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Vertenza Frama, il 12 febbraio riprendono le trattative

da | Feb 6, 2019 | In Primo Piano, Novi | 0 commenti

NOVI DI MODENA – Riprenderanno martedì 12 febbraio, presso l’Agenzia per il lavoro di Modena, le trattative sulla vertenza Frama. Lo rende noto un comunicato della Regione.

“Il mancato accordo su Frama in merito alla procedura di licenziamento collettivo di tutti i dipendenti non deve fare recedere le parti dal difficile ma indispensabile obiettivo di individuare una soluzione condivisa che possa dare un futuro allo stabilimento e assicurare la piena occupazione per i lavoratori”, ha commentato l’assessora regionale alle Attività produttive, Palma Costi.

“La continuità produttiva e la tutela dei posti di lavoro, attuali e futuri, sono l’obiettivo principale che le Istituzioni, in primis Regione Emilia-Romagna e Comune di Novi di Modena, hanno continuamente richiesto alla proprietà- ha aggiunto l’assessora-. Chiediamo semplicemente di non impedire che altri possano valutare la fattibilità a subentrare nella titolarità del gruppo, continuando a fare impresa in un territorio che dopo i danni provocati dal terremoto 2012 ha necessità di non subire ulteriori dolorose perdite. Per queste ragioni auspichiamo che già dal prossimo incontro si possa ripartire dalla disponibilità ad un dialogo responsabile da parte della proprietà”.

Dura la posizione della Cgil che in una nota di Cesare Piazzolla lamenta che i lavoratori in presidio rischiano la denuncia:

L’intransigenza della multinazionale austriaca Hella e le provocazioni messe in atto in questi giorni da parte della direzione aziendale, stanno aumentando la tensione al presidio della Frama Action di Novi di Modena.
Nell’ultimo incontro di due giorni fa, l’azienda ha rifiutato tutte le proposte di mediazione del sindacato per mantenere aperto il sito produttivo e di conseguenza il mantenimento dei posti di lavoro. A maggior ragione in una zona che ancora sta pagando le conseguenze della ricostruzione post-sisma e che quindi necessiterebbe dell’impegno da parte di tutti (multinazionale Hella compresa) per mantenere e creare nuovi posti di lavoro, e non per eliminarne.

Paradossalmente in questo Paese sono maggiormente tutelate dalle leggi le imprese, come Frama in questo caso, che dismettono e licenziano i lavoratori gettando nella disperazione tante famiglie, che non i lavoratori stessi che sono costretti a protestare per riavere il bene primario che gli viene tolto, il lavoro.

Infatti, oggi le aziende che chiudono hanno pochissimi vincoli legislativi e non si fanno scrupoli, fregandosene anche dell’art.41 della Costituzione – che fino a prova contraria ancora esiste in questo Paese – che prevede la responsabilità sociale dell’impresa. I lavoratori, invece, se si organizzano per contrastare tali scelte scellerate, oltre che perdere il posto di lavoro, rischiano addirittura di essere denunciati. In questo senso il Ddl Sicurezza ha inasprito le pene per chi protesta e punta a trattare il fenomeno come problema di ordine pubblico, senza tener conto che la protesta si fonda su motivi sociali in risposta ad una scelta unilaterale dell’azienda.

Il tempo stringe per trovare una soluzione condivisa, perché la procedura di licenziamento collettivo aperta dall’azienda scade a inizio marzo. I lavoratori e i sindacati non lasceranno nulla di intentato per convincere l’azienda a cambiare la posizione tenuta nell’ultimo incontro.
Mi auguro che nel frattempo l’azienda cessi comportamenti provocatori che non aiutano ad abbassare i toni.

Invece, il senatore democratico Edoardo Patriarca punta il dito contro il Ministero e in una nota spiega:

Mentre la situazione per i lavoratori della Frama Action di Novi si sta facendo sempre più difficile, con la proprietà austriaca sorda a proposte alternative alla chiusura dello stabilimento, dobbiamo constatare che anche a livello nazionale la sorte dei dipendenti dell’azienda di Novi sembra non destare grande interesse. Sono ormai diverse settimane che ho presentato una interrogazione sull’intera vicenda al ministro del Lavoro Di Maio e nonostante le sollecitazioni non ha mai risposto. E sarebbe invece importante che facesse sentire la propria voce perché nell’interrogazione citavo proprio la possibilità che la multinazionale decidesse di delocalizzare la produzione, come sembra in effetti voglia fare, e avevo richiamato la legislazione nazionale che prevede, in casi come quelli ipotizzati, la restituzione delle agevolazioni ottenute nel nostro Paese. E’ urgente che il ministro Di Maio batta un colpo!

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