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Aiutare le persone in difficoltà a superare condizioni di esclusione sociale attraverso i programmi di avvicinamento al lavoro, combattere la povertà estrema grazie al Reddito di solidarietà, promuovere l’invecchiamento attivo e il benessere degli anziani. Poi, azioni concrete per prevenire il disagio degli adolescenti e assistere le donne in condizioni di fragilità, a partire da quelle che hanno subito violenza, ma anche programmi volti all’assistenza dei disabili.

Sono solo alcuni dei progetti messi in campo dal nuovo Piano sociale e sanitario della Regione Emilia-Romagna per il triennio 2017-2019, presentato lunedì 9 ottobre a Reggio Emilia. A illustrarne gli obiettivi e i contenuti, il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, la vicepresidente con delega al Welfare, Elisabetta Gualmini, e l’assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, durante il convegno “Se sociale e sanitario lavorano insieme”, nella sede di Reggio Children.

“Vogliamo coniugare sviluppo e solidarietà, innovando e potenziando il sistema di welfare regionale, perché, come abbiamo detto sin dall’inizio, tutti devono poter tagliare il traguardo- afferma Bonaccini-.  Solo considerando il sostegno alle persone non autosufficienti e alle loro famiglie nel 2016 abbiamo investito oltre 470 milioni di euro; e adesso che il Reddito di solidarietà è diventato operativo, potremo concretamente aiutare con 35 milioni di euro 20mila famiglie dell’Emilia-Romagna che si trovano in condizioni di povertà assoluta”.

“Il nuovo Piano- spiega Gualmini- coniuga il ruolo fondamentale del pubblico nella regia, pianificazione e controllo dell’operato dei distretti e della qualità dei servizi, con il dinamismo delle nostre comunità e delle associazioni, che sono parti attive nell’ascolto dei nuovi bisogni”.

“Abbiamo lavorato – sottolinea Venturi -assieme agli enti locali, alle comunità, alle Aziende sanitarie e alle associazioni del Terzo settore con lo stesso obiettivo: creare una sanità e un welfare sempre più capaci di dare risposta ai bisogni dei cittadini, in particolare i più fragili: gli anziani, i disabili, i malati”.   

Il Piano, in sintesi

Lotta all’esclusione, alla fragilità e alla povertà sono i principali obiettivi del documento; integrazione tra sanità e welfare, programmazione partecipata, coinvolgimento diretto del Terzo settore, riorganizzazione dei servizi in base ai nuovi bisogni determinati dalla crisi economica ne sono il fulcro.
Al Piano si affiancano per la prima volta 39 schede operative: una novità, più in linea con i documenti di matrice europea, che permette di integrare la parte di indirizzo generale con indicazioni dettagliate per la realizzazione delle azioni. Azioni che hanno il compito di migliorare la presa in carico della popolazione fragile (anziani spesso non autosufficienti e soli, ma anche famiglie e adolescenti in condizione di povertà o disagio), promuovere e monitorare la qualità e la sicurezza sia nelle cure che nei luoghi di lavoro, perseguire la qualificazione del personale e l’equità di accesso ai servizi in tempi adeguati al bisogno.
Il Piano viene attuato attraverso la definizione di specifici interventi che il sistema Regione-Enti locali è chiamato a realizzare nell’ambito dei programmi regionali e della programmazione distrettuale. Nel dettaglio:

–       lotta all’esclusione, alla fragilità e alla povertà, attraverso tre strumenti: legge regionale sull’inclusione socio lavorativa (n. 14/2015), legge regionale sul Reddito di solidarietà (n. 24/2016) e attuazione del Sostegno per l’inclusione attiva (Sia) introdotto dal Governo
 –       consolidamento e sviluppo del Distretto – ambito territoriale di cui fanno parte, oltre all’Azienda sanitaria, i Comuni o le Unioni di Comuni – quale snodo strategico per erogare in modo ancora più integrato i servizi sanitari, sociali e socio-sanitari 
–       interventi destinati alle donne vittime di violenza e ai loro figli per aiutarle a uscire da questa condizione (formazione, casa, lavoro)
 –       azioni per consolidare i risultati già raggiunti sulla riduzione delle liste di attesa (per l’accesso alle visite, agli esami diagnostici e agli interventi programmati): modulazione degli orari e dei giorni di apertura, assunzione di personale ad hoc, campagna informativa ai cittadini sulla disdetta delle prenotazioni
 –       nascita e sviluppo di luoghi e servizi di cura e socioassistenziali sempre più vicini ai cittadini, quali le Case della Salute e gli Ospedali di comunità  
 –       investimenti specifici e strutturali, come quelli destinati alla non autosufficienza, al sostegno per i minori, all’assistenza delle persone con disabilità rimaste sole (programma “Dopo di noi”).

Il nuovo Piano prende il posto del precedente, pensato e scritto nel 2008, quando ancora la più grande crisi economica e sociale dal secondo dopoguerra non aveva dispiegato i propri effetti. Aggiornato negli anni successivi con l’obiettivo di ricalibrare gli interventi a vantaggio dei soggetti più vulnerabili, in primo luogo minori e adolescenti, definisce gli strumenti necessari ad affrontare i nuovi bisogni e le profonde trasformazioni in atto nella società, scommettendo sull’integrazione tra sanità e welfare. Il documento offre anche una fotografia aggiornata dell’Emilia-Romagna, a partire dalla sua composizione demografica e sociale.

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