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Emilia-Romagna, quattro quinti dei fiumi sfociano nel Po o nel Reno

da | Gen 20, 2014 | Mirandola, Concordia, Agricoltura, Approfondimenti, La nostra storia, Lo sai che..., Notizie, speciale terremoto | 0 commenti

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Avendo la pianura padana un carattere alluvionale, l’Emilia-Romagna è densissima di fiumi. Il corso d’acqua più lungo che attraversa la regione è il Po (682 km), anticamente chiamato Eridano, il più lungo d’Italia, che segna il confine con la Lombardia e il Veneto eccezion fatta per la Bassa Modenese e Reggiana, separate dall’Oltrepò Mantovano e dal Polesine occidentale tramite una linea immaginaria che per secoli separò i domini degli Estensi, dei Pico e dei Gonzaga.

Il fiume che per lunghezza e grandezza del bacino idrografico segue il Po è il Reno (212 km). Questo fiume nasce in Toscana, in provincia di Pistoia e attraversa interamente il territorio bolognese, per poi sfociare nell’Adriatico sulle coste meridionali della provincia di Ferrara.

Circa i quattro quinti degli altri fiumi della regione sono affluenti del Po o del Reno e molto raramente superano i 100 km di lunghezza. Il Secchia (172 km, in parte collocato in territorio lombardo) è il principale affluente di destra del Po dopo il piemontese Tanaro, dopodiché giungono per importantanza il Taro (126 km) e il Panaro (115 km).

Il Secchia e il Panaro, che stringono la Bassa in una morsa disegnata dal Po a nord e dalla faglia responsabile dei sismi del maggio 2012 e del relativo anticlinale di Mirandola, hanno un bacino di dimensioni perfettamente identiche: 2.292 km quadrati.

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