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La questione è sulla bocca di tutti a Medolla. “La casa dell’assessora è lievitata, ha un piano in più dopo il terremoto, ed è pure più grande”, dicono i medollesi guardando il cantiere di via Bruino dove l’ex pastificio sta prendendo forma di bel caseggiato dipinto in un allegro giallo brillante. “Tutto pagato coi soldi pubblici”, sussurrano dando di gomito paventando favoritismi nell’aver ricevuto i contributi per la ricostruzione.

Siamo andati a vedere come stanno effettivamente le cose.

Ecco come era l’edificio di via Bruino prima del terremoto, ed ecco com’è oggi

 

L’immagine in alto a destra è una ripresa di Google datata 2011, a sinistra l’edificio così come si presenta oggi, dalla stessa prospettiva. In effetti qualcosa è cambiato: ci soni due balconi e non c’è più il tetto spiovente. Ma al posto del tetto c’è davvero un piano in più?

 La prospettiva dell’edificio presa dalla strada principale del paese, via Roma  e da Vallechiara (foto in alto) restituisce in effetti l’impressione di un palazzo a tre piani, diverso dal precedente (foto a sinistra) che era a due piani.

 

 

Ma basta guardare meglio  l’immagine di oggi (foto in basso) per capire che non si tratta di un terzo piano abitabile, ma di un terrazzone con parapetto e arredo-copertura in legno che ripercorre la linea del vecchio tetto che ora non c’è più.

Ed ecco cosa racconta l’assessora Patrizia Sgarbi, cui da tanto chiacchierare in questi giorni fischiano molto le orecchie. “Come volumi e come numero di piani, la casa è esattamente come prima: c’è il negozio al piano terra, l’appartamento al primo piano dove staranno i miei suoceri, e il secondo appartamento al piano secondo dove andremo noi“. Quindi nessuna strana “lievitazione”.

Certamente l’edificio è cambiato. “La struttura è quella di un pastificio  – racconta la Sgarbi – riadattato ad abitazioni, con intercapedini tra un piano e l’altro, con controsoffitti che ora sono stati razionalizzati

Cos’è quella struttura in alto che può sembrare un attico con terrazza? “Niente attico – sorride l’assessora-  in alto c’è un locale tecnico con l’inverter per il fotovoltaico e gli  impianti di aspirazione. E’ il punto di arrivo dell’ascensore che prima non c’era e che ora abbiamo dovuto mettere per motivi di salute“.
Un miglioramento pagato con i soldi dei cittadini? “No, ce la paghiamo coi nostro soldi. Ora paghiamo di più e la gente non sa… si demonizza il terremotato… c’è invidia, siamo accusati di approfittare. Brutta situazione“.

Quanto avete ricevuto come contributo pubblico?  “Circa un milione di euro. Di nostro abbiamo investito il 15% della cifra“.

Quel terrazza in effetti è proprio bella. “Se la prendono tutti coi terremotati – sospira – vero, la casa sarà più bella ma come volumi è identica. Al posto del tetto abbiamo deciso per la copertura del piano con un lastrico solare, fatto con gusto moderno. Lo abbiamo deciso perchè non abbiamo giardino, anche per gli animali (vivono con un cane e due gatti). Sopra c’è un elemento di arredo in legno, volevamo fare pergolati che da una parte stavano bene e dall’altro no, ci piaceva e l’abbiamo scelto. E’ arredo, non è un piano in più“.

Come sono stati i vostri anni da sfollati dopo il terremoto? “Avevamo un tetto sulla testa, siamo stati fortunati. Ma i disagi non sono mancati, siamo da cinque anni ospiti a casa di amici,pagando regolare affitto, con mobili non nostri, senza mettere mano a nulla. I miei suoceri, entrambi disabili con badante, sono stati sistemati in un appartamentino ricavato da due garage a piano terra, riadattati e sistemati. E la gente ci guarda male… Che amarezza non è un bel vivere

Speriamo che con questa intervista si siano chiarite un po’ di cose. Per tutti i dubbi comunque, il geometra comunale è a disposizione di tutti i privati cittadini.

 

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