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Neonato morto a Sassuolo, scoppia la polemica

da | Ott 30, 2017 | Mirandola, Salute | 0 commenti

Domenica 29 ottobre un neonato è morto, un’ora dopo la nascita, all’Ospedale di Sassuolo. La tragedia che ha colpito la madre, una donna di 35 anni di Pavullo alla 37esima settimana della sua seconda gravidanza, ha riaperto la questione del punto nascita suscitando preoccupazione anche nella Bassa, dove quello di Mirandola è stato salvato, per ora, solo poco tempo fa.

Nelle scorse settimane, infatti, una deroga del ministero della Salute ha concesso una proroga ai punti nascita di Mirandola e di Cento, chiudendo invece quelli di Castelnovo ne’ Monti, nel reggiano, Pavullo nel Frignano in provincia di Modena e Borgo Val di Taro, nel parmense.

L’episodio ha riacceso il dibattito politico tanto che il consigliere regionale della Lega Nord Stefano Bargi ha presentato nella mattina di lunedì 30 ottobre un’interrogazione all’assessore alla Sanità Venturi perché faccia un passo indietro sui punti nascita.

“Purtroppo – sottolinea il consigliere – abbiamo avuto subito la dimostrazione di quanto strutture che garantiscano i servizi di prossimità siano fondamentali: soprattutto in ambito sanitario e in zone, come quelle montane, già penalizzate dalla collocazione geografica e dalle conseguenti difficoltà logistiche”.

I punti nascita “sono stati chiusi – prosegue Bargi – assecondando presunti standard di sicurezza che solo un determinato numero di parti all’anno garantirebbe. Tuttavia, evidenzio due dati. Primo, l’ospedale di Pavullo ha fatto registrare negli anni una percentuale molto bassa, nettamente inferiore alla media nazionale, di tagli cesarei nel trattamento dei parti, questo sì un inequivocabile parametro di alta qualità dell’offerta sanitaria. Secondo, la tempestività, come noto, è un fattore chiave della medicina d’urgenza: i servizi di prossimità, come quello di Pavullo, sono a maggior ragione indispensabili. Ecco perché è opportuno un passo indietro sulla chiusura dei punti nascite. Gli investimenti necessari  a tenerli aperti – chiude il consigliere della Lega Nord  – possono essere finanziati con maggiori efficienze in altri settori. L’esempio più eclatante è quello delle fusioni: da tempo, evidenziamo quanto su Policlinico e Baggiovara il percorso in questo senso sia di fatto bloccato”. 

Sul caso è intervenuta anche la consigliera del M5S Giulia Gibertoni nella tarda serata di domenica chiedendo un intervento immediato di Venturi in commissione Sanità “a riferire – scrive la consigliera su Facebook – sia sull’accaduto sia sulle parole discutibili del direttore generale dell’ASL che in circostanze come queste avrebbe ben potuto valutare il silenzio e la necessità di approfondire subito con una inchiesta la dinamica esatta di quella che pare una patologia tempo-dipendente, in cui i minuti possono fare la differenza. Poi chiederò anche valutazioni indipendenti sull’impatto che la variazione del fattore tempo (la corsa da Pavullo a Sassuolo, oltre al tempo di entrata in sala operatoria) ha in casi come questo”.

Valentina Mazzacurati, coordinatrice provinciale dei giovani di Forza Italia, ha chiesto che il punto nascita di Pavullo sia immediatamente riaperto.

Nel pomeriggio di lunedì 30 ottobre Rifondazione Comunista ha affidato ad un comunicato la posizione sulla vicenda: “Registriamo con tristezza e preoccupazione il primo caso di complicanze gestazionali che avviene dopo la chiusura del punto nascita di Pavullo. Leggiamo, nel comunicato dell’Ospedale di Sassuolo che “la tempestività dell’intervento del 118 e la presenza dell’équipe specialistica dell’Ospedale di Sassuolo hanno consentito di poter mettere in atto tutte le più idonee procedure per salvaguardare le condizioni cliniche della mamma, da cui dipendono quelle fetali, nei tempi e nel luogo più idoneo per l’assistenza di entrambi.” L’Ospedale aggiunge che l’accaduto “conferma quanto, nonostante le tante semplificazioni o peggio strumentalizzazioni su questo tema, sia determinante offrire l’assistenza adeguata e in centri qualificati a donne e neonati nei rarissimi ma drammatici eventi che possono verificarsi anche in gravidanze fisiologiche”.

Ci chiediamo come si possa escludere con tanta sicurezza che la permanenza in attività del punto nascita di Pavullo e, semmai, il suo rafforzamento, non avrebbe potuto condurre ad un diverso esito.

Di fronte a casi come questo, dovrebbe essere un preciso dovere del Governo e della Regione procedere alla rivalutazione delle scelte effettuate, per essere assolutamente certi che si stia procedendo nella garanzia di assicurare buona salute a tutte e tutti, escludendo ogni logica privatistica e di profitto”.

Chiedono di fare chiarezza anche i consiglieri provinciali Antonio Platis e Marco Caiumi “non solo per la donna di Pavullo soccorsa ieri, ma per tutte le donne che dopo la chiusura del punto nascite di Pavullo sono obbligate a 50 km di strada ed oltre per recarsi od essere trasportate nel più vicino punto nascite di Sassuolo, anche in casi di urgenza”.

I consiglieri hanno presentato un’interrogazione “affinché gli organismi competenti chiariscano ed illustrino cosa ieri, nel sistema, non ha funzionato. Nella rassicurazioni e nelle raccomandazioni che hanno accompagnato e giustificato la chiusura del punto nascite, i massimi rappresentanti tecnici e politici della sanità modenese avevano promesso un piano straordinario di assistenza e di emergenza per quelle donne residenti in montagna che proprio perché distanti dal più vicino punto nascite di Sassuolo potevano trovarsi in condizione di reale ed oggettiva difficoltà ed essere esposte a maggiori rischi. Chiediamo se il piano di urgenza predisposto ed attuato nei confronti della donna fosse già quello previsto ed entrato in vigore o se comunque le procedure adottate per il soccorso ed il trasporto della donna abbiano rispettato i protocolli previsti per tale genere di urgenza. Cercare la verità e capire se e cosa di poteva fare per trasferire per tempo la donna in una struttura idonea all’intervento richiesto, crediamo possa servire ad evitare che ciò accada di nuovo. Alla luce del potenziamento comunque promesso sia del reparto di ostetricia sia delle funzioni di emergenza urgenza dell’ospedale di Pavullo ci chiediamo se e come si possa almeno riaprire una riflessione sulla funzione che il locale presidio potrebbe avere proprio nel trattamento di casi urgenti come quello registrato ieri nei quali anche i 5 minuti in più o in meno, come recentemente avevano sottolineato i membri tecnici della commissione sanitaria provinciale, possono fare la differenza tra il dramma e la salvezza”.

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