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Lettere persiane – Non è un paese per giovani Eppure Anna e Marco eravate voi…

da | Lug 1, 2016 | Rubriche, Lettere persiane | 0 commenti

LETTERE PERSIANE

di Camilla Perugina

Tutto il mondo è paese, anche nella Bassa. Diceva Guareschi, mi pare di ricordare, che qui la gente bestemmia, non perché non crede in Dio, ma per fargli dispetto. Ed è proprio così! Chissà perché, poi. Di certo questa attitudine ha dato vita a imprecazioni molto colorite e singolari, che non è il caso di elencare. Ma anche di strane benedizioni all’infanzia, come diostradora, che sembra una cosa brutta, ma brutta non è.

E, di certo, questa doppia anima emiliana – un po’ Skywalker un po’ Darth Vader – ha contribuito a creare quell’effetto di straniamento che si ha, da immigrati, quando si arriva nell’Emilia delle lotte partigiane, del Comunismo con la C maiuscola, del sociale spinto e ci si ritrova invischiati, invece, in attività parrocchiali che fagocitano gran parte del tessuto socioculturale, soprattutto di infanzia e adolescenza (dove sono, per esempio, gli scout laici?! Quelli originali, peraltro; perché, per fare scoutismo devo mandare i ragazzi in chiesa?!?), con una ‘offerta formativa’ degna di un college americano.

Leggevo, con stupore, che il Liceo Pico di Mirandola è stato valutato miglior liceo classico d’Italia, sulla base dei risultati universitari degli ex alunni. E che parecchi studenti italiani, scelti da un’importante azienda di cacciatori di cervelli statunitense per essere introdotti nel mondo del lavoro di alto livello, vengono da qui. Ci dev’essere qualcosa, in queste terre, che porta i ragazzi ad aver voglia di emergere, di impegnarsi, di essere quello che, su mille, ce la fa (e anche Gianni, non abitava troppo distante da qui). E’ un gran bel corredo genetico, mi sembra. Largo ai giovani emiliani, quindi. Ma, anche qui sembra che la gioventù porti pur sempre disordine, sporcizia, rumore… I giovani o, comunque, le iniziative giovani, come sfilate, musica, notti bianche, carnevali. Che ne vogliamo fare, dei giovani, in campagna?

Perfino qui, vige la dittatura dell’anziano, che rivendica il diritto di trascorrere gli anni d’argento nel silenzio e nella più totale mancanza di vita. Così, per abituarsi al dopo, immagino. Il contadino che si è spaccato la schiena nei campi, ora vuole – giustamente – riposare. Ma perché deve farlo sempre e comunque, a scapito di qualche attività vitale, per il commercio, ma di certo, anche per le giovani menti di provincia? Perché non si riesce a comprendere che i ragazzi hanno bisogno di vita, per non estrometterli dai piccoli centri? Di cultura, di musica. Di ‘sballo’ sano. Senza farli scappare definitivamente in città, come i fidanzati del pezzo struggente di Dalla. Carissimi anziani di oggi, ma non capite che Anna e Marco eravate voi? Voi che, forse, avete provato a scappare cercando la strada per le stelle, ma che, alla fine, siete rimasti qui?  (Prima o poi, se la redazione me lo permette, scrivo un pezzo sui cantanti emiliani, solo con stralci dei loro testi! Stay tuned). 

Perché la rubrica si intitola “Lettere persiane”? Scoprilo sul sito della Treccani

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