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La Regione Emilia-Romagna rifinanzia con 3 milioni e 700 mila euro nel 2017 il Fondo sociale per l’affitto destinato alle famiglie economicamente svantaggiate. Quelle che, per una grave malattia, la perdita o l’improvvisa riduzione dell’orario di lavoro, i debiti contratti nel tempo, non riescono a sostenere la spesa per pagare l’affitto di casa. Si tratta di una voce che ha un peso rilevante nel bilancio domestico: quasi il 40% della spesa media mensile di ogni famiglia, infatti, viene assorbito dai costi relativi a canone e utenze. Lo rivela una recente indagine sui consumi dei cittadini emiliano-romagnoli condotta, sulla base dei dati diffusi dall’Istat, dal Servizio statistica della Regione.

“Sono molto soddisfatta per essere riuscita assieme all’assessorato al Bilancio e all’Assemblea legislativa a ripristinare il Fondo affitti- ha sottolineato la vicepresidente e assessora al Welfare, Elisabetta Gualmini-. Uno dei finanziamenti più graditi e attesi dai nostri Comuni e tra i più efficaci sul piano dei risultati raggiunti. Ho sempre detto che avrei fatto di tutto per poter riattivare tale misura e in questo sono stata sostenuta anche dal sindacato, che ringrazio”.  

Il Fondo, attivato dalla legge nazionale 431/1998, prevede un contributo alle famiglie in possesso dei requisiti necessari (risiedere in Emilia-Romagna e dichiarare un reddito Isee massimo di 17.504 mila euro all’anno). Dal 2016 lo Stato ha sospeso il co-finanziamento dell’intervento, pertanto la Regione ha deciso di provvedere autonomamente.  

Il sostegno può variare da un minimo di 3 ad un massimo di 6 mensilità di affitto e comunque entro un tetto di 3.000 euro l’anno.

Nel 2015 per il Fondo affitti la Regione ha messo a disposizione quasi 11 milioni di euro, di cui 2,2 di risorse proprie e8,5 di provenienza statale. Sono state oltre 25mila le famiglie che ne hanno beneficiato. Nello stesso anno, con l’obiettivo di aumentare l’efficacia del contributo – che nel 2014 è stato mediamente di 500 euro per ogni nucleo famigliare – sono stati individuati nuovi criteri e regole per la gestione del fondo.

Il riparto delle risorse avviene per distretto socio sanitario (precedentemente avveniva per Comune), sulla base di alcuni parametri quali il numero delle famiglie residenti nei singoli territori e i nuclei in lista d’attesa nelle graduatorie delle case di Edilizia residenziale popolare (Erp). Spetta invece ai Comuni stilare una graduatoria delle domande presentate dalle famiglie.

“Si tratta di un’ulteriore risposta della Regione a un’esigenza reale di tanti cittadini che stanno attraversando un momento di difficoltà – ha aggiunto l’assessora regionale al Bilancio, Emma Petitti-. Tra le priorità del nostro mandato non ci sono solo la crescita e l’occupazione, ma anche un sostegno tangibile alle fasce più deboli. Abbiamo sempre detto che non vogliamo lasciare nessuno solo e lo stiamo facendo”.  

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