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Cave, 827 mila metri cubi di materiali estratti ogni anno dalla nostra terra

da | Apr 24, 2014 | Approfondimenti | 0 commenti

Cava Gazzuoli a Modena

Cava Gazzuoli a Modena

Nel modenese, in base ai dati relativi al 2012, le cave autorizzate sono 48 (due in meno rispetto al 2011 e 11 in meno rispetto al 2008) ma solo in 29 di queste sono state effettuate estrazioni di materiale. I quantitativi scavati sono arrivati a 827 mila metri cubi (erano 1,2 milioni nel 2008, poi calati a 781 mila nel 2010 e risaliti a 943 nel 2011): di questi 682 mila sono costituiti da ghiaie e sabbie, il resto da materiale da cave di monte (16 mila metri cubi), sabbie per ceramiche (104 mila) e argille per ceramiche (23 mila).

Sono solo alcuni dei dati, relativi al 2012, contenuti nella Relazione di monitoraggio sulle attività estrattive, realizzata dai tecnici dell’apposito Osservatorio provinciale. Il settore è regolamentato dal Piano provinciale approvato nel 2009, anche se,  come ha sottolineato Emilio Sabattini, presidente della Provincia con delega all’Ambiente, nel presentare il documento al Consiglio provinciale nei giorni scorsi, «il Piano ha avuto i suoi primi effetti a partire dal 2012 e lo scorso anno sono stati rilasciati i primi atti autorizzativi conformi al nuovo Piano. Questo per effetto della fase di completamento da parte dei Comuni delle procedure per l’avvio del Piano stesso che ha rivisto in gran parte le regole e i criteri, all’insegna di una maggiore tutela ambientale, ma anche della crisi economica, in particolare dell’edilizia».

I fabbisogni previsti nel 2009, infatti, tenevano conto della necessità di fornire i materiali estrattivi per alcune opere viarie importanti tra cui la Cispadana, la terza corsia dell’Autobrennero e la bretella Campogalliano-Sassuolo che devono ancora partire.

Dalla fotografia del 2012 emerge, inoltre, che delle 48 cave autorizzate, 42 sono relative a sabbia e ghiaia, due argille per ceramiche, una argille per laterizi, due materiale da cave di monte e una sabbia per ceramiche.

Nella relazione sono forniti anche i dati della distribuzione sul territorio delle 29 cave attive: quattro a Modena (come nel 2011), otto a S.Cesario sul Panaro (sei nel 2011), Sassuolo cinque (erano 12 nel 2011), due a Formigine, Pavullo, Prignano e Spilamberto, una a Campogalliano, Castelfranco Emilia, Palagano e Zocca. Le ditte impegnate nell’attività nel modenese sono 21 nel 2012, erano 25 nel 2011 contro le 27 del 2010 e le 35 del 2008.

Nella relazione sulle attività estrattive una parte è dedicata agli impianti di lavorazione, i frantoi, che sono diminuiti in questi ultimi anni da 33 a 28, per effetto delle demolizioni previste dal Piano provinciale.

Durante il dibattito in Consiglio Dante Mazzi (Pdl) dopo avere evidenziato come «in pratica il nuovo Piano non è mai partito e si lavora tuttora sulla base dei quantitativi residui di quello precedente», ha lamentato «gli scarsi controlli sui ripristini a causa della scarsità di risorse, quando si potrebbero aumentare gli oneri di scavo per finanziarle». Anche Lorenzo Biagi (Lega nord) ha chiesto «più controlli sia sui quantitativi effettivamente scavati sia sull’impatto ambientale in generale, come quello sull’aria determinato dai numerosi mezzi pesanti per il trasporto del materiale».

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