Benvenuti nell’archivio di sulpanaro.net
Qui sono disponibili tutti gli articoli pubblicati del nostro quotidiano dal 1/1/2015 al 30/6/2020
Tutti gli articoli successivi al 30/6/2020 sono disponibili direttamente sul nostro quotidiano sulpanaro.net

Tornare a pregare in centro: si può o “c’è ben altro” cui pensare?

da | Mag 6, 2014 | Mirandola, Ricostruzione | 0 commenti

FRER0020695Il dibattito è in corso sulla bacheca Facebook del sindaco di Mirandola, ma sono tantissimi, e in tutti i paesi del cratere, i cittadini che vorrebbero che di questo tema si parlasse: tornare a pregare nei centri storici. La ricostruzione delle chiese, infatti, è ben lontana dall’essere stata completata. Anzi: in tutti i paesi le ferite del terremoto più visibili sono sulle chiese, che rimangono monconi al vento di quel che erano.

Ma reclamare un intervento sulle chiese sembra, per pudore, difficile da avanzare se ancora centinaia di cittadini vivono nei Map, tantissimi si trovano in affitto lontano da casa loro, i centri pubblici lentamente riaprono, ma teatri storici e altre realtà pur e importanti sono ancora diroccate. Le chiese che posto hanno nella graduatoria della ricostruzione?

E’ il sindaco Maino Benatti che getta il seme del dibattito: “In questi giorni che ci separano dal voto amministrativo sto parlando con centinaia di voi, per scambiare idee e opinioni sulla ricostruzione e sul futuro di Mirandola. Tra le sollecitazioni che ho ricevuto c’è quella di tanti fedeli, che lamentano la mancanza di una “vera” chiesa in centro storico. Di questo abbiamo parlato con la parrocchia e siamo giunti alla conclusione che Palazzo Pini, uno spazio ricostruito da un privato dopo il terremoto e preso in affitto dal Comune, possa essere una sede adeguata. Siamo quindi partiti subito per ridare un luogo di culto in centro storico ai mirandolesi e contiamo di farlo nel giro di qualche settimana. 
Abbiamo sempre detto che tutte le nostre chiese (Duomo, San Francesco e Gesù) devono tornare ad essere luoghi di culto. Questi edifici meritano un intervento deciso da parte delle autorità che ne hanno la proprietà e la gestione. Come Comune, però, non possiamo tirarci indietro, per restituire ai fedeli una chiesa confortevole e sicura nel “cuore” di Mirandola e per aggiungere un nuovo tassello alla rivitalizzazione del nostro centro storico“.

In poche ore fioccano sul social network  tantissimi commenti. Barbara scrive ad esempio: “sono nel cratere e fuori casa. Sburocratizzate e assumete personale negli uffici tecnici, che è meglio. Grazie”. Le fa eco Francesca “Io penso che per pregare lo si possa fare in qualsiasi posto. Quello che hanno bisogno i cittadini , bambini e di tornare a casa loro alla loro vita normale. E giusto pensare anche al centro storico ma prima le case per favore la gente è stremata non se ne può più. E basta parole vogliamo fatti e un nostro diritto”, e ancora: “Sig. Sindaco ho sempre stimato il suo lavoro, ma credo che i fedeli possano pregare anche nella nuova chiesa di via Posta!!! Bisogna a mio parere rilanciare le ditte e i piccoli negozianti altrimenti siamo destinati a diventare un paese morto!!! Non si mangia solo con le preghiere”.

chiesa_san_feliceE Astrid: “Ho visto la chiesa di San Felice, quella si che è una chiesa, non la nostra! Ma Mirandola non è più grande di San Felice?”. Ermanno reclama: “Quello che ci frega è proprio questo: parlare dei “fedeli” come se fossero terze persone. I fedeli siamo tutti noi Mirandolesi!!! Provate a vedere gli islamici se direbbero di non rifare la loro moschea!! Sarebbero tutti uniti come sempre”. Alex osserva: “io sono cattolico non praticante,ma ritengo che anche le chiese siano simbolo del nostro paese, e rivederle a posto dà sicuramente segno di sicurezza.poi per quanto riguarda la ricostruzione civile,penso che sia una canale che viaggia per conto suo,uno non esclude l’altro”. Gianni: “Ho visto nei giorni post-sisma nelle istituzioni una macchina veramente efficiente, già dopo i primi giorni vi erano punti di ristoro e di informazioni, nonché di supporto ed aiuti. Non ho visto tale aiuto pervenire da parti cattoliche, mi spiace dire questo ma vedo che si sta spendendo troppo tempo per pregare e poco per rimboccarsi le maniche. Tutto ció che ho ricevuto lo devo alle istituzioni mirandolesi ed al suo sindaco. Per me le chiese non sono per il momento una priorità sino a che tutti non possano godere del focolare di una casa come ho avuto la fortuna di avere io”.

