Benvenuti nell’archivio di sulpanaro.net
Qui sono disponibili tutti gli articoli pubblicati del nostro quotidiano dal 1/1/2015 al 30/6/2020
Tutti gli articoli successivi al 30/6/2020 sono disponibili direttamente sul nostro quotidiano sulpanaro.net

Sandro Palazzi querela Elena Terzi. E il giudice dà ragione a lei

da | Nov 13, 2017 | Finale Emilia | 0 commenti

Elena Terzi

Una querela per diffamazione a Finale Emilia fatta dal sindaco Sandro Palazzi contro un’esponente dell’opposizione, Elena Terzi, e che secondo il tribunale non ha motivo fondato e va archiviata. E’ quanto deciso dal giudice per le indagini preliminari Eleonora Pirillo, chiamata a valutare se fosse o no il caso di mettere sotto processo penale Elena Terzi, esponente Pd  che nel 2016 aveva tentato la corsa a sindaco a Finale, corsa poi vinta da Palazzi.

No, secondo la giudice la condotta della Terzi è stata ineccepibile. 

Il fatto contestato

Il sindaco di centrodestra si sentiva offeso nell’onore da alcune parole pronunciate dall’esponente dell’opposizione del Partito

Sandro Palazzi

Democratico che contestava, a settembre del 2016, come sull’albo pretorio del Comune di Finale Emilia Palazzi avesse pubblicato una lista dei suoi rimborsi elettorali poco trasparente. Togliendo, cioè, un allegato da cui emergeva il nome di una importante azienda di Finale Emilia tra i suoi finanziatori.
Palazzi  – ricostruisce un’agenzia di stampa – spiegò che era stato tolto perchè era un documento scritto male che violava la privacy, la Terzi invece fece un esposto al Prefetto per vederci chiaro, e nel corso di un suo intervento in Consiglio Comunale disse che secondo lei il sindaco, modificando le carte pubblicate, aveva compiuto un abuso di ufficio. Il primo cittadino si sentì dengirato e fece denuncia.

Ma per i giudici così non è, anzi, la consigliera di opposizione ha usato nel modo giusto il suo diritto alla critica politica, in maniera  “assolutamente avulsa da giudizi personali diffamatori e denigratori”. La denuncia fu fatta in una sede appropriata, per un fatto di pubblico interesse. Infine, si legge nell’esito del procedimento, pur volendo credere all’intento di tutelare la privacy, nel comportamento del sindaco “c’erano tutti gli elementi per giustificare le censure”.

 

Condividi su: