito; denunciano una mancanza di democrazia, ed affermano che “Francia e Italia sono in una trappola del debito. Questo porterà a una rottura dell’Europa e il Regno Unito prospererà maggiormente da solo che a bordo del Titanic”.

Secondo Blake “non è necessario essere in un’unione politica per avere una buona partnership commerciale, inoltre – continua – sono deluso dei rapporti del Tesoro che hanno gonfiato i costi dell’ipotesi di abbandonare l’Europa Unita”. Blake infatti contesta le stime del Ministero del Tesoro britannico, e dopo un’analisi “approfondita” afferma che le previsioni citate non tengono conto del commercio del Regno Unito con il resto del mondo. Continua: “L’Ue è diventata troppo burocratica e caotica – cercare di accontentare 28 pesi finisce per non accontentare nessuno. L’euro sta distruggendo l’Europa e presto collasserà”.

Il parere della Commissione europea

Non ci saranno nuovi negoziati con Londra dopo la conclusione del referendum di Brexit, ha avvertito il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, qualora dovesse vincere il fronte del “leave”. «Fuori significa fuori. C’è un massimo che il Regno Unico ha potuto ottenere e noi abbiamo dato il massimo, per cui non ci sarà alcuna nuova trattativa né sull’accordo concluso a febbraio né su una modifica del Trattato», ha aggiunto Juncker.

Conclusioni

Diversi i pareri, diverse le posizioni politiche. Gli inglesi, si sa, hanno sempre tenuto alla loro sovranità, che hanno gestito in modo efficiente ed efficace. I mercati finanziari sono nel panico totale, con la sterlina ai minimi storici sul dollaro. Stabilire quali saranno le conseguenze nel medio periodo di una uscita del Regno Unito dall’UE, è difficile dirlo. Soros è la conferma che quando gli speculatori ci si mettono, e questo lo sappiamo bene, non ci sono strategie politiche che possono fronteggiarli. E’ la dura legge, stabilita dagli americani, del liberismo sfrenato. Fatto sta che il mondo in cui viviamo è questo, che piaccia o meno agli inglesi. Anche noi italiani non siamo particolarmente contenti di questa Europa Unita, ma abbiamo paura delle conseguenze di un suo totale abbandono. Ripensarla dal suo interno sarebbe la soluzione migliore. Speriamo che in un futuro imminente qualcosa cambi, perché con il referendum inglese, che ha visto il fronte del “leave” vincere, sebbene con poca differenza, siamo solo all’inizio di un fenomeno che ha fatto sentire il suo primo vagito.

(*) Andrea Lodi, vive a San Prospero (MO), è aziendalista, specializzato in Pianificazione Strategica. Giornalista economico, da gennaio 2009 cura “Economix“, la rubrica economica di PiacenzaSera.it; da settembre 2014 collabora con SulPanaro.net.

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