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Ricostruzione, i sindaci della Bassa: “Il lavoro duro non è finito”

da | Apr 29, 2014 | In Primo Piano, Mirandola, San Felice sul Panaro, Ricostruzione, speciale terremoto | 0 commenti

2014-04-29 12.35.55Ricostruzione, il lavoro duro non è finito. Così i sindaci della Bassa accolgono la notizia che arriva da Bologna, dove in Regione sono state varate due nuove ordinanze che riguardano i centri storici, e in particolare la possibilità di vendere l’immobile danneggiato al Comune. I sindaci erano oggi alla firma del protocollo per la nuova sede della polizia a Mirandola, ed era inevitabile fare il punto, a ormai due anni dal sisma, su quel che accade.

L’invito è a leggere con molta attenzione i numeri. Vero è che la quasi totalità delle partiche che si stimava sarebbe stato necessario attivare, tra prenotazioni, domande a iter avviati, è partita. Ma la ricostruzione è lenta, altrove ci sono voluti decenni e il lavoro duro è lontano dall’essere finito. Anzi.

Oltrepassata quota su 12.000 pratiche di richiesta fondi, tra domande e prenotazioni, sulle 15.000 previste dalle schede Aedes non vuol dire aver finito il lavoro. Perché proprio adesso c’è la scadenza per gli edifici più danneggiati, quelli di classe E che entro dicembre devono avere un lor progetto. Chi lo scrive, se i tecnici privati lavorano sul resto? Chi istruisce la pratica in Comune se si sta lavorando a pieno ritmo, ormai da due anni, sul resto? E sono pratiche pesanti, con danni pesanti che per certi edifici toccano decine di milioni di euro. Senza dimenticare che ogni tanto c’è qualcuno che salta fuori che bussa alla porta dei sindaci dicendo che non ha ancora fatto nulla e vuole iniziare i lavori…

Sul fronte dei privati e dei piccoli medio danni, almeno, le delibere della Regione aiuteranno a velocizzare le pratiche, è il giudizio dei sindaci. Soprattutto perché nella Bassa non è che ci siano villette singole ovunque, i condomini con più proprietari, le case con più eredi sono tantissime e poter decidere di non ristrutturare e cedere al Comune è una opzione che può mettere d’accordo tanti proprietari litigiosi ed evitare l’effetto “denti cariati” nei centri, situazioni così complesse da rimanere irrisolte. Insomma, si tratta di “uno strumento in più per i centri storici” spiega Alberto Silvestri, sindaco di San Felice Sul Panaro, che ricorda che “le delibere forniscono strumenti aggiuntivi per ripristinare oltre agli edifici gli spazi comuni, gli arredi e le aree pubbliche dei centri storici”. Le delibere della Regione fanno pressione sui Comuni, gli 11 milioni promessi arrivano solo quando loro sono pronti. Uno tra i Comuni più virtuosi, San Felice appunto, “non ha ancora un piano di ricostruzione dettagliato per il centro ma in siamo certi che – argomenta Silvestri – no stravolgeremo la struttura dell’area che ha proprietà storiche e consolidate”.

Poi, una stoccata ai critici. La fa Maino Benatti, sindaco di Mirandola, che ricorda che Rome wasn’t build in a day, e che “chi parla di ritardo non sa cosa vuol dire ricostruire una città”. Mirandola ha da subito approvato il piano della ricostruzione completo prevedendo nel dettaglio cosa fare del centro storico. Bene le nuove regole della Regione, secondo il sindaco, “fondamentali per accelerare la ripresa dei centri storici per rimettere in modo più veloce il cuore della città a disposizione dei cittadini”, ma serve pazienza sui tempi, considerando che “gli esempi migliori, di Umbria e Marche, ci parlano di circa un decennio necessario per la ricostruzione dei centri danneggiati”.

 

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