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Cispadana, ora si fa sul serio. Ecco cosa ci dobbiamo aspettare

da | Ago 1, 2016 | In Primo Piano, Aggiornamenti viabilità, Ultime news | 0 commenti

Il dado è tratto, dopo lo sblocco del Governo, lo scorso febbraio, la Cispadana è al via, inteso come procedura di Valutazione Impatto Ambientale: pochi giorni per presentare le osservazioni, documenti in mano a chi di dovere e, come corollario, il balletto della politica, con favorevoli e contrari che sembrano esserlo a volte più per convenienza che per principio. Ma la Cispadana non impatterà su Roma e sui suoi deputati, nemmeno sui politici a Bologna: impatterà sulla Bassa, in maniera peraltro significativa.

Allora, a chi gioverà? Cosa cambierà? Quali sono le criticità e l’utilità di un’infrastruttura di cui si parla da decenni e che, se quelle dichiarate saranno le tempistiche, ci troveremo a percorrere (od oltrepassare, poi capiremo perché) verso il 2025? Abbiamo tentato di valutarne costi e benefici, con un semaforo ad aiutarci: rosso per ciò che non convince, giallo per ciò che lascia perplessi, verde per ciò che dovrebbe funzionare. A bordo!

cispadana

SEMAFORO ROSSO

Tipologia infrastrutturale. Sic et simpliciter: trattandosi di un’autostrada, pertanto a pagamento, l’immagine percepita  non può essere positiva: a nessuno sfugge che, alla lunga, saranno gli utenti stessi a pagarla. I quali, in fondo, alla sua realizzazione già partecipano in qualità di contribuenti.

SEMAFORO VERDE

Utilità per le aziende. È indiscutibilmente il vero valore aggiunto di questa infrastruttura. A fronte di un posizionamento sostanzialmente baricentrico tra Bologna, Modena, Ferrara, Verona e Mantova, la Bassa ha da sempre scontato le carenze infrastrutturali di raccordo con le autostrade, e questo per i distretti produttivi e le aziende ha rappresentato un punto negativo per quanto concerne la mobilità delle merci. Dover raggiungere Carpi o perdersi tra Concordia e Moglia nelle curve che affiancano il Secchia per raggiungere la A22, o giocarsi il canonico Casumaro-Mirabello-Vigarano per la A13, significa perdere tempo e costringere i mezzi pesanti alla viabilità ordinaria, con ovvie conseguenze. Guadagnare anche solo 10-15 minuti a tratta e non dover intasare strade costruite 60 anni fa per un transito veicolare molto meno intenso, per autotrasportatori e aziende non è cosa banale.

SEMAFORO GIALLO

Utilità per gli abitanti. Dall’autostrada l’utente comune delle nostre strade trarrà benefici trascurabili. Per quanto sia vero che avvicinerà alcune aree (e per i professionisti che si muovono non è poco), per chi non si sposta quotidianamente in generale si risparmierà un quarto d’ora e qualche imprecazione per andare sul Garda o ai lidi di Comacchio, ma nella quotidianità è altamente improbabile che utilizzi l’autostrada (pagando) per andare, per dire, da Finale a Concordia non in mezz’ora abbondante, ma in meno di 15 minuti. Insomma, un giallo-arancione tendente al rosso. Se si fosse optato per una soluzione differente, comunque non quella dell’autostrada, il discorso avrebbe segno opposto.

Così invece, più che fruirne, il più delle volte la vedremo al posto della campagna, oltrepassandola e scavalcandola per girare nella nostra comune viabilità gratuita.

SEMAFORO GIALLO

Tracciato. Posto che, comunque, un qualsiasi tracciato avrebbe trovato resistenze, anche ora che è definito – al netto delle varianti – lascia in certi casi perplessi, ma il motivo è chiaro: l’idea della Cispadana nasce cinquant’anni fa, i primi progetti reali hanno ormai trent’anni e, nel frattempo, i paesi si sono espansi in maniera anche significativa, toccando aree che verranno sfiorate dall’autostrada. Chi ha costruito magari proprio in quei tempi una casa e ora si troverà sotto le finestre – insomma a poche centinaia di metri – un casello o sei corsie beh, proprio così felice non può essere. Figurarsi chi si troverà a dover subire l’esproprio di un terreno sul quale magari sorge proprio l’abitazione, soprattutto se ristrutturata dopo il sisma…

