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Ricerca idrocarburi, Spica: “La Regione non crei confusione”

da | Mag 2, 2017 | Bastiglia | 0 commenti

Riceviamo da Antonio Spica, consigliere di Fratelli d’Italia a Bastiglia.

Le recenti scosse nell’area cratere hanno suscitato non poca e comprensibile paura fra i residenti che vengono accusati di allarmismo dall’Assessore regionale Palma Costi, ma è proprio la Regione Emilia che deve essere chiara e non generare confusione più di quanta ne ha già creata nel 2012, e su cui pende un corposo esposto. A novembre dello scorso anno  a Novi di Modena è stato siglato un accordo per il monitoraggio dell’area denominata Cavone e che tanto ha fatto discutere 5 anni fa: ma se da un lato c’è piena soddisfazione per l’accordo raggiunto, i cittadini si chiedono per quale motivo questo monitoraggio non fu effettuato già prima del 2012, anziché abbondantemente dopo, e dopo la commissione ICHESE voluta tardivamente da Vasco Errani ? Quali certezze da il sistema detto “a semaforo” con una rete di sensori – si legge nella nota – capace di misurare anche scosse di lievissima intensità; e di indicare con una precisione millimetrica qualsiasi variazione subita dal terreno; un sistema a semaforo appunto, che consente di definire soglie di rischio anche molto basse e di far scattare, se necessario, la limitazione, la sospensione o l’interruzione delle attività: c’è forse un interruttore che possa bloccare una sequenza sismica una volta attivata ? E se così fosse, ribadisco la domanda, perché non fu monitorata la zona in data antecedente il 2012 ? E se fosse stata monitorata col sistema a semaforo, quindi si sarebbe bloccata la sequenza sismica ? Qualche giorno fa in una nota sempre l’ass. Costi precisa che il permesso di ricerca nell’area Fantozza, tra le Province di Modena e Reggio Emilia, non sta svolgendo alcuna attività di trivellazione o altro sul territorio dell’area del cratere, che si tratta di un permesso di ricerca non ancora operativo e che a seguito delle scosse sismiche del 20 e 29 maggio, la Regione Emilia-Romagna istituì la Commissione Ichese per la valutazione scientifica del rapporto tra sismicità e perforazioni: “Le indagini tecnico-scientifiche svolte in seguito alle raccomandazioni del Rapporto Ichese hanno fugato ogni dubbio”. Ma davvero ? E’ allora necessario ricordare cosa fu chiesto agli esperti dell’ICHESE: Alla commissione formata da esperti internazionali, fu chiesto se ci fossero possibili relazioni tra sfruttamento del sottosuolo e i terremoti del 2012 in Emilia, e il primo quesito era: “È possibile che la crisi sismica sia stata innescata dalla ricerca portata avanti al sito di possibile stoccaggio gas denominata site Rivara, nel modenese?» Una domanda del tutto irrazionale soprattutto perché nel sito di Rivara le uniche ricerche condotte erano state solo su documenti cartacei; come poteva dunque un progetto scatenare un terremoto ? La seconda domanda agli esperti internazionali, più razionale ma tardiva perché posta due anni dopo il terremoto, fu: «È possibile che la crisi sismica sia stata innescata dall’utilizzo di reservoir–giacimenti emiliani del sottosuolo nelle immediate vicinanze della sequenza sismica?» Qui, oltre a chiedersi cosa fece il settore Rischio sismico della Commissione Grandi Rrischi nei primi 15 giorni caldi del sisma, occorre riflettere e la Regione Emilia faccia chiarezza in questo, sulla risposata degli esperti dell’ICHESE: il rapporto finale infatti decretò «non era escludibile» che il piccolo giacimento dell’area Cavone della Gas Plus avesse la responsabilità dell’innesco della lunga sequenza sismica ! Sicuramente non si giustificano gli allarmismi generati da alcuni cittadini duramente colpiti nel 2012, certamente è comprensibile la paura specie quando proprio la Regione Emilia genera confusione contraddicendo se stessa.

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