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La storia di Sabina Berretta

da | Mar 15, 2017 | Rubriche, Glocal, Economia | 0 commenti

GLOCAL

di Andrea Lodi

L’altra sera, impegnato nel tradizionale quarto d’ora di zapping compulsivo, sono incappato in un servizio giornalistico delle “IENE”, nel quale si descriveva l’ennesimo spreco dell’ormai preoccupante, paradossale, direi quasi allegorica, regione Sicilia.

Pare che da quelle parti, alcuni, troppi, musei locali che non vedono un visitatore da anni, sommano la considerevole presenza di decine e decine di custodi. Che cosa custodiscano non si sa, molto probabilmente sono “custodi” dell’ormai irrefrenabile clientelismo che ha invaso l’isola da tempo immemore.

La direttrice di una di queste perle del mezzogiorno, ovvero il museo “ Archeologico Regionale Paolo Orsi” di Siracusa, intervistata sui motivi della chiusura di alcune aree del museo che dirige, avrebbe risposto che mancano i fondi per le manutenzioni. Stiamo parlando di un museo con quaranta custodi, quando ne basterebbero due, forse tre, per un costo annuo (spreco) che vale più di un milione di euro. Poi ci dicono che mancano i fondi … Più che altro è stato raggiunto il fondo.

Sempre nella paradossale, e preoccupante, regione Sicilia, la catanese Sabina Berretta, laureata in neurologia, mente eccelsa nella ricerca in campo neurologico, non è riuscita ad ottenere un posto da bidella all’Università degli Studi di Catania. Perché un posto da bidella, verrebbe da chiedersi? Non dovrebbe ambire ad un posto da ricercatrice in qualche prestigioso Centro di ricerca?

Sabina Berretta, fresca di laurea, prestava servizio nei laboratori universitari da volontaria, senza percepire alcun compenso. Non avendo la possibilità di ambire ad una occupazione retribuita nell’ambito della ricerca, cosa possibile in Italia, a maggiore ragione nella regione Sicilia, se non con l’appoggio del politico di turno, Sabina aveva deciso di partecipare al concorso da bidella all’Università catanese.

Impresa che non le riuscì. Per fortuna, verrebbe da dire, perché successivamente le si aprirono le porte del CNR, più precisamente una borsa di ricerca che la portò a Boston, al prestigioso Massachusetts Institute of Technology (MIT), dove rimase. Oggi, Sabina Berretta, a cinquantasei anni, è direttrice dell’Harvard Brain Tissue Resource Center, un centro altamente specializzato nella ricerca sul funzionamento del sistema nervoso.

Un’altra eccellenza italiana che per poter lavorare, è dovuta fuggire all’estero.

Ho fatto un calcolo approssimativo. Con quello che risparmierebbe la Regione Sicilia lasciando a casa i custodi in esubero su molti musei siciliani, che oltre tutto non lavorano, riusciremmo a dare da lavorare a centinaia di ricercatori, che potrebbero realizzare importanti scoperte per il prestigio e lo sviluppo del nostro Paese. Proprio come è accaduto a Sabina Berretta, con le sue ricerche sugli effetti della schizofrenia nel cervello, che le hanno aperto le porte di Harvard.

Schizofrenia che pare abbia colpito in modo pesante i politici, e non solo, della sua amata regione.

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