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La finanza etica esiste, sta a noi promuoverla- il commento di Antonio Turco

da | Ott 29, 2014 | Editoriale | 0 commenti

di Antonio Turco (*)

A proposito dell’editoriale di Andrea Lodi sulla finanza etica 

La finanza etica esiste, eccome se esiste.  

Bisogna però fare un passo indietro e partire dalla domanda: “Che cos’è l’economia?”

Ogni economista risponderà: “L’economia è lavorare, guadagnare, mantenere se stessi e la famiglia, risparmiare, investire, produrre, comprare, vendere, affittare, assumere dipendenti, pagare le tasse, erogare servizi, ricevere servizi, ricevere prestiti, pagare i debiti”. Descriverà insomma l’economia semplice che creò la bella Italia di un tempo che si allontana, non la finta economia dei “mercati”, dello “spread” e delle “agenzie di rating”.

Pensiamo forse che i cittadini non sappiano che l’economia vera è quella descritta così semplicemente? Lo sanno bene, eccome. E allora perché le azioni governative non collimano quasi mai coi desideri delle gente? Forse perché il Governo lavora per deprimere l’economia, affinché la finanza continui a lucrare i medesimi interessi da un paese sempre più povero? Forse sì, forse no. Chissà!

Vede, caro Lodi, noi dobbiamo tutti fare un salto culturale. Un tempo c’erano i ricchi e i poveri e tutte le sfumature intermedie. La ricchezza aveva comunque un legame col lavoro: anche il più bieco degli speculatori doveva per forza di cose “agire” se voleva mantenere il proprio livello di ricchezza.

Ma dal 1971, con gli accordi di Bretton Wood, cioè da quando Nixon sganciò il dollaro dall’oro, si è formata una finanza ben diversa. Il mondo finanziario attuale è formato da “coloro il cui capitale cresce a un ritmo tale da superare la capacità di spesa del possessore”. Esiste cioè una finanza che non ha bisogno del lavoro, che munge gli Stati semplicemente facendo eseguire dei programmi a computer, che si disinteressa della povertà dei popoli perché ci saranno sempre dei più poveri pronti a sostituire chi eventualmente protesta. Questa è la finanza che vediamo tutti i giorni sui media e nei mercati, questa è la finanza che anche lei, insieme a noi, intende combattere. Ne sono sicuro.

Quale è infatti la più grande spesa improduttiva dello Stato italiano? Ma è ovvio, gli interessi passivi (75 – 80  miliardi di euro, andando a spanne). Abbiamo notato qualche azione dei vari Governi volta ad abbattere gli interessi passivi? Nessuna. Abbiamo invece sentito affermazioni del tipo: “Datemi fiducia, altrimenti i mercati ce la faranno pagare”. E coloro che dicono così dicono, purtroppo, il vero: loro sanno bene come agiranno i mercati.

Se ne faccia una ragione, dottor Lodi. Spieghi ai suoi studenti che la lotta di oggi è quella contro la finanza del “capitale autoalimentato”. Insegni lo slogan: “l’interesse non mi interessa” ai suoi lettori, combatta perché il debito dell’Italia ritorni in Italia a tassi compatibili con la crescita dell’Italia stessa.

Sono convinto che mi comprende e che sta con noi.

Dalla parte della “finanza etica”. Appunto.

 

(*) Antonio Turco, residente a Cavezzo, Revisore Legale, giornalista pubblicista, lavora a Bologna dove è Tesoriere del Consorzio Cooperativo Finanziario per lo Sviluppo.

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