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Lavoro nero e caporalato, a Modena è record di sfruttamento

da | Feb 9, 2015 | In Primo Piano, Approfondimenti, Economia | 0 commenti

Record di irregolarità contestato per lavoro nero ed irregolare nelle poche, ma efficaci, visite ispettive nei cantieri e posti di lavoro dei nostri territori. I dati aggiornati al 1° ottobre 2014, attestano una media del 52% di irregolarità riscontrate a livello regionale. In provincia di Modena, molto peggio, si registra un 47% in agricoltura, il 60% in edilizia, il 64% nel terziario, ben il 74% nel manifatturiero e industria.  Per lo più giovani precari e stranieri.

“L’illegalità economica, e quella malavitosa non da meno, sempre  – osserva in una nota Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinatore legalità e sicurezza Cgil regionale – si alimenta colpendo il lavoro, colpendone diritti e dignità, rubando dentro le stesse buste paga, regolari o fasulle che siano.  Di lavoratori emiliani, calabresi o stranieri che siano.Emerge poi, tra le pieghe della attualissima grande operazione contro le attività ‘ndranghetare in queste province e Modena in particolare, un aspetto inedito, che si potrebbe definire “caporalato col pizzo mafioso”. Dalle indagini si vede che il signor Bolognini – collegatore fra il clan e l’impresa Bianchini – si ritagliava una “retribuzione” di circa 20.000 euro al mese, taglieggiando un “pizzo” sulle buste paga della ventina di muratori e carpentieri calabresi da lui procurati per i cantieri nella Bassa. Lavoratori “autotassati” del contributo della Cassa Edili, rimborso pasti e vietata iscrizione sindacale.

Nel torrente malavitoso che in questi giorni si è gonfiato attraversando le nostre pianure, non va però scordato e sottovalutato un affluente minore ma continuo, che scorre nelle nostre campagne ed organizza truffe complesse e molto redditizie, ai danni di tanti immigrati bisognosi di lavoro e del permesso di soggiorno.

Ancora in questi giorni, la CGIL ha presentato una segnalazione documentata che aggiunge un ulteriore anello ad una lunga catena già conosciuta e che, purtroppo, ha segnato negli ultimi anni e fino ad oggi, un radicato filone di truffe ben estese ed organizzate, che hanno mostrato il coinvolgimento di una rete ben integrata fra soggetti che parlano lingue straniere – indiano, pakistano, maghrebino – e dialetto modenese.
Imprenditori agricoli che truccano le assunzioni; consulenti che organizzano le clientele bisognose di immigrati;professionisti che producono le false retribuzioni; ma pure – come si è visto appena un anno fa – operatori di due importanti Organizzazioni di coltivatori e piccoli artigiani.
I colpi inferti dal grande lavoro investigativo del Commissariato PS di Carpi, della Finanza, degli Enti del Lavoro modenesi e delle Polizie Municipali, hanno scoperchiato una vera e propria “tratta criminosa dei permessi di soggiorno”. E che non è cessata (in allegato una falsa busta paga) .
Questo di oggi è il caso di una conosciuta “impresa di coltivazioni agricole associate all’allevamento” situata fra stradelli e ponticelli della campagna carpigiana.

Un import-export umano con “tariffe” imposte agli stranieri di parecchie migliaia di euro e che riservano dai 2.000 ai 3.000 euro ai coltivatori collusi, per ognuna delle false assunzioni.
Un quadro deprimente che emerge da indagini e blitz modenesi iniziati nel 2009, poi con la vasta operazione “lambrusco” nel 2013 che ha scoperchiato un giro d’affari di oltre 10 milioni di euro, poi con i 20 rinvii a giudizio nel maggio scorso, le periodiche e benefiche ispezioni della polizia carpigiana per il contrasto allo sfruttamento dei clandestini, fino agli interventi della Guardia di Finanza nella Bassa di dieci giorni fa.
Colpi duri ed efficaci che devono perseverare.
Serve ancor più attività di controllo, con maggiori risorse dedicate e sopratutto coordinamento operativo fra i soggetti istituzionali.
Ma i fatti segnalati, confermano la preoccupante persistenza di un fenomeno illegale che coinvolge un modo di fare impresa che va sradicato, deleterio per le tante ditte regolari. Titolari di imprese che al telefono ridono, non solo per le scosse del terremoto, ma anche della piaga drammatica del lavoro clandestino”-

 

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