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L’Emilia-Romagna è più autonoma. Il premier ha firmato l’intesa

da | Ott 18, 2017 | Camposanto | 0 commenti

Maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna, un obiettivo sempre più concreto e, da oggi, condiviso anche dal Governo. Il presidente del Consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni, e il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, hanno infatti firmato questa mattina a Palazzo Chigi una Dichiarazione di intenti che formalizza l’avvio del percorso: “A seguito della risoluzione adottata il 3 ottobre dal Consiglio Regionale dell’Emilia-Romagna, al fine di ottenere forme e condizioni particolari di autonomia- si legge nel documento- il Governo e la Giunta regionale intendono dare corso a tale proposito”. “Le materie interessate- si prosegue nell’atto- saranno oggetto di ogni necessaria valutazione, da compiere anche in forma bilaterale, in modo da perseguire un esito positivo sia per la Regione sia per l’ordinamento repubblicano sia, soprattutto, nell’interesse del Paese”. 

La firma di oggi arriva appunto dopo il pronunciamento dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna che lo scorso 3 ottobre, dopo aver discusso il Documento della Giunta regionale sul riconoscimento di una maggiore autonomia all’Emilia-Romagna, aveva approvato una risoluzione che dava mandato al presidente Bonaccini di avviare il negoziato con il Governo. La Giunta regionale ha infatti deciso di ricorrere alla Costituzione, che all’articolo 116, comma III, consente l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” attraverso una legge dello Stato approvata a maggioranza assoluta, sulla base di un’intesa fra il Governo e la Regione interessata.

La Regione Emilia-Romagna punta ad ottenere maggiore autonomia legislativa e amministrativa per poter gestire direttamente, e con risorse certe, materie fondamentali per l’ulteriore crescita sociale ed economica dei propri territori, oltre che per la semplificazione delle procedure amministrative e dei meccanismi decisionali, in quattro aree strategichelavoro, istruzione tecnica e professionale; internazionalizzazione delle imprese, ricerca scientifica e tecnologica, sostegno all’innovazione; sanità; territorio e rigenerazione urbana, ambiente e infrastrutture.

 

“Il mio al presidente Gentiloni non è certo un ringraziamento formale- afferma il presidente Bonaccini-. La dichiarazione di intenti che abbiamo firmato è per noi motivo di grande orgoglio e dimostra la volontà del Governo di prendere sul serio la nostra richiesta, di volerla approfondire con l’obiettivo, più che mai condiviso, di rendere il progetto di maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna una reale opportunità di sviluppo e di crescita per la nostra regione e per l’intero Paese, nell’ambito dell’unità nazionale e dell’alveo costituzionale, fondamenta che non possono mai essere messe in discussione. Credo sia giusto premiare le Regioni virtuose, con i conti in ordine e un alto tasso di efficienza nei servizi forniti, in primo luogo ai cittadini, e le ulteriori competenze che chiediamo ci permetteranno di investire e fare ancora meglio in ambiti come lavoro e formazione, impresa, ricerca e innovazione, tutela della salute, territorio e ambiente. Dopo il lavoro che abbiamo fatto con le parti sociali, i territori, le università e le associazioni al tavolo del Patto per il Lavoro e con le forze politiche in Assemblea legislativa, ora vogliamo fare lo stesso con il Governo, e allo stesso modo vogliamo fare presto e bene. Come già successo in altri ambiti- chiude Bonaccini-, potremmo aprire la strada a livello nazionale e farlo, stavolta, su ciò che finora non è mai stato fatto in Italia: il riconoscimento di maggiore autonomia a una Regione, attraverso la Costituzione”. 

 A seguire, il testo della Dichiarazione di intenti firmata dai presidenti Gentiloni e Bonaccini. 

“A seguito della risoluzione adottata il 3 ottobre dal Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna, al fine di ottenere forme e condizioni particolari di autonomia, il Governo e la Giunta regionale intendono dare corso a tale proposito. Quanto al Governo, anzitutto mediante i necessari approfondimenti con tutti i Ministeri interessati, tenendo conto delle possibilità e dei limiti stabiliti dalla Costituzione.
Come è noto, l’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, prevede al riguardo un procedimento complesso: il primo passo è già stato compiuto, perché si è manifestata una volontà univoca, da parte della Regione, nella sua assemblea elettiva, diretta a tale scopo.
Le materie interessate saranno oggetto di ogni necessaria valutazione, da compiere anche in forma bilaterale, in modo da perseguire un esito positivo sia per la Regione sia per l’ordinamento repubblicano sia, soprattutto, nell’interesse del Paese”. 

