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Rapporto Ocse su corruzione in Italia

da | Mar 27, 2015 | Editoriale | 0 commenti

Ocse, Italia al top per corruzione percepita nelle istituzioni governative

Periodicamente ci tocca commentare i dati pubblicati da Transparency International, riguardanti la percezione nel mondo del livello di corruzione delle Istituzioni.

Purtroppo anche quest’anno l’Italia ne esce molto male: la percezione della corruzione delle istituzioni governative in Italia sfiora il 90%, al top tra i paesi Ocse. Dato confermato anche da una ricerca pubblicata di recente proprio dall’Ocse, che cita lo studio Gallup, dal titolo “Curbing corruption” (“Mettere un freno alla corruzione”). La percezione più bassa è in Svezia ed è inferiore al 15%. La media dei Paesi Ocse si colloca sotto il 60%.

“Il costo delle truffe e della corruzione negli investimenti pubblici – scrive l’Ocse – non è solo economico ma politico e istituzionale con seri risvolti per la legittimazione dell’apparato dello Stato e la capacità delle istituzioni governative di funzionare in modo efficace”. Per l’Ocse c’è una «forte relazione» tra la corruzione percepita e la fiducia nel Governo. Più alta è la corruzione percepita, più bassa è la fiducia nelle istituzioni.

In Svizzera, per confermare la relazione, che ha una corruzione percepita attorno al 25%, la fiducia nel Governo si avvicina all’80%.

Vero è che la percezione della corruzione non necessariamente coincide con il reale fenomeno che coinvolge il Paese. Per allontanare comunque qualunque dubbio sul fatto che ormai il livello della percezione è indiscutibilmente vicino alla realtà, è sufficiente rifarsi ai fatti di cronaca, ci ricorda Davide Del Monte, Executive Director di Transparency International Italia: l’ alto funzionario governativo che pare abbia pilotato o quantomeno indirizzato gli appalti di tutte le grandi opere per favorire gli “amici”, la società sportiva utilizzata come lavatrice per ripulire soldi sporchi, case crollate per “omessi controlli”, operazioni chirurgiche inutili effettuate per ottenere cospicui rimborsi pubblici, elezioni vinte o perse non in base alla capacità di convincere l’elettore, ma alla capacità di comprarlo, i fenomeni di corruzione che hanno interessato importanti investimenti per lo sviluppo del Paese, dal MOSE ad EXPO 2015. E si potrebbe continuare oltre, purtroppo.

Ed è proprio il rapporto con le Istituzioni che deve essere recuperato, per ridare slancio al Paese. Se, infatti, il 70% degli italiani ritiene che il Governo sia portatore di interessi di pochi, che la burocrazia rallenta, e spesso frena, qualunque atto amministrativo, senza considerare la lentezza dei tribunali, si innesca un meccanismo di sfiducia e di mancata visione di un futuro, che di fatto impedisce qualunque piano di riforma.

E’ un meccanismo contorto, ma che ha un senso: la riforma delle Istituzioni, con un effettivo contrasto ad ogni forma di illegalità, è la base di partenza per le altre riforme di cui necessita il Paese.

“Partiamo da chi del contrasto alla corruzione fa il suo obiettivo principale, l’Autorità Nazionale Anticorruzione”, scrive Davide Del Monte, Executive Director di Transparency International Italia, “nessuno mette in dubbio la capacità e la volontà del presidente Cantone e dei suo consiglieri e collaboratori, ma non è chiaro in che modo, concretamente, questa autorità possa contribuire a combattere il fenomeno per come è costituita oggi e soprattutto per i poteri che le sono conferiti: l’Autorità ha un ruolo prettamente preventivo, vero, ma la prevenzione deve partire (anche) dallo studio dei dati in grado di evidenziare particolari anomalie e rischi e dallo scambio continuo e strutturato di informazioni con tutti gli altri soggetti che operano nella sfera della lotta alla corruzione, quali Corte dei Conti, Guardia di Finanza, polizia e tribunali. Un esempio di cui recentemente si parla molto spesso riguarda i costi kilometrici dell’alta velocità nel mondo e sull’importo, assolutamente e inconcepibilmente più alto, pagato in Italia rispetto a tutti gli altri paesi. Informazioni note da tempo, che sono state addirittura riprese circa due anni fa, a maggio 2013, in un paper di Baruch Feigenbaum, intitolato “High-Speed Rail in Europe and Asia: Lessons for the United States”.

Sarebbe sufficiente che i nostri Parlamentari, direbbe qualcuno (e condivido), si occupassero anche di evidenziare agli elettori come funzionano certe Istituzioni. Vero. Ma cosa dobbiamo pensare della vicenda del Ministero del Tesoro che, appena qualche giorno fa, ha negato l’accesso alle informazioni sui derivati bancari sottoscritti dai governi passati a dei parlamentari che ne hanno fatto richiesta ?

Insomma, il quadro non è dei più rosei, e a chi grida che l’illegalità è fortemente incentivata dalle attuali Leggi e regolamenti, nonché dai comportamenti dei nostri politici, forse bisogna dare ragione. Almeno un po’.

Fonti: IlSole24Ore e Transparency Italia

Andrea Lodi (economix@piacenzasera.it)

 

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