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Richiedenti asilo, Maino Benatti: “Ecco perchè Mirandola dice sì all’accoglienza”

da | Feb 20, 2017 | In Primo Piano, Richiedenti asilo | 0 commenti

Dopo un lunghissimo periodo di silenzio da parte dei sindaci, mentre prevalevano nell’opinione pubblica parole di odio e recriminazioni, c’è un primo cittadino che sul web argomenta le motivazioni di una scelta contestatissima, quella di dare il via all’accoglienza di richiedenti asilo nei nostri paesi terremotati. E’ Maino Benatti, primo cittadino di Mirandola, che in un lungo post su Facebook spiega ai cittadini le sue argomentazioni. Eccole.

 

Come Sindaco di un Comune del “cratere”, alla richiesta della Prefettura di una disponibilità ad accogliere sul nostro territorio persone richiedenti asilo, ho risposto in modo positivo per vari motivi.
Primo, perché rappresento un’Istituzione della Repubblica e in uno Stato, quando si presenta un’emergenza, le Istituzioni lavorano assieme. Questo, tra l’altro, ci ha insegnato anche il terremoto.

Secondo, perché ho sempre pensato, prima come cittadino poi come Sindaco, che il mio riferimento principale è la Costituzione, che all’articolo 2 dice: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale».
Quindi la Costituzione ci dice che vengono prima i diritti inviolabili dell’uomo rispetto agli “interessi” dei cittadini. Non «prima gli Italiani», ma prima i diritti inviolabili dell’uomo, dell’umanità.

Terzo, la mia coscienza di appartenere al genere umano mi impegna a porre al primo posto la dignità dell’uomo.

Quarto, l’idea che dopo il terremoto abbiamo ricevuto tanta solidarietà umana dall’Italia e dal mondo e quindi è già ora di restituire quella solidarietà ai terremotati del Nepal e a quelli dell’Italia Centrale (come abbiamo fatto) e alle persone che arrivano nel nostro Paese in fuga da luoghi di guerra, miseria e disperazione.

Quinto, che si è ormai conclusa la parte del dopo terremoto più precaria e di disagio, che dava il senso vero dell’emergenza delle famiglie, ovvero quella dei Moduli Abitativi Provvisori (Map).
Infine, buona parte della ricostruzione produttiva e abitativa privata è in via di attuazione (siamo all’80%), le famiglie assistite sono sempre meno e quindi questo territorio può iniziare ad offrire aiuto a chi soffre di più, come ha sempre fatto la nostra gente.

Queste sono le mie motivazioni, poi naturalmente bisogna misurarsi con la realtà e non con gli slogan.

Intanto, nessuna risorsa del dopo terremoto sarà utilizzata per l’accoglienza; secondo, il lavoro dell’Amministrazione continuerà ad avere come principale priorità la ricostruzione, la realizzazione di un futuro migliore e più sicuro per la nostra città, con l’avvio delle opere pubbliche in centro storico (dove peraltro sono già stati attivati oltre 200 cantieri) e l’ideazione di nuovi progetti di sviluppo per questo territorio, come la Cispadana, l’allargamento del Tecnopolo e il sostegno alla ricerca e alla conoscenza.

Proprio perché vogliamo affrontare con realismo e disponibilità questa accoglienza abbiamo posto alla Prefettura delle condizioni che riteniamo di buon senso, assumendoci, allo stesso tempo, le nostre responsabilità: inizialmente numeri limitati; stretto confronto tra Comuni, Prefettura e soggetto gestore nella ricerca delle soluzioni degli alloggi; l’impegno di queste persone accolte in attività di volontariato utili alla collettività.

Naturalmente sono consapevole che per risolvere alle radici i problemi delle grandi migrazioni servono politiche e scelte di sviluppo a livello internazionale, attraverso accordi politici ed economici, nell’idea che non i muri, ma la diplomazia e il confronto, siano i principali strumenti per risolvere il problema.

Tuttavia, il fatto che su queste questioni si decida in altri tavoli, non può essere la scusa per sottrarci alla nostra responsabilità in questo momento.

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