Benvenuti nell’archivio di sulpanaro.net
Qui sono disponibili tutti gli articoli pubblicati del nostro quotidiano dal 1/1/2015 al 30/6/2020
Tutti gli articoli successivi al 30/6/2020 sono disponibili direttamente sul nostro quotidiano sulpanaro.net

Un Paese che non forma talenti

da | Ott 18, 2017 | Glocal | 0 commenti

di Andrea Lodi

Lo sapevano bene gli antichi greci. Il futuro si costruisce non soltanto sull’uso delle armi, e sulla fortificazione delle città, ma fortificando la conoscenza. L’Accademia platonica, se vogliamo fare una forzatura, si può considerare il primo abbozzo di università.

In Italia la più antica Università è quella di Padova, che risale all’880. In Europa le Università si sono formate qualche secolo dopo. Da sempre il nostro Paese è stato considerato un importante centro di produzione di cultura. Ma nei secoli, poi, qualcosa non ha funzionato come si deve.

È un quadro preoccupante infatti quello che si evince dall’ultimo rapporto Ocse sull’istruzione: “gli italiani laureati hanno, in media, un più basso tasso di competenze rispetto ai laureati degli altri Paesi europei (26esimo posto su 29 paesi Ocse)”.

Bassa domanda di competenze

Ma il problema non si ferma qua, ovviamente. Le competenze possedute non risultano in linea con quelle richieste dalle imprese. Trattasi di un fenomeno che gli inglesi definiscono «skills mismatch», e che è considerato un paradosso. I lavoratori con competenze in eccesso (11,7%) e sovra-qualificati (18%) rappresentano una parte sostanziale della forza lavoro italiana. Al paradosso si aggiunge il fatto che “il 35% circa dei lavoratori è occupato in un settore non correlato ai propri studi”. E il basso livello di competenze fa sì che “il Paese incontri maggiori difficoltà degli altri nel far fronte alla globalizzazione, alla digitalizzazione e all’invecchiamento della popolazione”.

Donne sottoccupate

Pessima anche la condizione femminile. Le donne sono quelle più interessate dal fenomeno dello “skills mismatch”: scelgono infatti spesso specializzazioni universitarie che “non sono molto richieste dal mercato del lavoro e che rendono loro difficile trovare un’occupazione dopo la laurea”. E per tasso di occupazione femminile, l’Italia è al quartultimo posto nell’area dei 35 stati industrializzati. “Il dato preoccupante – si legge – è che molte donne non sono neanche alla ricerca di un posto di lavoro”, impegnate nel ruolo di assistenti familiari: dai figli, passando attraverso mariti poco “globalizzati” (per usare un termine politically correct) fino agli anziani genitori (spesso si occupano anche dei suoceri).

Bassa domanda di talenti

Bloccata in un sistema di basse competenze, l’Italia “è come in una morsa e non promuove i talenti – afferma Gurria, Segretario Generale dell’OCSE – uno stallo da cui il Governo sta cercando di uscire con piani come Industria 4.0”. Una riforma che l’organismo internazionale ha dimostrato di apprezzare.

Le riforme

Secondo Pier Carlo Padoan, Ministro dell’Economia, “la riforma del sistema educativo, l’accumulazione del capitale umano, è la strategia di gran lunga più efficace nel lungo termine per far crescere benessere, ricchezza e prodotto”. E conclude: “bisogna migliorare la qualità dell’insegnamento nel Paese e ridurre il divario esistente tra le diverse regioni”.

“La questione delle responsabilità, è strettamente legata a quella delle competenze. In molti settori la carriera, o l’aumento di retribuzione, è legata all’anzianità. Un professore universitario meritevole, che lavora, si impegna, si aggiorna, e che quindi rappresenta una vera e propria risorsa per gli studenti, ha il medesimo percorso di carriera di un collega che si comporta esattamente in modo contrario. Ci sono professori universitari che non sono mai presenti alle lezioni; troppo impegnati a fare altro, però lo stipendio e la carriera sono assicurate”. Diceva Corrado Passera nel 2010 in tempi non sospetti.

 

Condividi su: