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Risultati al Cavone: “Scoprono l’acqua calda”, sostiene il geologo Ortolani

da | Lug 4, 2014 | Rapporto Ichese, speciale terremoto | 0 commenti

Sperimentazione Cavone nell’area epicentrale dei terremoti del maggio 2012 in Emilia Romagna: trovata “acqua calda”? E’ la domanda che si pone il geologo Franco Ortolani analizzando i risultati della sperimentazione al pozzo Cavone, realizzata su prescrizione degli esperti che hanno prodotto il rapporto Ichese in cui non si escludeva una possibile correlazione tra sisma e trivellazioni.

“Per quanto riguarda l’attività in atto nella Concessione Mirandola – laboratorio Cavone, si tratta dell’attività avviata a seguito dell’“Accordo di collaborazione relativo all’attività di monitoraggio e studio nella Concessione Mirandola ‘Laboratorio Cavone’”, stipulato il 17 aprile 2014 dal presidente della Regione Emilia Romagna, dal ministro dello Sviluppo economico e dall’amministratore unico di Padana Energia s.p.a., per sottoporre il sito, per novanta giorni, a un’attività di monitoraggio e ricerca da svolgere in coerenza con le raccomandazioni del rapporto ICHESE e per consentire una risposta esaustiva al dubbio proposto dalla Commissione Internazionale circa il fatto che le azioni inerenti lo sfruttamento di idrocarburi nella concessione di Mirandola possono aver contribuito a ‘innescare’ l’attività sismica del 2012.


Le conclusioni della commissione ICHESE prospettano, in sostanza, l’esecuzione di indagini per verificare se le attività svolte nel giacimento Cavone possano avere attivato la prima scossa del 20 maggio 2012. Quindi, con le sperimentazioni del laboratorio Cavone, bisogna verificare se l’ipotesi di co-responsabilità (natura+attività antropica invasiva nel sottosuolo) delle compagnie petrolifere che hanno utilizzato il giacimento sia sostenibile o meno.
E’ evidente che lo scopo principale è verificare se vi siano le condizioni idrauliche, tra il pozzo 14 di reiniezione, e le zone circostanti, tali da determinare modificazioni indotte dalle iniezioni per cui i fluidi iniettati possano propagare le sollecitazioni fino alla zona dell’ipocentro della scossa del 20 maggio 2012.
In pratica la commissione Terlizzese con i dati acquisiti con l’esperimento Cavone deve discolpare o meno le compagnie petrolifere!
Nei giorni scorsi sono stati resi noti i primi risultati della sperimentazione, subito ripresi dalla stampa con articoli che evidenziano l’assoluzione delle compagnie petrolifere.
I dati ottenuti con la sperimentazione, che libererebbero da ogni responsabilità le operazioni petrolifere nel giacimento Cavone, sarebbero i seguenti:-non sono stati riscontrati fenomeni di interferenza fra il pozzo reiniettore Cavone 14 ed i pozzi produttori circostanti; -l’iniezione d’acqua durante la vita del campo di Cavone non ha causato pressurizzazione del sistema e, a oggi, si ritrova la pressione iniziale (pressione originaria di giacimento); – è stato possibile stimare che la variazione di pressione risulta non significativa già sul pozzo più vicino Cavone 3, distante circa 500 m dal pozzo Cavone 14, mentre si annulla sui pozzi più lontani ed ai bordi del giacimento.
In parole povere i dati originali dimostrerebbero che i fluidi iniettati nel pozzo 14 non causano modificazioni nei pozzi circostanti, quindi i fluidi nel sottosuolo non possono essersi dispersi fino ad attivare il primo terremoto del 20 maggio 2012.
Ma è davvero una nuova scoperta o si tratta di “acqua calda” (cioè di qualcosa di già noto, non dell’acqua calda che si trova nel sottosuolo nel vicino campo geotermico sotto Mirandola)?

Se si legge la nota di ARPA sezione di Modena del 5 luglio 2011 (prot. 2011/9905) “Considerazioni sulle prescrizioni del pozzo di reiniezione acque in unità geologica profonda.Cavone14, prescrizione 6, si evince che “ulteriore conferma della scelta dell’unità geologica profonda per le sue caratteristiche di recettività e di non interferenza con il resto del giacimento è evidenziata dall’andamento erogativo dei pozzi limitrofi che non è stato interessato dall’attività di reiniezione in corso da circa tre decenni”.
Quindi era noto che iniettando fluidi nel pozzo Cavone 14 niente sarebbe stato registrato nei pozzi vicini.
Ma allora a che è servita la sperimentazione? In base ai dati velocemente diffusi pare che si profili una “presa in giro”?
Se si sapeva già quanto è stato sbandierato come un dato “rivoluzionario” si doveva eseguire un altro tipo di sperimentazione! Il rapporto ICHESE sollecita sperimentazioni adeguate, non come questa del Cavone!

E come mai non è stato fatto?
Gli esperti nazionali della commissione Terlizzese non lo sapevano?
Mi rifiuto di pensare che lo sapessero ed è stata fatta apposta questa “sperimentazione”?


Se i fluidi iniettati nel pozzo Cavone 14 non sono rilevati nei pozzi vicini vuol dire che si diffonderanno verso altre direzioni!
I pozzi vicini non circondano, infatti, il pozzo Cavone 14, quindi i fluidi iniettati possono diffondersi benissimo verso il basso e lateralmente e andare ad interessare aree circostanti come ad esempio quella dove si è verificato il sisma del 20 giugno 2014 praticamente alla stessa profondità del pozzo 14 e dopo quattro giorni che erano terminate le reiniezioni.
Allora, per ora, solo “acqua calda” dalla sperimentazione Cavone? 


Il pozzo Cavone 14 per la reiniezione di fluidi inquinanti non è altro che un “buco nell’acqua” e per di più già nota?
La sicurezza dei cittadini è argomento di importanza strategica e va affrontato multidisciplinarmente e multiistituzionalmente senza conflitti d’interesse con grande serietà e trasparenza mettendo da parte gli interessi economici di parte (società private, caste ecc.).
Le risorse naturali vanno utilizzate garantendo la sicurezza di tutti!”

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