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Baby gang a Medolla, il sindaco: “No alla militarizzazione, ascoltiamo i nostri ragazzi”

da | Nov 5, 2017 | In Primo Piano, Medolla | 0 commenti

Con l’operato di un paio di sue baby gang Medolla è stata epicentro di due gravi fatti di cronaca che hanno fatto tanto parlare in questi giorni. Un gruppo di ragazzi di buona famiglia medollese, infatti,sono stati sorpresi a rubare in un appartamento a Mirandola, mentre nella notte di Halloween una baby gang di sette minorenni, machi e femmine, italiani e stranieri, hanno devastato il parco facendo più di due mila euro di danni. Ora il sindaco di Medolla, Filippo Molinari, commenta l’accaduto provando a ragionare su soluzioni operative. “No alla militarizzazione, ascoltiamo i nostri ragazzi”, 

Sono stato in silenzio a lungo, dopo il comprensibile disappunto che segue eventi spiacevoli. Ho letto e visto di tutto in questi giorni, ognuno ha la sua verità. Il mio silenzio ha due motivazioni alla base. La prima: sui fatti di questi giorni ci sono indagini in corso e procedimenti giudiziari in atto, quindi tutto è giustamente coperto da segreto istruttorio a tutela di tutti, minori e famiglie in primis. E questo attiene alla correttezza procedurale (e quindi piantiamola di chiedere i nomi). Il secondo motivo è un profondo turbamento. Di fronte a questi episodi credo sia opportuno non fermarsi alla superficie, ma interrogarsi sui significati profondi e su quanto una comunità può fare. Personalmente non credo alla stretta punitiva, alla “militarizzazione” del territorio. Certo, telecamere (che erano peraltro in funzione e sono state consultate) o controllo di vicinato o misure similari possono aiutare a contenere o circoscrivere certi comportamenti. Ma alla radice del disagio di un adolescente, al senso di inadeguatezza che spesso attanaglia noi genitori, alla necessità di connettersi con ansie e desideri della crescita, al senso di responsabilità verso se stesso e gli altri, non ci arrivi con le telecamere o i vigili. Quando arrivi lì sei oltre. E allora? Allora penso che dobbiamo metterci in cammino con unita’ ed umiltà. Partendo da alcune cose. Per esempio, un percorso su genitorialita’ ed adolescenza, per avere attrezzi in questa cassetta del mestiere di genitore. Per esempio accelerare sul centro di aggregazione per i ragazzi, previsto sotto la scuola di musica, magari responsabilizzandoli alla gestione. O altro che ci viene in mente, magari anche ascoltandoli questi ragazzi. Alcuni di loro hanno sbagliato, vedremo quanto e come. Ma se non ripartiamo dalla fiducia reciproca come comunità, andremo poco lontano. Noi ci lavoriamo come istituzioni, ma questo è un percorso che si fa insieme. Cominciando a non mettere etichette ai ragazzi ed ai genitori e provando a metterci in gioco. Proviamo intanto a capire quando ci possiamo vedere. Chi ci sta?

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