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“Cambiare le norme sulla white list”, la richiesta della Cisl

da | Set 13, 2014 | Ricostruzione, Ultime news | 0 commenti

Domenico Chiatto

Domenico Chiatto

Rivedere le norme sulla “white list” per evitare altri casi come quello della Lami Costruzioni. Lo chiede la Filca-Cisl di Modena dopo la riammissione dell’azienda di San Cesario sul Panaro nell’elenco delle imprese che possono aggiudicarsi appalti pubblici. «L’operato della Prefettura di Modena è stato tempestivo – premette il segretario provinciale degli edili Cisl Remo Perboni – I problemi sono a monte, cioè nella normativa.

È positivo, ma non sufficiente, il decreto legge 24 giugno 2014 n. 90 (misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l’efficienza degli uffici giudiziari) che assegna al prefetto il potere di intervenire nei confronti delle imprese interdette con misure straordinarie di sostegno e monitoraggio per garantire la salvaguardia dei livelli occupazionali e la continuità dei contratti in essere. Per evitare il rischio di mettere in gravi difficoltà le aziende segnalate dal Girer, ma non ancora interdette, – continua Perboni – bisognerebbe prevedere la possibilità di effettuare nei loro confronti un’attività di tutoraggio preventivo. Ciò permetterebbe loro di evitare la perdita di commesse, la sospensione dei cantieri e un danno di credibilità. Nell’attuale mercato delle costruzioni – conclude il segretario provinciale della Filca-Cisl – la lunghezza dei tempi di interdizione può incidere in modo decisivo sulla vita o sulla morte di un’azienda».

Remo Perboni

Remo Perboni

La Cisl, comunque, ribadisce il giudizio positivo sull’attività condotta dalla Prefettura a presidio della legalità; a tutt’oggi sono circa 2 mila le aziende iscritte nelle “white list”. «Per evitare infiltrazioni malavitose è necessario che forze dell’ordine e istituzioni possano proseguire il loro fondamentale lavoro di controllo. Allo stesso tempo, però, – afferma Domenico Chiatto, componente della segreteria provinciale Cisl – bisogna fare il possibile per salvare le aziende e i posti di lavoro quando ci si trova di fronte a casi di “bassa contaminazione”».

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