Benvenuti nell’archivio di sulpanaro.net
Qui sono disponibili tutti gli articoli pubblicati del nostro quotidiano dal 1/1/2015 al 30/6/2020
Tutti gli articoli successivi al 30/6/2020 sono disponibili direttamente sul nostro quotidiano sulpanaro.net

Le aziende dell’Ict? Qui sono tante e corrono forte

da | Ott 31, 2015 | Economia | 0 commenti

Tecnopolo ricercatore lavoro giovani

Sono tante e molto attive. Producono fatturati importanti, ma hanno bisogno di crescere di dimensioni e in relazioni. Vogliono tornare al centro dei processi di innovazione, ma non trovano risorse umane a sufficienza.

Il primo rapporto sull’ICT a Modena, realizzato dalla Fondazione Democenter, ci consegna una visione del settore complessa, fatta di risultati conseguiti già importanti, con problemi di crescita e straordinarie opportunità per il futuro. Ovviamente se si sarà capaci di coglierle.  

Lo scenario generale

Nel corso degli ultimi 10 anni le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) hanno svolto un crescente ruolo nello sviluppo economico mondiale ed europeo, incidendo soprattutto su due fattori: il crescente contributo dell’ICT sul Prodotto interno lordo e l’utilizzo massiccio dell’ICT nella produzione di beni e servizi (manifacturing 2.0), oltre che ovviamente nelle tradizionali attività di sviluppo di gestione dei processi di business.

Se allarghiamo lo sguardo al mercato mondiale del digitale, il 2014, secondo i dati di Assinform, è stato un anno di crescita in tutti i segmenti, con la sola eccezione dei servizi di rete. La crescita è stata forte nel software e soluzioni ICT e nei contenuti digitali, buona per i dispositivi e sistemi e i servizi ICT. L’affermarsi della mobilità digitale, la crescita degli accessi a internet, l’aumento della domanda di piattaforme web, social ed ’e-commerce, la conferma del ruolo abilitante del cloud, la graduale affermazione dei big data e delle piattaforme IoT (raccolta ed elaborazione dati dalle cose di uso comune) sono risultati i maggiori fattori di crescita.

il Tecnopolo a Modena

il Tecnopolo a Modena

E l’Italia? Nel secondo semestre del 2014, il mercato digitale italiano ha iniziato a invertire una tendenza negativa che durava dal 2009.  Le componenti che più hanno sostenuto la ripresa sono quelle relative al software e soluzioni ICT e ai contenuti digitali e digital advertising cresciute rispettivamente del 4,2 e dell’8,5%.

 Un primo Rapporto sulle imprese ICT a Modena

Proprio a partire dalla crescente rilevanza del settore, la Fondazione Democenter, insieme alle Associazioni delle imprese (Confindustria, LAPAM e CNA) e in collaborazione con il Dipartimento Softech dell’Università di Modena e Reggio Emilia, ha realizzato un’indagine quantitativa e qualitativa sulle imprese ICT di Modena e dell’Emilia-Romagna. Si tratta della prima iniziativa relativa alle imprese del settore che per l’analisi quantitativa ha utilizzato gli elementi di AIDA, la banca dati internazionale contenente le principali informazioni sulle imprese di capitale, e per l’analisi qualitativa un panel di imprese indicato dalle associazioni, con la realizzazione di una serie di interviste guidate.  

I numeri del Rapporto

La ricerca ha innanzitutto permesso di effettuare una fotografia del settore che secondo i dati di AIDA, riferiti al 2013, conta di 2.529 imprese appartenenti alle attività classificate come ICT da OCSE.

I dati più interessanti riguardano le attività prevalenti, il numero degli occupati, la dimensione delle imprese, il fatturato e la redditività.

L’attività prevalente delle imprese è quella dello sviluppo software che secondo i dati AIDA vede circa 10mila occupati a livello regionale, mentre la dimensione di impresa di gran lunga dominante è quella micro, dove si concentra il 75 per cento delle aziende, mentre le piccole sono quasi il 22 per cento e quelle con più di 50 dipendenti appena il 3 per cento.

Il tecnopolo a Modena

Il tecnopolo a Modena

Il fatturato complessivo supera i 5 miliardi di euro, con dati in crescita sull’EBITDA (indice di redditività) di circa il 7 per cento rispetto ai due anni precedenti.