FRER0020700E Loretta, una commerciante del centro che ha riaperto l’attività si sfoga: “qui si stanno costruendo centri paralleli, dove parcheggi e servizi sono più facili per i cittadini, se questi si abituano alle comodità con le difficoltà che ci sono in centro non ci viene più nessuno. Io che sono in galleria passo giorni e giorni senza vedere un cliente e sono d’accordo che c’è una gran crisi, ma sono partita con tanto entusiasmo e con tanta fiducia nelle vostre parole, e ribadisco solo parole ma i fatti non ci sono noi, come emiliani che ci rimbocchiamo le maniche e che abbiamo tanta dignità ci aspettavamo che voi come istituzioni ci sareste venuti incontro con maggior interesse ora visto il vostro abbandono non ci resta che una cosa chiudere le nostre attività ringraziandovi” .

Si arrabbia anche Giuseppe:  “Qua si parla del centro storico e delle chiese e noi che siamo nei container siamo esclusi da tutti e da tutto così non rientriamo mai in casa io pago un mutuo e non o casa ( un edificio in classe e 3 ) la banca a voluto 1700 di interessi dopo 7 mesi, ho pagato la Bonfica burana e sempre la banca mi ha fatto pagare l’assicurazione per la casa sapendo che era da abbattere. Mi fermo perché sono troppo arrabbiato: ciao a tutti scusatemi se mi sono lasciato un po’ andare siamo dentro a un tunnel dove non riusciamo a vedere se c’è un uscita“.

 

Arriva l’assessore Roberto Ganzerli a mettere ordine nel dibattito. E ricorda che “il 29 maggio 2012 il centro storico era TUTTA ZONA ROSSA. Oggi a parte un tratto di alcune decine di metri di fianco al Duomo tutte le strade sono aperte (al contrario dell’Aquila alla quale qualcuno ci paragona dove ci sono ancora le zone rosse presidiate dai militari da molti anni).
A Mirandola ci sono

  • 600 edifici in centro storico,
  • 400 danneggiati
  • 200 cantieri aperti.

Ai commercianti che sono rientrati entro il 31 dicembre 2012 sono stati dati 1.000 euro a fondo perduto (unico comune del cratere a farlo). Il suolo pubblico da 2 anni per tutti (bar ristoranti negozi) è gratuito.
Per chi affitta negozi l’Imu è dimezzata da quest’anno (problema caro affitti).

FRER0020688Sono state fatte 80 manifestazioni da dopo il terremoto in centro alcune di richiamo internazionale (Muti) altre a livello nazionale e tante altre dalle associazioni locali che portano migliaia di persone (festa primavera).
Il mercato a Mirandola non si è mai interrotto e appena è stato possibile è stato rimesso in centro con grande sforzo. E’ stato aggiunto il mercato contadino del mercoledì in piazza.
Le luminarie natalizie (anche per le zone delocalizzate) sono state gratuite per i commercianti (prima le pagavano). I parcheggi in centro sono stati rivisti, in alcuni punti aumentati (piazza Costituiente, via Pico), non si paga più il parchimetro da dopo il terremoto.
Siamo il primo Comune a votare il piano della ricostruzione che permette di ricostruire più in fretta e con meno vincoli per riportare la gente nelle proprie case il prima possibile (la cosa più importante )… ci sarebbe altro ma mi fermo qui (solo per le cose fatte non per quelle da fare che meriterebbero un elenco a parte).

Ora la polemica su palazzo Pini. Il palazzo è un esempio di ricostruzione veloce e con risultati architettonici bellissimi. E’ uno spazio restituito alla città che abbiamo già utilizzato per una mostra di successo e un concerto. Moltissime persone sono tornate in centro per vedere la mostra e il palazzo, che merita credetemi.
Abbiamo pensato che valesse la pena di utilizzarlo (è agibile e a norma) di più visto che le chiese e il castello rimarranno inagibili per molto tempo. Riportare le messe in centro, organizzare eventi come concerti e mostre compatibili con quello spazio a me sembra buono per il centro storico che soffre moltissimo del terremoto e della crisi.
Aprire questo spazio alla città per farlo vivere e far vivere quello che gli sta intorno non blocca ne rallenta la ricostruzione. Non è che tenendo chiuso quello spazio le pratiche Mude accellerano. Stimo lavorando per abbreviare i tempi sul Mude assumendo nuove persone. Dobbiamo continuare ad aggiungere valore al centro, non vedo altra soluzione”.

Condividi su: