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Si commemora “La strage degli intellettuali”

da | Ago 7, 2017 | Mirandola, Concordia, Novi, La nostra storia | 0 commenti

Per non dimenticare: lunedì 7 agosto, dalle 19.30, presso il Monumento ai Caduti (Piazza Giovanni XXIII) a Rovereto sul Secchia, si terrà la commemorazione della “Strage degli intellettuali”, avvenuta 73 anni fa. Un evento che – ricorda il Comune di Novi – ha lasciato un marchio indelebile nella storia e nella collettività locale.

Il 7 agosto 1944 Rovereto fu teatro di una strage perpetrata dalle Brigate nere dietro ordine del Federale di Modena Giovanni Tarabini Castellani. La rappresaglia fu scatenata dall’uccisione, avvenuta qualche giorno prima in Via Mazzarana, a S. Antonio, del cantoniere stradale Bartoli Arturo, iscritto al Partito Fascista. Il Federale convocò i reggenti del fascio locale perché preparassero una lista di persone, note per aver manifestato idee antifasciste, da arrestare e tenere a disposizione per un’eventuale rappresaglia. La mattina del 5 agosto furono arrestati: a Novi il mezzadro Jonas Golinelli, originario di Fossa di Concordia, Canzio Zoldi, che manteneva i contatti con gli emigrati politici in Francia e raccoglieva per loro fondi, e il Dr. Francesco Maxia, medico condotto, noto antifascista; a S. Antonio il mezzadro Luigi Manfredini e il figlio Silvio; a San Possidonio il prof. Alfredo Braghiroli Direttore dell’Archivio di Stato di Modena; a Vallalta di Concordia l’agricoltore Aldo Garusi. La destinazione finale del gruppo fu Mirandola dove furono aggiunti il prof. Roberto Serracchioli, insegnante al liceo di Mirandola e il prof. Barbato Zanoni di Concordia. Alle 3 di mattina del 7 agosto giunti nel centro di Rovereto, i prigionieri, a cui non era mai stato comunicato il motivo del fermo, furono allineati sul fianco destro della chiesa dove il plotone d’esecuzione li falciò con raffiche di mitra. Intorno alle ore 10 dello stesso giorno, il tenente Renato Sacchetti, comandante del presidio di Novi, si recò a Rovereto per raccogliere i cadaveri. Ne trovò solo otto; Aldo Garusi, soccorso da Bruna Neri, riuscì a sopravvivere ma morì all’ospedale di Mirandola a causa delle ferite riportate. La strage è conosciuta anche come “Rappresaglia degli intellettuali” perché quattro dei fucilati erano personaggi di spicco del panorama culturale di quegli anni. L’efferato episodio rimane tuttora oscuro.

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