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Dissesto idrogeologico, un quinto della regione è stato mangiato dal cemento

da | Apr 5, 2014 | Agricoltura, Approfondimenti, Notizie | 0 commenti

FRER0019758Il 20% della superficie agricola in Emilia-Romagna è scomparso in 20 anni. Nel 2012 – si stanno ancora analizzando i dati – l’Ispra stima un consumo del suolo in regione fra il 7 e il 10% (il triplo di quanto si registrava negli anni Cinquanta), con la cementificazione di almeno 150mila ettari (ma a conti fatti potrebbero essere anche 225mila). Sono queste cifre che fanno dell’Emilia-Romagna la regione dove si è strappato più suolo dopo Lombardia e Lazio. 
E’ la Coldiretti a rilanciare l’allarme cementificazione: le conseguenze già in atto e ben visibili è l’incapacità del suolo a trattenere le piogge sempre più copiose per i mutamenti climatici, con la conseguenza che frane e alluvioni sono drammaticamente sempre più frequenti e pericolose.

Secondo elaborazioni Coldiretti su dati del servizio Geologico regionale, in Emilia-Romagna ci sono quasi 40mila frane attive, per una superficie di 73.600 ettari, e più di 33mila frane quiescenti, che coprono 182.153 ettari. In pratica l’11,5% del territorio regionale è soggetto a frane, percentuale che aumenta decisamente se si considera che la provincia di Ferrara e tutto il territorio a nord della via Emilia sono esenti da frane. Spariscono le aziende agricole nei territori collinari e montani, passate dalle 64mila di inizio anni Novanta alle 27mila del 2010.

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