Di particolare interesse è il dato che riguarda le imprese operanti nello sviluppo software, che registrano un valore di EBITDA superiore dell’89 per cento rispetto alle altre imprese del settore e un valore aggiunto medio di oltre 53mila euro, con un costo medio per addetto di circa 36mila euro.

Dati ancora migliori di quelli regionali si registrano a Modena, in particolare nel settore dello sviluppo software dove la reddivitità è superiore di quasi il 9 per cento rispetto al dato regionale.  

Le interviste e i bisogni

All’analisi sui dati Aida si è accompagnata un’analisi qualitativa sul gruppo di imprese indicate dalla Associazioni. Con ogni impresa è stata realizzata un intervista su traccia guidata di circa 1 ora. Le principali caratteristiche delle imprese intervistate sono: un fatturato in crescita nel corso degli ultimi 2 anni; un’età media degli occupati tra i 30 e i 35 anni; una presenza maggiire su mercati nazionali, in alcuni casi internazionali, più raramente locali; clienti di dimensione grande e media; un modello di business prevalente di sviluppo software con significativa presenza di prodotti propri.

Dalle interviste sono emerse 4 esigenze principali:

  1. Ridurre l’elevata frammentazione del settore, con la richiesta di maggiori azioni a sostegno della crescita dimensionale e della visibilità;
  2. Invertire la preoccupante “retrocessione” dell’ICT in molte imprese a puro fattore di risparmio, riportandola al centro delle aree di innovazione di processo e di prodotto.
  3. Superare rapidamente la crescente difficoltà a reperire risorse umane qualificate sul territorio come aspetto fondamentale per la crescita e la competività. Tale difficoltà riguarda sia figure di alto profilo che ruoli con compiti operativi.
  4. Favorire una buona interazione con l’Università e le strutture di ricerca locali al fine di sviluppare una maggiore cooperazione e collaborazione. In particolare l’esigenza è quella di un proficuo confronto tra le traiettorie di ricerca e quelle di sviluppo del business delle imprese.

 

Alcune prime risposte

ricerca lavoro aziende giovaniUna prima risposta a tali esigenze arriva dalla strategia di specializzazione intelligente della Regione Emilia-Romagna che individua nell’ICT una KET (Key enabling technoloy) e ne vede una presenza significativa nei processi di innovazione dei settori prioritari come la meccatronica e la motoristica, l’agroalimentare, l’edilizia, le industrie creative e della salute.

Una seconda risposta, questa tutta modenese, e nei progetti del Comune di Modena, della camera di Commercio e di altre Istituzioni per lo sviluppo della smart city e delle smart communities che vedono una crescente importanza dell’ICT e delle tecnologie digitali.

Una terza risiede nel sempre maggior utilizzo dell’ICT nella cosidetta Industria 4.0 in modo particolare per quanto riguarda l’organizzazione, elaborazione e analisi di grandi quantità di dati e i processi di sviluppo dello smart manifacturing.

Una quarta tipologia di risposta viene da una piattaforma aperta europea, FIWARE (www.fiware.org), per lo sviluppo di nuovi servizi in particolare sul mobile e sul web. Una piattaforma che sostiene le imprese attraverso 16 diversi acceleratori europei – e Democenter partecipa a uno di essi – per rafforzare una dimensione internazionale di servizi innovativi per il business.

 

Molto di quanto si potrà realizzare a Modena e in Emilia-Romagna dipenderà comunquw dalle scelte nazionali. Secondo dati di Confindustria Digitale, infatti, la situazione generale è molto diversa da paese a paese.

Ad oggi soltanto il 4,8% del Prodotto Interno Lordo dell’Italia è investito nell’ICT, mentre altri paesi europei impiegano risorse di gran lunga superiori: la Germania investe il 6,9% del PIL, la Francia il 7% e la Gran Bretagna il 9,6%. Un divario che si traduce in 25 miliardi di euro l’anno di minori investimenti in innovazione digitale rispetto alla media europea e che, se colmato, garantirebbe al PIL italiano una crescita aggiuntiva di un punto e mezzo percentuale.

Anche solo raggiungere la media dell’UE del 6,6%, inoltre, implicherebbe enormi vantaggi anche sul fronte occupazionale, consentendo la creazione di 700 mila nuovi posti di lavoro, per lo più altamente qualificati.

 

Condividi su: