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Dopo allarme Blu whale i servizi valutano 30 casi in Emilia-Romagna

da | Giu 30, 2017 | Famiglie | 0 commenti

“Ad oggi ci risultano all’attenzione dei servizi territoriali una quarantina di situazioni. Di queste una trentina sono state segnalate alla Procura del Tribunale per i Minorenni che ha a sua volta chiesto la valutazione ai servizi sociali per i minori d’età. Attualmente non ci sono ancora elementi di discrimine per poter capire se si tratta davvero di Blue whale o di altri tipi di fenomeni, ad esempio casi di emulazione o di condivisione in rete di modalità autolesionistiche”.  È quanto ha riferito la garante dei minori dell’Emilia-Romagna, Clede Maria Garavini, nel corso di un’audizione convocata dalla Commissione cultura scuola formazione e lavoro, presieduta da Giuseppe Paruolo, dopo l’eco mediatico sollevato in queste settimane del cosiddetto Blue whale, la pratica diffusa sul web che mira ad indurre ragazzi adolescenti a compiere sotto la guida di un persecutore azioni, anche di autolesionismo, via via sempre più pericolose, fino al suicidio.

A chiedere conto della situazione, con due distinte interrogazioni a risposta orale in commissione, sono stati da una parte la consigliera del Pd, Francesca Marchetti assieme allo stesso Paruolo, e dall’altra Raffaela Sensoli e Andrea Bertani del Movimento 5stelle. “Anche nella nostra regione il cosiddetto Blu whale sta creando preoccupazioni nelle famiglie- ha detto Marchetti -. L’obiettivo dell’interrogazione era quello di sapere quali azioni mettere in campo per cogliere i segnali che arrivano dagli adolescenti e se ci sono stati casi specifici di Blue whale vista la nota del procuratore dei minorenni che ha chiesto di attivare velocemente le segnalazioni”. “Lo spunto – ha chiarito Sensoli – è venuto dal fenomeno Blue whale,  ma si può parlare in generale di disagio che riguarda la fascia d’età adolescenziale. Il tema cruciale è come gestiamo i fenomeni legati all’adolescenza rapportati alla società attuale. Ci sono una serie di azioni da adottare e chiediamo che cosa fa l’assessorato perché il disagio sia il più possibile contenuto”.

Quella del Blue whale– ha ribadito la garante per i minori Garavini- non è un gioco ma una pratica di suggestione nei confronti di ragazzini anche di soli 10/12 anni. Qualora venissero individuati ragazzi e ragazze che seguono il percorso “balena blu” (dove sono presenti un persecutore che dà ordini e vittime che eseguono in uno stato di dipendenza e di sottomissione) a questi va rivolta un’attenzione particolarmente accurata. Non si può non pensare all’esistenza di una forma psicopatologica, ad esempio ad uno stato depressivo che impedisce di reagire, di comunicare, di stringere amicizie, di attivarsi positivamente, di trovare la forza vitale, la vivacità per reagire al proprio malessere”. “Abbiamo segnali di un crescendo di forme di disagio diverse rispetto al passato e specie legate all’uso dei social network (grooming, sexting, cutting talvolta ispirato dalla rete, e infine questo protocollo Blue whale)– ha detto l’assessore alle politiche di welfare, Elisabetta Gualmini- È indubbio che destino in noi una certa preoccupazione, ma bisogna stare molto attenti ad alimentare un sensazionalismo e, a mio parere, un po’ di cautela sull’eccesso mediatico deve essere posta”. Per quanto riguarda le azioni promosse dall’assessorato regionale, Gualmini ha parlato di “passi concreti”. In primo piano la collaborazione con la comunità educante: il rapporto di ascolto e confronto costante con le scuole e con tutti i soggetti che hanno a che fare con i giovani– ha detto– “non è mai venuto meno”. Inoltre – ha riferito – quest’anno c’è stato un raddoppio dei fondi per i progetti per l’adolescenza e per la prima volta sono stati pubblicati due bandi, uno per la Città metropolitana di Bologna e uno per il resto del territorio regionale. Per i prossimi anni scolastici ci sono a disposizione 2 milioni di euro per progetti nuovi che rispondano ai bisogni dei nostri ragazzi. Parallelamente – ha aggiunto – è iniziato un percorso nelle aree provinciali della regione con incontri aperti a diversi interlocutori che sfocerà nel 2018 nel primo Piano d’azione per l’adolescenza dell’Emilia-Romagna.  “Oltre a queste azioni – ha concluso Gualmini– abbiamo costanti e proficui rapporti con la Polizia postale”.

