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La recensione delle serie tv – Slasher

da | Giu 2, 2016 | Recensioni | 0 commenti

Le serie televisive sono il prodotto culturale che maggiormente ha segnato l’immaginario collettivo degli ultimi trent’anni. E i nuovi media alimentano nuovi modi di fruizione, come l’interessante ‘bing watching’, che avvicina sempre di più il prodotto audiovisivo al libro. E’ decisamente troppo presto per il funerale della serialità…

SLASHER Voto: 5/5 

Slasher è una serie monostagione, coprodotta tra Usa e Canada e non (ancora) arrivata in Italia, subbata, ma con un linguaggio pulito e abbastanza comprensibile, imperdibile per gli amanti del genere. Perchè proprio del titolo si tratta, essendo lo slasher quel filone dell’horror che vede un omicida seriale, di solito psicopatico e incazzoso e, di solito, armato di lame, perpetrare omicidi in un tranquillo paesino periferico dove tutto è pulito e delizioso e dove, dietro a ogni finestra, ovviamente, regna il male assoluto. Le citazioni filmiche abbondano, da Halloween di Carpenter a Venerdì 13, ma, di recente, anche la serialità televisiva sembra essersi innamorata di questo genere. «Non puoi trasformare un film slasher in una serie tv… i film slasher bruciano in fretta, la tv deve portare le cose per le lunghe». E’ la citazione di un personaggio di Scream, la serie tratta, appunto, dall’omonima saga craveniana, eppure è proprio dallo schermo di casa che la sentiamo. Aaron Martin, il creatore di Slasher, dice di essersi ispirato al primo slasher della storia, niente meno che Psyco di Hitchcock e al cosiddetto contemporary murder mystery (Broadchurch, Top of the lake), ma anche a certe tensioni alla Agatha Christie, da cui ricalca molte ‘brutture’ umane, così come, aggiungerei io, ad alcune atmosfere alla Stephen King, Seven (il killer uccide chi si è macchiato di uno dei sette peccati capitali) e, senza dubbio, alla relazione vittima – omicida de Il silenzio degli innocenti. La trama regge, l’ambientazione é classica e il richiamo al genere sa deliziarne gli appassionati, sostenuto molto bene dagli interpreti (in particolare Katie McGrath, la Morgana di Pendragon, Dean McDermott e Patrick Garrow, il mio poreferito!), per una volta non spudoratamente adolescenti. Non mancano trash e exploitation e un certo compiacimento metalinguistico. E più di qualche momento in cui vorresti controllare di aver chiuso bene il cancello di casa! Insomma, ce n’è per tutti.

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