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Lavora pagato coi voucher, per lui niente pensione

da | Feb 22, 2017 | Altri Comuni | 0 commenti

Si lavora tutta una vita, versando regolarmente i contributi e poi quando sei quasi arrivato al traguardo, le vicende della vita ti obbligano a lavorare a voucher, il cosiddetto lavoro accessorio.
Con tanta fatica, riesci a versare tutti i contributi che ti servono, presenti la domanda di pensione e questa ti viene respinta dall’Inps perché “non risultano versati i contributi”.
Traduzione: l’Istituto non è in grado di accreditare la contribuzione derivante dal lavoro a voucher.
Fantascienza? No, realtà. E’ la storia raccontata dalla Cgil e accaduta nella Bassa, raccolta dalla sede Inps di carpi. Qui un lavoratore con diritto a pensione maturato dal 1/1/2017 sta aspettando che l’Inps riesca ad accreditare questi benedetti contributi derivanti dal voucher.
Quale sia il problema, purtroppo non è dato a sapersi. Quello che è certo è che il lavoratore ha presentato domanda in tempo utile, che il diritto a pensione è maturato. Altrettanto certo è che la sede Inps di competenza ha respinto la richiesta perché non risulta raggiunto il requisito a pensione.

Maura Romagnoli direttore patronato Inca Cgil Modena

Dopo i dovuti accertamenti da parte del patronato Inca Cgil, risulta che la sede Inps di Carpi che ha in carico la domanda di pensione non è abilitata all’accredito dei contributi da lavoro a voucher e sta attendendo segnali dalla sede nazionale.

E’ possibile che accada una cosa del genere quando il Governo sbandiera a destra e a manca che il voucher, il lavoro accessorio, questa forma di tutela per il lavoro occasionale, sia la panacea di tutti i mali? Sia considerato la cura per il lavoro nero? Sia considerato la soluzione per creare occupazione?

Nato come particolare modalità di prestazione lavorativa per regolamentare le prestazioni lavorative definite accessorie, non riconducibili a contratti di lavoro in quanto svolte in modo saltuario, il voucher ha valore netto di 10 euro. In favore del lavoratore vanno 7,50 euro che corrispondono al compenso minimo di un’ora di prestazione. Sono garantite la copertura previdenziale presso l’Inps e quella assicurativa presso l’Inail.
Il voucher non dà diritto alle prestazioni a sostegno del reddito dell’Inps (disoccupazione, maternità, malattia, assegni familiari ecc…), ma è riconosciuto ai fini del diritto alla pensione.

E quindi? Perché il nostro assistito non vede la sua pensione liquidata? Ancora meglio, perché sul suo estratto contributivo non ci sono i contributi versati relativi al lavoro accessorio?
Questo caso modenese certo non è l’unico, ma anche se lo fosse riteniamo che sia inconcepibile e decisamente vergognoso.
I nuovi dati dell’Inps confermano l’esplosione e la diffusione sempre maggiore dell’uso dei buoni lavoro, a discapito delle “normali” assunzioni con contratti regolari.

A Modena nel 2016 sono stati circa 3 milioni i voucher venduti, si tratta del secondo dato in regione dopo Bologna. Più della metà sono stati utilizzati in “attività non classificate”, comprendendo settori quali l’edilizia, l’industria e il manifatturiero, mentre risultano residuali l’utilizzo nel commercio (12%) turismo (11%) attività agricole (2%).

La Cgil ha più volte denunciato che questo strumento consente ad aziende ed imprese di ogni tipo di poter pagare a voucher indistintamente ogni tipo di lavoratore e per ogni attività.
Questa degenerazione dello strumento minaccia la tenuta del tessuto lavorativo e, come abbiamo provato a descrivere, crea difficoltà anche dal punto di vista previdenziale al lavoratore.

A fronte di questo quadro la Cgil ha promosso un referendum che punta alla cancellazione di questo strumento e al ridisegno di una nuova tipologia contrattuale che definisca regole, ambiti, limiti e diritti del lavoro occasionale.

Ci auguriamo che il Governo stabilisca in fretta la data in cui svolgere questo referendum che comunque dovrebbe tenersi in una data ricompresa tra il 15 aprile e il 15 giugno.
Il referendum sull’abolizione dei voucher si accompagna a quello sulla tutela dei diritti dei lavoratori degli appalti ed entrambi sono a sostegno della proposta di legge sulla nuova Carta Universale dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, per dare tutele certe a tutti i lavoratori e risolvere le difficoltà che sempre più spesso affrontano i lavoratori costretti alle forme di lavoro precario.

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