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Economia, i saldi piacciono: per ogni famiglia spesi 194 euro

da | Feb 5, 2019 | Economia | 0 commenti

I risultati delle prime quattro settimane di saldi invernali, raccolti attraverso l’indagine congiunturale condotta da Confcommercio Emilia Romagna attraverso il Centro Studi Iscom Group, evidenziano segnali confortanti. Il monitoraggio è stato realizzato su un significativo panel di imprese commerciali della regione, composto da punti vendita di beni per la persona, in particolare abbigliamento e calzature (95%).

Le vendite nei saldi invernali 2019 rispetto all’anno scorso sono aumentate per il 15% degli operatori e sono stabili per il 58%. Chi ha rilevato aumenti di vendita ha avuto incrementi intorno al 10/15%. Il 27% ha segnalato invece una diminuzione delle vendite  (contenuta comunque entro il 15%)

Nel primo weekend c’è stato il picco, ma gli operatori segnalano una certa vivacità delle vendite anche nelle settimane successive.

Il 35% degli operatori attribuisce le ragioni dell’andamento positivo o stabile delle vendite alla riscoperta della piacevolezza dello shopping durante i saldi da parte della clientela. Si tratta di un elemento nuovo rispetto alle rilevazioni fatte negli anni scorsi. Per gli operatori che hanno dichiarato un andamento negativo si sottolineano tra le cause la riduzione di disponibilità delle famiglie e la concorrenza sui prezzi della grande distribuzione.

“Il primo mese di saldi all’insegna della stabilità – commenta Marco Cremonini, Presidente di Federazione Moda Italia Emilia Romagna – ci fa ben sperare per il prossimo futuro; i dati 2018 sull’afflusso turistico nei principali centri storici della Regione evidenziano un consistente aumento delle presenze: se questo trend sarà confermato anche nel 2019 avremo la possibilità di arginare gli effetti di una congiuntura economica poco favorevole”.

Il 23% degli operatori ha la percezione che stiano crescendo gli acquisti online anche durante i saldi.

“È vero che l’e-commerce può avere prezzi più bassi – aggiunge Cremonini – ma è altrettanto vero che questo è possibile soprattutto perché i colossi del web e le piattaforme di intermediazione della moda hanno fiscalità di vantaggio o addirittura non pagano le pesanti tasse cui invece sono assoggettate le nostre imprese italiane. Per questo abbiamo chiesto come Federazione Moda Italia attraverso Confcommercio l’introduzione di una web tax e riaffermato la necessità di competere sul mercato a parità di regole”.

“Diventa quindi fondamentale un intervento – conclude Cremonini – a livello nazionale piuttosto che europeo, che favorisca l’introduzione della web tax, anche in considerazione di un nuovo gettito utile a evitare le clausole di salvaguardia oppure a favorire il taglio dell’Irpef”.

L’andamento della spesa è in aumento per l’8% e stabile per il 70%. Lo scontrino medio nell’abbigliamento si attesta intorno agli 88 euro a persona (circa 194 euro a famiglia).

Sono stati fatti acquisti non molto impegnativi (maglieria e pantaloni, borse) ma, anche grazie al freddo di metà gennaio, è ripartita la vendita dei capispalla, in particolare piumini.  Vendute, tra le calzature, sneakers di marca, stivaletti, scarponcini.

Gli operatori sono partiti con le stesse percentuale di sconto dell’anno scorso. Le vendite in saldo sono importanti per gli operatori del settore beni persona perché rappresentano comunque tra il 10 e il 20% del fatturato annuo e per un operatore su 4 incide fino al 30%.

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