SEMAFORO VERDE

Collegamenti e adduzioni. Se è vero che i cittadini della Bassa se ne faranno tutto sommato poco dell’autostrada in sé, utilizzeranno di sicuro alcuni tratti di collegamento e la viabilità di adduzione prevista nel progetto, quella insomma non a pagamento. Chi vive a San Felice e Massa e lavora al polo industriale di Finale, ad esempio, potrà raggiungerlo con una nuova strada che da Salde Entrà costeggerà la Cispadana e sbucherà presso lo stabilimento Marazzi; San Felice avrà una tangenziale nord che da via Tassi porterà al casello situato a nord-est di Rivara, mentre a Concordia verranno collegate attraverso un nuovo tratto con ponte sul Secchia la Sp 8 a San Giovanni Battista e la Sp 5 nel comune di San Possidonio; infine a Mirandola via Nazioni Unite sbucherà sulla attuale variante della Canaletto. Detto così non sembra granché, ma all’atto pratico si tratterà di comodità che porteranno vantaggi

SEMAFORO ROSSO

Lavori. L’opera è complessa: 67 km per sei corsie, 4 caselli (a distanze da tangenziale, più che da autostrada: i due dell’Area Nord sorgeranno tra Concordia e San Possidonio e a Rivara), 2 aree di servizio (una tra San Possidonio e Mirandola) e gli altri collegamenti: presumibilmente quattro o cinque anni di lavori, con il corollario dei problemi su una viabilità ordinaria che andrà a singhiozzo, perché inevitabilmente si avranno strade chiuse per consentire i cantieri per ponti e viadotti necessari per non tagliare la rete attuale, la quale per lavori verrà spesso interrotta Saranno anni di passione.

SEMAFORO VERDE

Ricadute. Porterà traffico ma alleggerirà la viabilità ordinaria da gran parte dei mezzi pesanti, e in linea teorica dovrebbe rendere più appetibile per gli imprenditori il nostro territorio: significa occupazione di medio-lungo periodo. Nel breve, quando cominceranno i cantieri, le ricadute occupazionali su movimento terra, edilizia e indotto produrranno lavoro. La speranza è che producano solo quello, e non ruberie, malaffare e infiltrazioni. Ma questo è un discorso diverso, e ben più complesso.

SEMAFORO GIALLO

Ambiente. Vaso di coccio tra i vasi di ferro dello sviluppo e dell’industrializzazione, non ne guadagnerà. Hai voglia a mitigare (alberi, barriere ecc.) ma il consumo di suolo porta conseguenze di cui la campagna farebbe a meno. L’inquinamento acustico localizzato di certo aumenterà, e così quello di ciò che respireremo, ma va ricordato che la Pianura Padana – la Bassa non fa eccezione – è già tra le aree più inquinate d’Europa e che gran parte delle Pm10 derivano dal riscaldamento di case e dai fumi prodotti dalle industrie: sostenere pertanto che la Cispadana di per sé peggiorerà drasticamente la qualità dell’aria è facile ma non corrisponde del tutto alla realtà. Perché l’aria, in determinate condizioni climatiche, qui è già pessima anche senza la Cispadana. Che inquinerà sì, ma mica siamo sulle montagne del Tirolo…

Definito il fondo per gli indennizzi «120 milioni per espropri e danni»

Graziano Pattuzzi, presidente di  Autostrada Regionale Cispadana

Se tutto procederà senza intoppi i decreti saranno emessi a fine 2017 e «per espropri e indennizzi  a chi avrà avuto danni abbiamo a disposizione un fondo complessivo da 120 milioni»., spiega Graziano Pattuzzi, già presidente della Provincia di Modena sino al 2004 e oggi presidente della società Autostrada Regionale Cispadana (Arc), al quale nel marzo 2015 era stata confermata la fiducia nonostante il suo nome fosse finito nelle indagini dell’inchiesta “Grandi Opere”. Tracciato alla mano, mostra cosa accadrà alle abitazioni che la nuova infrastruttura incontrerà sulla sua strada. Sono circa una quarantina gli edifici, tra abitazioni e fabbricati rurali e industriali, che saranno demoliti completamente; molto più numerosi i proprietari dirimpettai che avranno diritto a un indennizzo forfettario per i disagi subiti e la svalutazione delle loro proprietà.

Ci sono anche casi-limite: una abitazione ad Alberone che dovrà essere rasa al suolo dopo che è stata rimessa a nuovo coi fondi del terremoto e un fienile a Finale Emilia che era stato appena ristrutturato, sempre con fondi pubblici. «Ma altri casi non ce ne risultano – argomenta Pattuzzi – e i Comuni non dovrebbero aver dato nessun tipo di autorizzazione alla costruzione». I casi-limite si trovano tutti nelle nuove varianti decise a Roma dalla Presidenza del Consiglio a marzo. Una scelta che ha messo pace nel contenzioso tra due Ministeri che volevano percorsi diversi, ma che sul territorio crea nuove polemiche.

 

Articolo originariamente pubblicato sul numero 1 di SulPanaro.net Magazine

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