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Impianto di biometano da 135 mila tonnellate di rifiuti a Sant’Agata Bolognese

da | Ott 29, 2018 | In Primo Piano, Ravarino, Altri Comuni | 0 commenti

Nuovo impianto di biometano da 135 mila tonnellate di rifiuti a Sant’Agata Bolognese. L’inaugurazione, senza troppi clamori, è avvenuta giovedì scorso. Così, a due passi da Ravarino e Camposanto è entrato in funzione il maxi impianto gestito da Hera.

Un’altra multiutility, Aimag, inaugura uno stabilimento che produrrà biometano la prossima settimana a Massa Finalese, a una trentina di chilometri di distanza. Il tutto mentre a Concordia si fa sempre più ampia la mobilitazione contro un analogo maxi impianto che produrrà biomasse, e a Mirandola aumentano i malumori per un progetto simile, ma si tratta, in questi ultimi due casi, di progetti presentati da imprenditori privati. Proprio come i cinque che si vogliono tirare su dall’altra parte de Secchia, nel Mantovano.

Ecco come riporta la notizia l’agenziadi stampa AdnKronos

Ottenere la stessa energia derivante ogni anno da 6mila tonnellate di petrolio, senza consumare una sola goccia di greggio ed evitando così l’emissione di 14.600 tonnellate di CO2. Succede a Sant’Agata Bolognese dove oggi è stato inaugurato dal Gruppo Hera un impianto per la produzione di biometano dalla frazione organica dei rifiuti, concepito e realizzato partendo dalle più avanzate esperienze espresse in questo settore a livello internazionale.

Grazie all’impianto, i rifiuti organici differenziati nelle nostre case torneranno al servizio della comunità sotto forma di gas che, una volta immesso in rete, potrà alimentare anche il trasporto a metano pubblico e privato, aiutando quindi un settore sempre più esposto al tema delle emissioni di anidride carbonica.

In linea con gli indirizzi assunti dalla Regione, dalla Strategia Energetica Nazionale e dalla stessa Unione Europea, l’impianto di Sant’Agata Bolognese mette così in valore un investimento di 37 milioni di euro e va ad arricchire il parco impiantistico di Herambiente, primo operatore nazionale nel trattamento dei rifiuti, che già da anni è attivo anche nella produzione di biogas per la generazione di energia elettrica rinnovabile.

In termini di volumi, l’impianto è capace di trattare, ogni anno, 100mila tonnellate di rifiuti organici prodotti dalla raccolta differenziata, e altre 35mila tonnellate derivanti dalla raccolta di verde e potature. Grazie all’implementazione delle nuove e migliori tecnologie di digestione anaerobica e upgrading, in particolare, queste risorse consentiranno di ottenere 7,5 milioni di metri cubi di biometano, combustibile rinnovabile al 100%, e anche 20mila tonnellate di compost, un biofertilizzante da destinarsi principalmente all’agricoltura.

Privo di impianti di combustione, l’impianto sorge all’interno di un sito di compostaggio già presente e dunque la sua costruzione non ha comportato alcun ulteriore consumo di suolo. Concepita per minimizzare il suo impatto acustico e odorigeno, inoltre, la struttura risponde a criteri architettonici orientati alla sua armonizzazione con il territorio circostante. Lo stesso rivestimento esterno, che sarà realizzato nei prossimi mesi, sarà ispirato a temi e motivi capaci di raccontare il senso di quanto accade all’interno: in particolare, l’immagine di un terreno arido dalle cui crepe fiorisce la vegetazione richiamerà le trasformazioni cui è sottoposto il prodotto organico dentro l’impianto.

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Alla riqualificazione delle aree verdi, infine, si aggiungerà la realizzazione di un percorso pensato per accogliere il pubblico e consentire la visita dell’impianto stesso.

“Il biometano – commenta Tomaso Tommasi di Vignano, presidente esecutivo del Gruppo Hera – ci vede impegnati da tempo e questa giornata, in particolare, corona il lavoro di anni, mettendo al servizio della nostra comunità un impianto nato da ricerche, studi e gare europee che ci hanno portato a selezionare il meglio di ciò che oggi è sul mercato”.

“Del resto – aggiunge – le energie rinnovabili devono necessariamente agganciarsi a processi di industrializzazione capaci di svilupparne le potenzialità su larga scala, e in questo senso l’impianto di Sant’Agata si candida a costituire un esempio replicabile anche altrove, soprattutto alla luce di un quadro normativo finalmente favorevole, che rappresenta un valore aggiunto fondamentale per lo sviluppo del settore”.

Per Paola Gazzolo, assessore regionale alla difesa del suolo e della costa, protezione civile e politiche ambientali e della montagna, “si taglia il nastro di un’opera all’insegna dell’innovazione che guarda alla transizione energetica verso la low carbon economy: il biometano rappresenta un’opportunità importante per ridurre l’uso delle fonti fossili e alleggerire l’impronta energetica della nostra regione, in un’ottica di economia circolare”.

“L’energia rinnovabile è un caposaldo della svolta green a cui tende l’Emilia-Romagna con le politiche messe in campo dall’avvio del mandato – aggiunge – una svolta che ha l’obiettivo di rispondere ai fenomeni di cambiamento climatico in corso e ridurre l’uso delle materie prime, promuovendone il recupero e riutilizzo. Proprio perché sono limitate, serve risparmiarle e preservare il valore dei prodotti e dei materiali: il progetto realizzato da Hera a Sant’Agata va appunto in questa direzione”.

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