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Quando la mafia aiuta lo sviluppo

da | Ott 26, 2016 | Editoriale | 0 commenti

di Andrea Lodi (*)

Metti una sera a cena

Sabato 22 ottobre, durante una cena con amici, si è parlato della Puglia come luogo ideale dove trascorrere le vacanze estive: bel mare, cultura, servizi, buon cibo e pulizia (nel Salento, perché pare che qualcuno, nel foggiano, abbia riscontrato una discreta propensione da parte degli autoctoni nel ritenere il ciglio della strada, luogo dove stoccare i propri rifiuti). La Puglia, o per lo meno gran parte di essa, in effetti è sempre stata considerata una “parentesi rosa” in un Sud Italia in avanzato stato di decadimento.

Leggi l’ articolo del 5 agosto 2015

Sud Italia a rischio sottosviluppo permanente

Ci andai nel lontano 2002 nel Salento, a mescolarmi tra i vacanzieri talassofili. Tornai alcuni anni dopo a Bari per motivi di lavoro. Il titolo di Bologna del Sud Italia, credo che Bari se lo sia meritato. A partire dagli anni “80 c’è stato un interessante sviluppo industriale. La crisi economica del 2008 ha però lasciato il segno: la Puglia è una delle regioni del Sud Italia che registra deboli segnali di ripresa. Vero è però che essendo cresciuta molto negli anni passati, a differenza del resto del Sud Italia, è ovvio che la ripresa, in termini di crescita del PIL non può avere “numeri particolarmente significativi”.

La sacra corona unita

Queste sono le tipiche riflessioni da deformazione professionale. C’è una domanda però che mi frulla nella mente: perché la Puglia, anch’essa interessata da fenomeni “mafiosi”, non ha subito la devastazione che ha invece interessato i territori occupati dalla camorra campana, dalla mafia siciliana e dalla n’drangheta calabrese? Forse perché la “sacra corona unita” ha compreso che la devastazione del territorio non porta ricchezza? Siamo forse di fronte ad un’organizzazione criminale illuminata?

Domenica 23 ottobre, durante il consueto zapping serale, mi imbatto casualmente in un servizio televisivo (forse Speciale TG1, ma non ne sono sicuro). Si parla della “sacra corona unita”. Ascolto le parole di Cataldo Motta, ex procuratore capo dell’Antimafia di Lecce, che parla di un’organizzazione criminale che non spara, non taglieggia i commercianti, ma che addirittura, diventa sempre più società di servizi. Società di servizi? Presta danaro non con l’abituale modalità dell’usura, ma addirittura concedendo finanziamenti agevolati a chi ha bisogno. Insomma una sorta di organizzazione benefattrice, vocata alla prosperità del territorio, alla ricerca di consenso sociale. Addirittura, e qui raggiungiamo l’apice del paradosso, pare che alcuni commercianti decidano spontaneamente di “sostenere” economicamente l’organizzazione, auto-taglieggiandosi. Questo accadrebbe a Mesagne, in provincia di Brindisi, dove a quanto pare il consenso sociale, i mafiosi, l’hanno ottenuto.

Allora ho avuto ragione. Le mie riflessioni coincidono con la realtà: la mafia aiuta lo sviluppo.

La mafia aiuta lo sviluppo?

E’ evidente che le cose non stanno propriamente così. Il titolo è una provocazione. La situazione è ben diversa. Ciò che accade a Mesagne è una piccola parentesi all’interno di un fenomeno, quello mafioso, che non è assolutamente costruttivo. E questo lo sappiamo. Però è un segnale che non deve essere sottovalutato. Le nuove generazioni tendono sempre più a “trafficare” nell’ombra, mantenendo un basso profilo, ed inserendosi sempre più nel tessuto sociale, a volte, ottenendone anche il consenso. Un consenso che porta ad entrare in un circolo vizioso. Perché la malavita organizzata non nasce per fare gli interessi della comunità, anzi, ne succhia la linfa vitale. Oggi lo fa con maggiore scaltrezza. Lo fa investendo nella variabile temporale, nella certezza che, in un futuro non lontano, gli interessi saranno soltanto i loro. Un meccanismo noto, purtroppo, anche a noi emiliani.

Leggi l’ articolo del 17 febbraio 2016

Aemilia, dalla resistenza alla resilienza

 

(*) Andrea Lodi, vive a San Prospero (MO), è aziendalista, specializzato in Pianificazione Strategica. Giornalista economico, da gennaio 2009 cura “Economix“, la rubrica economica di PiacenzaSera.it; da settembre 2014 collabora con SulPanaro.net. Autore di “Economix, il ritorno – un nuovo sguardo sulla crisi italiana”.

 

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