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Mafia, “Con il processo Aemilia è finita l’innocenza”

da | Dic 17, 2018 | Finale Emilia, San Felice sul Panaro | 0 commenti

DI ELISA BORTOLAZZI – “Con il Processo Aemilia è finita l’innocenza” queste le parole del Prefetto di Modena Maria Patrizia Paba, pronunciate in occasione del convegno dal titolo “Processo Aemilia. Entità del fenomeno mafioso nel Territorio”, tenutosi mercoledì 12 dicembre 2018 presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Modena e Reggio Emilia alla presenza delle massime autorità civili-militari e che ha annoverato tra i relatori il Dottor Marco Mescolini, Pubblico Ministero nel processo Aemilia ed attuale Procuratore Generale della Procura della Repubblica di Reggio Emilia.

La maggior parte di persone associa il termine mafia unicamente al fenomeno della criminalità organizzata presente nel Sud Italia; tale assonanza è inesatta. Un primo spunto, dal quale si sarebbe potuto dedurre l’erroneità della circostanza, avrebbe potuto essere colto nello scioglimento per mafia del comune di Bardonecchia avvenuto nel 1994; un’ulteriore conferma si sarebbe potuta riscontrare nell’avvio dell’inchiesta Aemilia nel 2015; mentre la certezza si è avuta nel 2018, allorquando 148 imputati sono stati condannati “alla sbarra”, per complessivi 1.700 anni di carcere circa, e la Suprema Corte, pronunciatosi a seguito dei ricorsi, ad essa, presentati da coloro che avevano scelto il rito abbreviato, ha sancito il radicamento del fenomeno mafioso in Emilia Romagna.

Il Processo Aemilia ha fatto emergere la presenza mafiosa in Emila-Romagna, regione con un alto tasso di produttività, proprio tale peculiarità l’ha resa un territorio appetibile ai mafiosi, siccome costoro cercano costantemente attività in cui investire (o meglio occultare) i proventi derivanti dalle attività illecite che pongono in essere.

La Regione Emilia-Romagna, per contrastare il fenomeno mafioso, nel 2016 ha approvato il Testo Unico per la Promozione della Legalità e per la Valorizzazione della Cittadinanza e dell’Economia Responsabili; altri accorgimenti posti in essere, in tal senso, sono a titolo di esempio l’obbligatoria iscrizione nella White List per le aziende che operano in settori vulnerabili per la mafia, predisposta dalla Prefetture.

I summenzionati accorgimenti, per quanto necessari, non sono sufficienti nella “lotta contro la criminalità mafiosa”, se alla base non vi è un’educazione alla legalità. Per tale ragione fondamentali sono le iniziative ed i progetti concretizzati dalle scuole, si pensi ad esempio al “Centro Studi per la Legalità e Contro Le Mafie”, realizzato grazie alla sinergia tra il Comune di Modena e l’Unimore. L’appena menzionato Centro ha come obiettivo “il mettere a disposizione il sapere scientifico” per contrastare le infiltrazioni mafiose in onore della legalità.

Sempre in relazione alla necessità di formare “una cultura della legalità”, occorre menzionare l’impegno dell’Associazione Nazionale “Libera Contro Le Mafie”, la quale tra gli obiettivi, oltre ad educare, si occupa di gestire i beni confiscati alle mafie affinché essi vengano utilizzati per fini sociali e non siano nuovamente rivenduti ai privati. Circostanza, quest’ultima, che potrebbe comportare il ritorno del bene nella proprietà del mafioso siccome, quest’ultimo, potrebbe acquistarlo dal privato. (Purtroppo tale ipotesi potrebbe non essere un’utopia siccome il Decreto Sicurezza ha previsto che i beni confiscati alla mafia possono essere acquistati anche dai privati!).

Presa contezza che la mafia non si concretizza solo nella pubblica amministrazione ovvero tra quest’ultima ed un privato e anche la mafia si è ammodernata, tant’è vero che il cosiddetto “pizzo” è ormai in disuso, perché i mafiosi preferiscono utilizzare le nuove tecnologie in quanto più incisive; occorre che ognuno di noi rifletta sul proprio contributo che può fornire in termini di legalità, intesa quale libertà nel vivere quotidiano. A nessuno si chiede di compiere comportamenti abnormi, perché anche solo una denuncia all’Autorità competente, può fare la legale differenza; al contrario, se rimaniamo inermi corriamo il rischio che la mafia possa rubarci il futuro!

In conclusione, non dimentichiamoci che la lotta alla mafia è “una necessità per la società che, vuole essere libera, democratica ordinata e solidale”, come affermato dal Presidente della Repubblica Mattarella, in un suo discorso sul tema delle mafie; per cui proviamo a sconfiggerla!

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