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Un pirata della strada, uno svenimento tra i passanti indifferenti: nessuno lo aiuta

da | Apr 24, 2017 | In Primo Piano, Concordia | 0 commenti

Un pirata dello strada, una brutta caduta e una gamba ferita. È per questo che un giovane di 20 anni l’altro giorno ha perso i sensi a Concordia, e quando si è riavuto dallo svenimento resosi conto di aver bisogno di soccorsi si è accorto che nonostante passasse gente, nessuno si è fermato ad aiutarlo.

È triste e inquietante quello che è accaduto a Concordia, e c’è molta rabbia a casa del ragazzo, una famiglia rinomata e stimata del paese.

Quello che è accaduto sabato sera lo racconta la mamma del giovane su Facebook.

Concordia. Ore 21,00. Semaforo del cimitero. Mio figlio attraversa sulle strisce ma vede arrivare da Mirandola un’auto a velocità altissima e capisce che lo sta investendo. D’ istinto si butta in avanti sull’erba e cadendo si sloga una caviglia, prende una botta al ginocchio, alla mano e in fronte. E sviene. Rinviene dopo pochi minuti e si trascina su una panchina della ciclabile. Passa una signora in bicicletta con una bambina e poco dopo passa un signore a piedi. NESSUNO si ferma a chiedergli se ha bisogno di aiuto. Ovviamente non si è fermata nemmeno l’auto pirata”.

Il ragazzo è poi riuscito dopo un po’ di tempo a riprendersi da solo e a trovare la lucidità per effettuare una telefonata. Ha chiamato un amico che abita vicino al luogo dell’incidente e il padre dell’amico lo ha portato al Pronto Soccorso. Una successiva visita dall’ortopedico gli diagnosticherà una distorsione alla caviglia giudicata guaribile in 15 giorni. Resta però tanta, tata amarezza.

Non siamo in una periferia degradata di una grande città, non siamo nel Bronx di New York, siamo in centro a Concordia e  – ricorda la mamma  – mio figlio ventenne è un gran bravo ragazzo. Possibile che ci sia così tanta diffidenza e così tanta paura anche solo per soccorrere o almeno chiedere a una persona se ha problemi e se necessita di aiuto? Non sono tutti drogati o delinquenti se stanno coricati su panchina, magari stanno solo male e aspettano qualcuno che li aiuti. Come siamo finiti così timorosi? Penso che dovremmo tutti meditare su questa cosa“.

 

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