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(In)Giustizia sociale tra generazioni: Italia penultima nell’Unione europea

da | Gen 25, 2017 | Editoriale | 0 commenti

di Andrea Lodi (*)

 

L’Italia è il paese europeo più vecchio dal punto di vista demografico. L’età media ha superato quota 45 anni, mentre gli over65 rappresentano circa il 22% della popolazione italiana, con un trend in aumento. Gli under15 sono in calo (circa il 13% della popolazione totale).

Il rapporto sull’indice di giustizia sociale 2016 della fondazione tedesca Bertlesmann colloca l’Italia al 24mo posto sui 28 paesi dell’Unione Europea.

L’indice si basa su sei indicatori: giustizia intergenerazionale, prevenzione della povertà, diritto allo studio, accesso al mercato del lavoro, coesione sociale, sanità.

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“Con il rapporto di dipendenza degli anziani più alto della Ue – si legge nel rapporto – l’Italia avrebbe urgente bisogno di un mercato del lavoro efficiente con alto tasso di occupazione. Invece il basso punteggio (4,83)  sull’accesso al mercato del lavoro è emblematico della scarsa performance di tutti gli indicatori che lo compongono”. Danimarca, Svezia e Regno Unito, con punteggi superiori al 7, sono i paesi che hanno i risultati migliori su questo aspetto.

“Senza una rapida attivazione del mercato del lavoro – scrivono i ricercatori della fondazione tedesca – molti giovani italiani sono a rischio di essere tagliati fuori dalla possibilità di avere un’occupazione stabile e l’Italia dovrà farsi carico di ricadute sociali a lungo termine”.

Siamo un paese di gerontocrati, che non investe sui giovani e sull’innovazione, con uno dei rapporti debito pubblico/PIL più alti d’Europa (132,6%) che sommato ad un tasso di disoccupazione giovanile attorno al 38% (la media europea è del 22%) e una “alta” propensione allo spreco, ne fanno un paese dal futuro incerto. Gli investimenti in ricerca e sviluppo sono rimasti troppo bassi (1,3% del Pil).

Il paese “più giusto” da punto di vista sociale è la Svezia con tutti gli indicatori compresi tra 7 e 8, seguita da Finlandia, Danimarca e Repubblica Ceca. Peggio dell’Italia si piazzano la Spagna, la Bulgaria, la Romania e la Grecia. Dal 2008 a oggi, alcuni paesi europei hanno compiuto passi da gigante in termini di sviluppo economico e sociale, in particolare la Polonia e la Repubblica Ceca.

Ciò che è accaduto in Polonia nell’ultimo decennio, ad esempio, è esattamente il contrario di quanto accaduto in Italia. Con una crescita media annua del 3,8%, un rapporto debito pubblico/PIL al 52,5% (tra i più bassi d’Europa), un deficit ampiamente sotto controllo al 2,8% del Pil e un tasso di disoccupazione al 7%, si può senz’altro dire che, populismi a parte, la buona politica da qualche parte la sanno fare.

(*) Andrea Lodi, vive a San Prospero (MO), è aziendalista, specializzato in Pianificazione Strategica. Giornalista economico, da gennaio 2009 cura “Economix“, la rubrica economica di PiacenzaSera.it; da settembre 2014 collabora con SulPanaro.net.

 

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