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Mirandola, Bargi: “Salvare l’ospedale dal rischio declassamento a Casa della Salute”

da | Gen 22, 2019 | Mirandola | 0 commenti

Il rischio declassamento dell’ospedale di Mirandola preoccupa il consigliere regionale della Lega nord Stefano Bargi che, con un’interrogazione, porta il caso sul tavolo della giunta. “L’ospedale Santa Maria Bianca di Mirandola – spiega l’esponente del Carroccio – rappresenta da decenni un fiore all’occhiello di quella parte della provincia di Modena denominata Area Nord che unisce nove Comuni, un bacino di utenza di oltre 87.500 persone e che produce il 2,4% del Pil nazionale”. Inoltre, “in questi anni l’ospedale – aggiunge Bargi – è stato destinatario di moltissime donazioni da parte dell’associazione La Nostra Mirandola onlus, tra cui una colonna laparoscopica multifunzione (del valore di oltre 100 mila euro), in grado di rendere meno invasive le tecniche chirurgiche”.

Ma ciò che preoccupa il consigliere è il fatto che “dopo aver creato tre ospedali di area nel raggio di oltre 20 chilometri (il Policlinico a Modena, l’ospedale di Baggiovara a 7 chilometri da Modena e l’ospedale di Sassuolo a 19 chilometri da Modena), venga ora ventilata la possibilità di costruire un quarto ospedale a Carpi, non in posizione intermedia fra Mirandola e Carpi come precedentemente sostenuto, ma a Carpi centro città” e tutta la popolazione dell’Area Nord “si troverebbe in forte difficoltà a raggiungere gli ospedali del centro”, soprattutto perché c’è il rischio che l’ospedale di Mirandola “venga declassato a casa della salute”.

Dunque Bargi interroga la giunta per sapere “se intenda chiarire le soluzioni adottate o di prossima adozione da parte della Regione e degli enti locali interessati in merito all’Ospedale Santa Maria Bianca e quali interventi o proposte intenda adottare per evitare il declassamento dell’ospedale, riportandolo alla sua originaria funzione di ospedale di zona”.

“Ipotizzare un declassamento dell’ospedale Santa Maria Bianca di Mirandola, sul quale tanto abbiamo investito, soprattutto dopo il sisma, è un’ipotesi priva di ogni fondamento. In questi anni, infatti, è successo esattamente il contrario: nel periodo 2012-2019, l’Azienda Usl di Modena ha destinato al nosocomio investimenti per più di 20 milioni di euro, 16 per il ripristino della struttura danneggiata dal terremoto e oltre 4 per interventi edilizi, strutturali e impiantistici per la ristrutturazione del Corpo 2 e l’adeguamento del Centro prelievi”. Così l’assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, risponde al consigliere della Lega, Stefano Bargi.

“Anche nell’ultimo triennio- prosegue l’assessore- è proseguito il potenziamento dell’Ospedale, in relazione ai bisogni di salute della comunità mirandolese. Nel 2018 il numero dei letti è salito da 122 a 126 e arriverà a 130 nel corso del 2019. Inoltre, con 10 posti letto (6 all’interno della lungodegenza e i 4 aggiuntivi aperti nel corso del 2018) dedicati ai pazienti ortopedici e neurologici (post-ictus o successiva ad interventi di protesica) e un’equipe multidisciplinare composta da fisiatra, fisioterapista e medico internista, Mirandola è divenuta il centro dell’attività ortopedico-riabilitativa dell’area Nord”. Inoltre, “sono state valorizzate le specificità delle attività in Area medica, con la definizione di tre aree di identità prevalente: Cardiologia, Medicina e Pneumologia. Quest’ultima è il punto di riferimento provinciale per l’assistenza di pazienti con SLA e Distrofia muscolare in telemedicina, nonché Hub del percorso diagnostico/terapeutico e di follow up per i disturbi del sonno”.

Quanto poi all’ipotesi di trasformare l’ospedale in Casa della salute, avanzata da Bargi, “non vorrei- sottolinea l’assessore- che il consigliere si fosse confuso con il progetto di realizzazione della Casa della salute di Mirandola, che sorgerà effettivamente nel Corpo 2 dell’Ospedale Santa Maria Bianca, completamente ristrutturato grazie a una serie di interventi edilizi strutturali. Ma si tratta di un servizio ulteriore offerto ai cittadini, che, chiaramente, non andrà a sostituirsi alle funzioni proprie di una struttura ospedaliera”, chiude Venturi.

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