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L’Ausl sulla chiusura Punto Nascita: “Mirandola non farà la fine di Pavullo”

da | Ott 31, 2017 | Mirandola, Finale Emilia, San Felice sul Panaro, Concordia, Medolla, Cavezzo, Camposanto, San Possidonio, San Prospero | 0 commenti

“Il punto nascite di Mirandola al momento non chiuderà, ma dovrà adeguarsi al protocollo richiesto dal Ministero della Salute”. A dirlo è il Direttore Generale dell’Azienda Ausl, Massimo Annichiarico. La Regione aveva già chiesto una serie di deroghe per due punti nascita sotto ai 500 parti annui: Mirandola e Cento. Già la Commissione nascita regionale aveva sostenuto la deroga per i due punti nascita, sia perchè colpiti dal sisma e, per Mirandola, anche per il fatto che dai dati, tenuti in conto anche dalla Commissione nascita nazionale, emergeva che il numero dei parti nel distretto era superiore ad 800 e che dal dal 2012 al 2016 la tendenza era in crescita.

 Parla Stefano Toscani, direttore del dipartimento Emergenza-Urgenza Ausl di Modena ricostruisce i primi momenti dei soccorsi (L’articolo prosegue dopo il video)

 

“Questi elementi – spiega Annichiarico – hanno permesso di ottenere la deroga per Mirandola, ma il Ministero della Salute per continuare a tenere aperto il punto nascita chiede di adeguarsi al Protocollo Metodologico per arrivare al possesso degli standard previsti per i punti nascita, compresi quelli in deroga. Si tratta di standard relativi alla numerosità e formazione del personale, alla tecnologia e alle strutture, anche attraverso l’integrazione tra i nosocomi. L’Azienda Ausl ha intenzione di seguire questo percorso nei tempi più brevi possibili per raggiungere gli standard richiesti e tenere aperto il punto nascite mirandolese per due anni. Durante questo periodo il Ministero monitorerà la situazione per vedere se gli elementi richiesti sono rispettati”. Per tenere aperto Mirandola, quindi, oltre alla predisposizione di un Piano di adeguamento della dotazione di personale per rispettare i criteri di sicurezza, inciderà anche il fatto che le future mamme scelgano di partorire a Mirandola. Si sta lavorando, però, per un’integrazione sempre maggiore con l’ospedale Ramazzini di Carpi per avere il massimo della competenza professionale a disposizione e, in base alla selezione del rischio ostetrico, inviare la madre nel centro più idoneo a seconda del caso che si presenta. Per la Bassa questo vuol dire che, sulla base di un accordo ben precisio tra i due nosocomi, i casi di parto particolarmente problematici afferiranno a Carpi. Questo perchè solo gli ospedali più grandi riescono a garantire i livelli di sicurezza che le partorienti chiedono.

 

Massimo Annicchiarico è il direttore generale dell’Ausl di Modena (L’articolo prosegue dopo il video)

Si sta lavorando, quindi, affinché il punto nascite di Mirandola possa rimanere aperto e non faccia la fine di quello di Pavullo balzato agli onori della cronaca domenica 29 ottobre quando una partoriente pavullese, a causa di un distacco della placenta, era stata trasportata in ambulanza a Sassuolo. Il neonato però era deceduto dopo un’ora. Il caso aveva suscitato molte polemiche, polemiche sterili per Annichiarico come dimostra il fatto che il nonno e il papà del piccolo hanno capito che è stato fatto di tutto per salvarlo e che altre modalità di assistenza forse non avrebbero garantito di salvare la madre.

Le spiegazioni di Maria Cristina Galassi, direttore di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Sassuolo

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