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Intervento sugli argini nel post alluvione, si è fatto il punto a Modena

da | Set 19, 2014 | Bomporto, Bastiglia, Alluvione | 0 commenti

Complessivamente sono 52 gli interventi straordinari programmati nel 2014 per la messa in sicurezza degli argini Secchia e Panaro e sul reticolo dei canali danneggiati dall’alluvione del 19 gennaio. Sono a carico di Aipo e sono finanziati con ordinanza regionale per oltre 15 milioni e 650 mila euro nell’ambito della manutenzione straordinaria dell’arginatura di Secchia, Panaro, Naviglio e della rete idrografica minore. Sono inoltre già stati perlustrati diversi tratti arginali da tecnici di enti pubblici e volontari della protezione civile.

Lo ha sottolineato in Consiglio comunale – si legge in un comunicato stampa – l’assessore all’Ambiente del Comune di Modena Giulio Guerzoni giovedì 18 settembre rispondendo all’interrogazione di Adolfo Morandi di Forza Italia. Il consigliere ha chiesto “di relazionare sui risultati dell’indagine esperita dall’apposita commissione in merito al cedimento dell’argine del Secchia; come si pensa di intervenire per prevenire situazioni simili a quella verificatisi il 19 gennaio e nuove rotture degli argini e inondazioni; se non si ritenga opportuno attivare tutte le procedure utili all’avvio dei lavori di controllo e pulizia e manutenzione all’alveo dei fiumi che circondano la città”.

“Interventi ordinari sull’intero comparto idraulico per quasi 9 milioni di euro già programmati in precedenza – ha spiegato Guerzoni – e provvedimenti urgenti di messa in sicurezza idraulica dei bacini dei fiumi Secchia, Panaro e Naviglio sono le due direttrici seguite dal complesso insieme di interventi in corso sul nodo idraulico di Modena e in capo all’Agenzia interregionale per il fiume Po; il Comune di Modena è tuttavia inserito nel gruppo di lavoro regionale coordinato dal Settore Difesa del suolo e alla Programmazione territoriale”.

Il completamento del Diversivo Martiniana, la sistemazione del torrente Grizzaga, la cassa dei prati di San Clemente, l’ampliamento della cassa del fiume Secchia e gli specifici piani di manutenzione della vegetazione e di riassetto delle aree golenali rientrano negli interventi ordinari già previsti, mentre le arginature di Secchia, Panaro, Naviglio e della rete idrografica minore, anche sulla base delle ordinanze firmata dal Commissario delegato all’alluvione, fanno parte della manutenzione straordinaria.

L’assessore ha quindi sintetizzato la relazione tecnico-scientifica di oltre 100 pagine presentata il 9 luglio dalla Commissione scientifica istituita dalla Regione Emilia-Romagna per analizzare e valutare le cause della rottura arginale del Secchia, i cui lavori sono stati avviati a inizio febbraio.

La Commissione, basandosi su prove geotecniche in campo e di laboratorio e  applicando metodi complessi ha concluso che “appare del tutto verosimile che l’argine abbia collassato per effetto dell’interazione tra la piena e un articolato sistema di tane di animali selvatici, presente nel corpo arginale, che ne ha ridotto la resistenza”.

In relazione al discusso problema delle tane, la Commissione ha valutato che “la presenza di questi animali è un fenomeno emergente, in quanto non si tratta di nutrie ma di tassi, volpi e istrici, insediati in questo territorio soltanto da qualche anno a questa parte”.

Inoltre, la ricostruzione degli eventi da parte della Commissione ha messo in luce come “le piogge cumulate dal 15 gennaio al 4 febbraio non sono state di particolare intensità, ma persistenti nel tempo; tali, quindi, da poter ipotizzare un volume d’acqua fuoriuscito tra i 36 e i 38 milioni di metri cubi e un colmo dell’onda di piena superiore ai 400 metri cubi al secondo”.

“Il fenomeno – ha continuato l’assessore – è stato spiegato secondo due modalità di attivazione. Nella prima l’innesco si è sviluppato inizialmente attraverso un processo di progressiva erosione interna favorito dal sistema di tane presenti nell’argine, nella seconda è riconducibile alla progressiva instabilità geomeccanica del terreno indebolito dalla presenza delle cavità e favorita dalle condizioni di parziale saturazione indotte dalla piena. Le due modalità possono aver agito singolarmente o in combinazione e hanno comportato un ribassamento dell’argine con conseguente sormonto da parte della corrente fluviale. La breccia si è poi evoluta nel giro di poche ore approfondendosi e allargandosi per effetto dell’erosione causata dalla corrente”.

Il consigliere Morandi ha detto “che l’aver messo in atto interventi strutturali e controlli è un fatto positivo, ma quanto è successo può ancora accadere. Non c’è nessuna indicazione specifica – ha continuato – su una delle due concause citate, le tane dei tassi che non erano presenti alcuni anni fa ma oggi hanno infestato gli argini. Controlli e pulizia degli argini non sono più sufficienti, occorre pensare a come intervenire, quindi non mi sento rassicurato perché non pare si sia andati fino in fondo per risolvere il problema”.

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