L’OPPOSIZIONE COMMENTA

LEGA NORD: “SOLO UN TEATRINO”

A tre giorni dal referendum di Lombardia e Veneto, che sancirà con la volontà popolare l’intenzione di queste due regioni di chiedere allo Stato maggiore autonomia, sulle 23 materie che i cittadini vorrebbero vedere gestite a livello locale, Stefano Bonaccini si appresta ad una missione impossibile: recarsi a Roma per chiedere… l’autonomia della Regione Emilia-Romagna. «Una missione che suscita tenerezza – taglia corto il capogruppo regionale della Lega Nord, Alan Fabbri – dal momento che la sua è un’azione orchestrata con il Partito Democratico, al solo scopo di spostare l’attenzione da quello che sta succedendo in Lombardia e Veneto. Dove i cittadini saranno chiamati alle urne, in un processo democratico, per chiedere effettivamente che i loro territori possano usufruire del residuo fiscale che le due regioni producono». In pratica, veneti e lombardi chiederanno che le risorse eccedenti, nel rapporto tra quanto versato e quanto lo Stato restituisce ai cittadini, rimanga sul proprio suolo. Insomma, «niente a che vedere con le quattro o cinque materie (peraltro tutte concorrenti) che Bonaccini vorrebbe portare a casa, con una stretta di mano del premier Gentiloni. Come se non sapesse che per ottenere qualsiasi forma di autonomia occorre una legge del Parlamento – sbotta Fabbri – che sarà difficile approvare, visti i tempi strettissimi della legislatura e le difficoltà della maggioranza Pd, che non è in grado nemmeno di varare nessun provvedimento urgente. Stretta com’è tra veti e contro veti pre-elettorali». Insomma, il teatrino della politica manda in scena questa missione dall’esito scontato e ininfluente del governatore Bonaccini. «Il quale spera almeno di occupare la scena mediatica fino a domenica – conclude Fabbri – magari per oscurare il plebiscito a favore dei suoi due colleghi, Zaia e Maroni, che a differenza sua non hanno scoperto l’autonomia due mesi fa…».

MOVIMENTO 5 STELLE: “TRIONFALISMO BONACCINI È RIDICOLO”

“Il trionfalismo del PD riguardo alla firma di oggi con il Governo sulla richiesta di maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna dimostra, come abbiamo sempre sostenuto, che l’unico obiettivo di Bonaccini era quello di fare la figura del primo della classe. Adesso, visto che si tratta di una dichiarazione di intenti e non di certo di un traguardo raggiunto, aspettiamo di vedere e analizzare il testo dell’accordo per poterlo valutare nel merito. Nel frattempo l’entusiasmo di Bonaccini per aver anticipato addirittura di 4 giorni il referendum di Lombardia e Veneto è sostanzialmente ridicolo”. È questo il commento di Raffaella Sensoli, capogruppo regionale del MoVimento 5 Stelle, riguardo alla notizia della firma di una dichiarazione di intenti sull’autonomia tra il Governo e il Presidente della Regione Emilia Romagna. “Adesso che Bonaccini ha raggiunto il suo obiettivo, ovvero quello di avere qualche titolo di giornale che gli riconoscerà di essere arrivato prima degli altri, il nostro sospetto è che da lunedì il tema dell’autonomia venga messo in naftalina e poi pian piano dimenticato. Ecco perché – conclude Raffaella Sensoli – oltre alla politica degli annunci bisognerebbe fare dei provvedimenti concreti. E il primo potrebbe essere quello di utilizzare la maggiore autonomia eventualmente ottenuta per mantenere in vita i punti nascita che questa Giunta ha voluto chiudere, investendo in sicurezza e senza correre il rischio di minori risorse dal Ministero come ha paventato ieri in aula l’assessore Venturi”.  

 

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