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Si allarga il fronte del “No” al maxi allevamento di Finale Emilia

da | Ott 8, 2017 | In Primo Piano, Mirandola, Finale Emilia, San Felice sul Panaro, Concordia, Medolla, Cavezzo, Camposanto, San Possidonio, San Prospero | 0 commenti

“Allevamenti intensivi tutta la verità”, è questo il titolo della conferenza-dibattito che si è tenuta sabato 7 ottobre a Finale Emilia, promosso dall’osservatorio civico ‘Ora tocca a noi’ con la collaborazione di Leal (Lega AntiVivisezionista), che contro il progetto, un mese fa, si è mobilitata con una petizione per fermare il maxi allevamento che finora ha raccolto oltre 63mila firme. Presenti una quarantina di persone, per lo più provenienti dal Ferrarese. Ad aprire gli interventi Mirko Busto, ingegnere ambientale e deputato 5 Stelle in Commissione Ambiente, che ha sottolineato come “il modello produttivo intensivo abbia gravi ripercussioni sulla salute, oltre a non essere sostenibile. Questi maxi allevamenti -hanno spiegato i relatori – richiedono l’utilizzo di antibiotici da somministrare ai capi viste le condizioni igienico-sanitarie in cui vengono allevati. Questo provocherebbe – secondo la tesi esposta nella serata-  che le persone siano sempre più resistenti agli antibiotici con previsioni per il futuro davvero preoccupanti: l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), prevede, infatti, che nel 2050 la resistenza antibiotica sarà la prima causa di morte in Europa per l’essere umano.

Maurizio Poletti, portavoce dell’osservatorio civico ‘Ora tocca a noi’, invece ha fatto una fotografia del territorio, dalla quale emerge la presenza già di realtà impattanti, poi ha illustrato i dubbi che hanno portato l’osservatorio ha mobilitarsi per fermare il progetto presentando osservazioni critiche alla commissione di Via (Valutazione di impatto ambientale) della Regione, segnalando anche le zone d’ombra sull’iter del progetto.
“Questo maxi allevamento che l’azienda Cascone vorrebbe realizzare andrebbe ad aggiungersi alla discarica, all’impianto di compostaggio, diversi biogas (che producono formaldeide), le cave già autorizzate (i nostri terreni contengono arsenico), l’impianto a biomasse, Ecoblock, polo ceramico, Ecogeri (lavorazione e riciclaggio di materiale plastico) che ha chiesto di ampliare lo stabilimento e infine la Cispadana. Questo significa peggiorare una situazione già fortemente impattante dal punto di vista ambientale e per la salute. Come osservatorio, poi, abbiamo sollevato anche alcuni dubbi sul progetto presentato da Cascone, ricostruendone la vicenda. L’area dove dovrebbe sorgere il maxi allevamento – prosegue Poletti – è stato acquistata da Cascone nel 2015, dove prima del terremoto c’era un allevamento, accorpandola con un altro spazio. A novembre 2016 il consiglio comunale di Finale, non ha accordato l’accorpamento.

L’azienda ha presentato un nuovo progetto per il quale si attende la valutazione di impatto ambientale della Regione. Sul progetto, l’osservatorio ha sottolineato alcune criticità. “La prima, chiediamo che si verifichi la legittimità dei contributi alla ricostruzione che spettano solo se l’attività prima del terremoto era funzionante ed aveva allacciamenti alle utenze. Su questa condizione, infatti, in consiglio comunale si sono sollevati dei dubbi perchè nella commissione in cui era presente l’Ufficio tecnico c’è un passaggio in cui si dice che “quegli edifici prima del sisma erano probabilmente funzionanti”, quindi non c’è certezza che lo fossero. La seconda: perchè quando l’azienda ha presentato un nuovo progetto, diverso dal precedente, ha chiesto di mantenere la stessa pratica? Il terzo dubbio è dettato dal fatto che, secondo noi, l’impianto potrebbe violare le norme urbanistiche perchè cadrebbe non solo in zona E1 (agricola), ma una parte anche in E4 (area di tutela ambientale), dove non possono sorgere nuove opere. In particolare, l’allevamento arriverebbe a pochi metri dal canale Diversivo. Quarta osservazione, l’impatto ambientale che avrebbe in un’area già provata”. L’amministrazione con una variabile urbanistica, votata in consiglio ma non ancora adottata, pone dei paletti prevedendo, per esempio, che i nuovi allevamenti non possano avere un numero di capi superiori a 2999, (per la Via servono 3mila capi almeno) ma non è retroattivo e quindi non varrebbe per l’azienda Cascone. Ad ora, conclude Poletti, l’amministrazione non pare intenzionata a bloccare il progetto che va avanti. Infine – conclude Poletti – ricordo che Cascone ha già un maxi allevamento di 20mila suini a Bondeno, a pochi chilometri da qui e non vorremmo che l’obiettivo fosser creare un “collegamento” con quello che vuole far sorgere a Finale”.

Contro il maxi impianto anche Leal, che ha lanciato una petizione online. “La raccolta firme è partita circa un mese fa – spiega Maria Cristina Testi, delegata locale Leal Modena – siamo arrivati ad oltre 63mila, l’obiettivo è di giungere a 75mila, poi le presenteremo ai sindaci di Finale Emilia e Bondeno. Può darsi che ci fermeremo prima perché l’azienda sta premendo per partire. Il maxi allevamento che dovrebbe sorgere a Finale ospiterebbe 65mila polli, 60mila galline, 3mila maiali, 900 scrofe. Siamo contro al maxi allevamento e a tutti gli allevamenti per ragioni etiche, ma c’è anche un discorso di impatto ambientale in una zona già fortemente provata”.

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