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Il vescovo di Carpi finanzia (con 300 mila euro a fondo perduto) i giovani che vogliono fare impresa

da | Dic 29, 2013 | Aziende coraggiose, Ricostruzione | 0 commenti

“Aiutati che Dio t’aiuta”, si suol dire. Ecco un esempio virtuoso dell’esatto contrario, che si sta facendo a Carpi, dove alla consueta carità ai poveri e poverissimi si affianca un nuovo progetto che si chiama “Fides et Labor Benedetto XVI”.’ una iniziativa di finanza sociale della diocesi di Carpi per sostenere le idee imprenditoriali di giovani che non possono accedere al finanziamento delle banche. E’stato istituito un fondo pari a 300 mila euro. Viene dato un finanziamento per un progetto che questi ragazzi presenteranno, senza interessi. Potremmo quasi dire che sono soldi dati a fondo perduto, che se potranno restituire, li restituiranno, altrimenti sarà stato un tentativo, che ha comunque un suo valore. E’ un’iniziativa totalmente nuova, della quale non esiste esempio in Italia.

Come spiega a Radio Vaticana il vescovo di Carpi, Francesco Cavina“L’idea mi è nata subito, dopo qualche mese che sono arrivato in diocesi, perché la nostra zona è molto ricca di industrie, di attività commerciali, e anche qui naturalmente la crisi si sta facendo sentire. Poi, c’è stato l’evento drammatico del terremoto e la cosa è passata in secondo piano. Quando è venuto il Santo Padre, Benedetto XVI, per la visita pastorale del 26 giugno del 2012, mi ha fatto avere una cifra di 100 mila euro, messa a disposizione del vescovo per quello che riteneva opportuno. Ho interpretato questa donazione come un segno della Provvidenza per riprendere quel progetto che avevo in mente appena arrivato in diocesi. Ho pensato di costituire un Comitato etico che favorisse l’occupazione giovanile. Questa idea ha trovato ancora più conferme, quando ho incontrato i giovani nelle visite in diocesi: ho toccato con mano il desiderio e la creatività di questi giovani, le belle idee anche da un punto di vista imprenditoriale, che non potevano realizzare perché non riuscivano ad ottenere i finanziamenti dalle banche, non assicurando un minimo di garanzia.

Per valutare e accompagnare nella realizzazione i singoli progetti ai quali verrà erogato un prestito massimo di 10mila euro è stato costituito un Consiglio Etico, presieduto da Giuseppe Torluccio, docente di Tecnica bancaria all’Università di Bologna. Paolo Ondarza lo ha intervistato:RealAudioMP3

Tornando a monsignor Cavina, si chiede:

D. – Oltre alla buona volontà, che è sicuramente un buon presupposto, quali devono essere i requisiti per accedere al fondo?

R. – I requisiti riguardano la possibilità di mettere in piedi un’iniziativa imprenditoriale, uno studio professionale quindi di piccola dimensione, dove due o tre persone sono in grado di strutturare un’idea che abbia anche una sua sostenibilità economica. Il comitato etico valuterà quindi sia gli aspetti di finanza sociale, ma anche gli aspetti di economicità dell’iniziativa, per capire quali sono quelle che possono con maggiore facilità riuscire a portare a frutto il finanziamento ricevuto.

D. – Un progetto come questo dimostra che è possibile anche in altre parti d’Italia adottare analoghe iniziative a sostegno dell’imprenditoria giovanile?

R. – Certamente, è possibile realizzarlo anche in altre parti d’Italia. Si tratta di riuscire a costituire un fondo di una certa dimensione, poi poter aiutare queste iniziative anche in quelle che sono le fasi successive al finanziamento in senso stretto. Speriamo di mettere in piedi i primi finanziamenti già prima della fine del 2013.

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