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Precari del sisma, il caso diventa politico e arriva in Regione

da | Mar 9, 2017 | Cavezzo, Lavoro | 0 commenti

Precari del sisma, il caso della confusione sui mancati rinnovi dei contratti di chi lavora nei Comuni sulle pratiche della ricostruzione arriva in Regione, con una interrogazione de L’Altra Emilia Romagna

“La Giunta intervenga, mettendo in campo le opportune verifiche, per sanare le anomalie riscontrate nel rinnovo dei contratti del personale impiegato a supporto dei Comuni terremotati”. A chiederlo, in un’interrogazione regionale, è Piergiovanni Alleva (AltraER): «Sono oltre 600 – spiega il giuslavorista – i lavoratori che tramite agenzie di lavoro interinale svolgono da cinque anni un prezioso servizio presso i Comuni del cratere”. Il rinnovo dei contratti che sono scaduti a fine febbraio, spiega il consigliere, £è arrivato nel pomeriggio del primo di marzo, comunque in ritardo e in moltissimi casi con gravi anomalie”.

Numerosi contratti «hanno un termine anticipato rispetto al 31 dicembre 2017, come, ad esempio, i contratti per i lavoratori a supporto dei servizi sociali, ai quali la scadenza è stata fissata per giugno. Alcuni contratti invece riportano destinazioni e collocazioni diverse da quelle in cui i lavoratori sono impegnati già da cinque anni, altri ancora hanno visto una riduzione di orario da 36 a 30 ore».

Chiarezza, sui contratti e sull’occupazione, ma non solo, è quanto chiede sul tema il Movimento 5 Stelle.

«C’è qualcuno che sta rimanendo a guardare questa situazione drammatica, con molti lavoratori che non sanno letteralmente che ne sarà di loro, noi non lo faremo – attacca in una nota il deputato dei 5 Stelle Vittorio Ferraresi – Del rinnovo dei mandato di missione previsto per ieri – prosegue il deputato – nessuna traccia, nonostante la promessa dalla Manpower, agenzia interinale che si occupa della somministrazione del personale, circa il rispetto (cui è tenuta) dalla scadenza del 28 febbraio per il rinnovo del mandato di missione. A questa macroscopica beffa si aggiungono l’inadeguatezza della modalità interinale per un’occupazione continuativa e di medio lungo periodo».La verità è che l’occasione dovrà consentire di interrogarsi fino in fondo su questa modalità di impiego, che schiva le regole di assunzione dei dipendenti pubblici, che si protrae da cinque anni in nome dell’emergenza e a costi milionari (si parte dai 451mila euro del 2012 ai 3,8 del 2013 per arrivare agli 8 milioni del 2015…), sostenuti alla fin fine dai cittadini. E che soprattutto fa discutere fuori e dentro i Comuni sulle modalità di impiego, in molti casi più per sostituire a spese di altri il personale vacante che per presiedere alla ricostruzione post-sisma. Facendo riferimento ai 9 Comuni della Bassa, a metà dello scorso anno su 225 interinali inviati nei Comuni, solo 111 si occupavano di aspetti tecnici. Per gli altri si va dai servizi sociali alla segretaria del sindaco, dall’addetto alla cultura al centralinista… In questi giorni poi, con la asserita conclusione di tante pratiche della ricostruzione privata, per molti il lavoro è calato.

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