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DOSSIER: Viaggio tra i pozzi petroliferi della Bassa – Foto e video

da | Apr 19, 2014 | In Primo Piano, Mirandola, San Possidonio, Novi, Rapporto Ichese, speciale terremoto | 0 commenti

L’oro nero della Bassa: chi sapeva, prima del rapporto Ichese, che la nostra è tra le più importanti aree petrolifere d’Europa? Chi rifletteva sul fatto che con i suoi 1.697 pozzi  scavati dal 1895 a oggi quella d’Emilia è la regione più trivellata d’Italia?

Pochi sapevano. Non ci si faceva troppo caso a quelle trivelle, a quegli scavi, a quelle perforazioni: il lavoro qui dalle nostre parti è sempre stato intenso, e ai cantieri nessuno ha mai fatto troppo caso.

Ora però arrivano autorevoli scienziati a spiegarci che una possibile correlazione tra le trivellazioni e il terremoto del 2012 non è da escludere.
Andiamo allora, con l’aiuto di un gentile amico che ci fa da Virgilio, a intraprendere un viaggio alla scoperta dei nostri pozzi petroliferi.

Anzitutto serve  una mappa: andiamo tra NoviSan Possidonio e Mirandola, 122 chilometri quadrati di concessione.

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La nostra fabbrica di petrolio vale un milione di euro al mese, nelle stime: produce 2 milioni di chili all’anno di greggio, ovvero lo 0,5% della produzione nazionale che prima andava all’Eni, oggi a Gas Plus. 

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Oggi diciannove pozzi penetrano in profondità i terreni della Bassa alla ricerca dell’oro nero che si nasconde  tra le sue viscere. Alcuni non sono mai entrati in funzione, altri servono solo come “valvola di sfogo”, per la reiniezione dei liquidi. Quattro pozzi, oggi, sono al lavoro.
Perchè l ‘acqua viene estratta assieme agli oli, poi separata  e reiniettata: anche logica lo vuole – se togli liquido devi iniettarne di nuovo per mantenere l’equilibrio sotto terra.

Cavone

ecco dove siamo

La concessione Mirandola nasce nel 1965. Furono aperti fino a 67 pozzi e nell’area del Cavone  – ex Eni oggi Padana Energia – che la Commissione Ichese mette al centro dei suoi studi sulle cause del terremoto.

Fino al 2012 erano attivi 7 pozzi, di cui 6 di estrazione vera e propria e uno di reiniezione. Da un certo periodo  – anno 2005 – è stato anche attivo il pozzo San Giacomo 1.
Dall’area Cavone, dove si scava fino a oltre 3 km di profondità  si tira fuori olio e gas: tanto olio, tanto gas. Ai tempi d’oro – anni Ottanta – si arrivava anche a 217 mila tonnellate d’olio e 5,1 milioni di metri cubi di gas l’anno. Il campo di Cavone venne scoperto dall’Agip nel 1980 e vennero realizzate le relative infrastrutture rappresentate dal centro olio e da 21 pozzi

 

Correva l’anno 1940

La scoperta del petrolio nella Bassa è antica: cinqunt’anni fa  – ricorda ancora qualcuno – si scavava alla ricerca di petrolio anche a Rivara e a Quarantoli, senza esiti, mentre più successo si ebbe tra Mirandola, Fossa e Concordia. Perforazioni poche profonde, ma costanti. Guardate il video e riflettete: anni e anni così, ininterrottamente…

Il giacimento del Cavone fu scoperto dall’Agip qualche anno dopo, e cadeva  nell’area esclusiva di ricerca e di sfruttamento concessa all’Eni nella Valle Padana. Il pozzo è entrato in produzione nel 1959, mentre quello più vicino a Modena, il San Martino, è produttivo dal 1990. I maggiori livelli produttivi attorno 1.200.000 barili/anno vennero raggiunti nei primi anni Ottanta.

A Mirandola e dintorni da 8 pozzi produttivi si estraggono, rispettivamente, 200mila barili di greggio all’anno e oltre 800mila metri cubi di gas, sui 200 milioni di metri cubi dell’intero territorio regionale. 

 

dove arriva attraverso condutture e pipe line, gli oli raccolti dai pozzi circostanti

Il Centro Oli di Novi

Centro Oli di Novi

centro oli noviIl centro Oli si trova in via Fossetta Cappello n.1, a 3 chilometri a Ovest di Novi e a 2 da Sant’Antonio in Mercadello, ed ed è un area da 46 mila metri quadrati in cui Padana Energia ha allacciato 10 pozzi che provengono da tutt’attorno tramite le pipe line sotterranee. Solo per scavalcare il Secchia le pipeline sono visibili.
Il volume dei giacimenti è inviato alla centrale di Spilamberto mediante metanodotti di collegamento della lunghezza complessiva di 26 km, e quindi immessa in rete ad alimentare utenze e industrie locali».

 

Il video sulla centrale olio

Il Centro oli dell’Eni, è classificato a rischio incidente rilevante, in attuazione della direttiva Seveso.

L’incidente rilevante, si legge, è “un evento quale un’emissione, un incendio o
un’esplosione di grande entità, dovuto a sviluppi incontrollati che si verificano durante l’attività di uno stabilimento e che dia luogo a un pericolo grave, immediato o differito, per la salute umana o per l’ambiente, all’interno o all’esterno dello stabilimento e in cui intervengano una o più sostanze pericolose”, quindi un evento che richiede urgenti provvedimenti di difesa per la popolazione e tutela dell’ambiente e quindi,
tempestive e qualificate azioni per fronteggiarlo, e necessita di una risposta organizzata da parte degli
Enti/Strutture che intervengono in emergenza”.

Nel Centro Oli ci sono separatori di fluidi, olio, acqua e gas, si legge qui” capaci di trattare fino a tremila metri cubi al giorno ma usati per 70. Tre enormi serbatoi per stabilizzare il greggio, ma oggi solo uno è utilizzato. Spostandosi di qualche chilometro si arriva al famoso pozzo di reiniezione numero 14 a San Possidonio, quello su cui si sono addensati i dubbi. Un gran silenzio, tutto fermo ma è il ciclo di produzione a prevederlo, oggi. Condotte chilometriche portano il greggio al centro oli. Il gas estratto, è «in produzione trascurabile e finora non commercializzato»”.

rischi novi

Tratto dal Piano di emergenza esterno del Centro oli di Novi

 Nel piano di emergenza esterno del centro Oli di Novi è chiarito che l’area che lo ospita è a bassa sismicità, ma soggetta ad amplificazione sismica e a potenziale liquefazione del terreno.

Qui noi ci fermiamo, lasciamo la parola al rapporto Ichese che dice…

 

 

Non si può escludere che

Riguardo Cavone, “Non può essere esclusa un’influenza delle attività di estrazione e reiniezione sulla sismicità meno profonda (scosse con ipocentri fra i 1000 e i 3000 metri, sismicità “: lo certificava la Regione già a dicembre 2011. Ora la Commissione Ichese conferma: per Cavone una correlazione perforazioni- sisma non si può escludere.

 

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