Francesca Marchetti ha espresso apprezzamento per l’attivazione significativa dei servizi e delle agenzie educative su tutto il territorio. “Da quanto riferito– ha detto- si ricava che le scuole rimangono un presidio fondamentale per l’identificazione del disagio. Alla scuola si chiede sempre di più in termini di competenza non solo educative. Per questo motivo bisognerebbe trovare nuove forme di collaborazione per far entrare dei professionisti nella scuola. Se l’operatività della polizia postale ci rassicura, crediamo che i programmi educativi siano sempre più da potenziare. Sui temi dell’accesso e dei controlli sulla rete credo sia utile una riflessione”. Raffaella Sensoli ha evidenziato “un gap” tra la teoria e la pratica e tra livello regionale e quello nazionale. Ad esempio dal Governo, che ha lo stesso colore politico della Giunta regionale -ha detto- “ci augureremmo scelte diverse in tema di scuola: sarebbe auspicabile un minor turn over degli insegnanti per poter costruire un rapporto continuativo con i ragazzi. Oppure un aiuto alle famiglie, ad esempio agevolazioni fiscali per le attività che i ragazzi possono svolgere fuori l’orario scolastico come deterrente all’uso/abuso dei social. È necessario agire– ha concluso- prima che ci siano i segnali di disagio o malessere più grave”.Giuseppe Boschini (Pd) ha ribadito che il problema non è concentrarsi su Blue whale, ma sull’esistenza di una questione adolescenziale più vasta. Un fenomeno che i numeri riferiti non colgono e che riguarda tanti aspetti: l’alcolismo, il rapporto con le nuove tecnologie, il tema dell’integrazione dei ragazzi di seconda generazione, le baby gang, l’abbandono scolastico. “Considero quello dell’adolescenza una priorità e condivido la necessità di un piano regionale. C’è bisogno di pensare ad un welfare per gli adolescenti”. “Tra il ruolo della scuola e quello di controllo e vigilanza svolto dalla polizia postale ci sarebbe bisogno di una categoria intermedia alla quale i ragazzi possano fare riferimento”, ha suggerito il presidente Paruolo. “Potremmo ragionare per favorire forme di volontariato in rete che possano costituire un punto di riferimento a cui potersi rivolgere all’interno di contesti comunque istituzionali. Abbiamo bisogno di popolare la rete con figure che consentono la possibilità di seguire i giovanissimi che rischiano di fare un uso del web molto rischioso”. Per Andrea Bertani (M5s) oltre ai volontari, l’educazione all’utilizzo dei social al momento è la parte più importante e nei programmi scolastici bisognerebbe dedicare un focus sull’argomento per fornire strumenti in grado di far comprendere la pericolosità del mezzo che i ragazzi hanno in mano. “La generazione dei nativi digitali cresce, vive, elabora e socializza attraverso i social media- osserva Lia Montalti (Pd)- pertanto bisogna fare in modo di mettere in campo una educazione costante a partire dalla tenera età e che sappia mettere in luce le opportunità delle nuove tecnologie. Spesso– ha detto- ci troviamo di fronte ad adulti, genitori e educatori, che non hanno consapevolezza su quello che accade sui social media. È importante– ha sottolineato- avere un’alleanza forte con le famiglie ma è importante dare strumenti ai ragazzi per potersi difendere”.

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