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Gli Amici della 1893 banca popolare: “Aggregazione il prima possibile. E che qualcuno risponda delle operazioni discutibili del passato”

da | Mar 19, 2019 | In Primo Piano, Finale Emilia, San Felice sul Panaro, Camposanto | 0 commenti

SAN FELICE SUL PANARO – Aggregazione il prima possibile e rinnovamento completo del Consiglio di Amministrazione, togliendo tutti gli esponenti della vecchia guardia e mettendo esponenti delle associazioni di soci. E che qualcuno si prenda la responsabilità delle operazioni discutibili del passato. Hanno le idee molto chiare quelli dell’associazione Amici della 1893 banca popolare, che raccoglie diverse centinaia di abitanti della Bassa che detengono le azioni o sono soci della Banca popolare San Felice.

Scesi in campo l’anno scorso, quando hanno visto il valore delle loro azioni calare e calare fino a perdersi nelle ipotesi di invendibilità, gli “Amici” sono un gruppo trasversale di commercianti, pensionati, piccoli imprenditori, dipendenti, liberi professionisti della Bassa. Agguerriti e competenti, usando quel senso pratico e lo spirito imprenditoriale tipico di chi è cresciuto a gnocco e salame di San Felice hanno presto messo in chiaro chi fossero e cosa volessero. Dopo tre partecipatissime assemblee per costituire il gruppo e fare il punto della situazione, hanno ottenuto importanti risultati, con la condivisione delle altre due associazioni di soci (quella di  Modena e quella dei dipendenti), collaborando quando è giusto con la banca.
Esprimono soddisazione, ad esempio, per le scelte fatte dalla nuova dirigenza come la designazione di un loro rappresentante nel nuovo consiglio di amministrazione dell’era Zanini. Sono stati eliminati i costi esagerati, sono stati ridotti i compensi del consiglio di amministrazione, non ci sono  più due vice direttori generali bensì uno solo e il direttore generale ha uno stipendio anche al di sotto di quelli degli altri istituti delle stesse dimensioni.

Sono riusciti a veicolare la rabbia e lo scontento in qualcosa di produttivo. Ma ora c’è da darsi una mossa, reclamano. “Se non ci sbrighiamo tra due  due o tre anni perdiamo il giro per chi non vuole più aspettare e vuole monetizzare al più presto – spiega il portavoce dell’associazione Davide Baraldi – In questi ultimi anni il capitale è stato gestito male, le azioni hanno perso di valore. Noi abbiamo messo i soldi in banca non per fare speculazione. E ora rischiamo di perdere ancora di più se non  si va veloci verso una nuova aggregazione”

La dirigenza della banca è all’opera con un advisor per cercare nuove partnership. “Aspettiamo fiduciosi l’evolversi del programma di risanamento e nel frattempo cercheremo il dialogo come abbiamo fatto fino ad ora e la richiesta di altri consiglieri graditi anche a noi e possibilmente che siano azionisti e della zona di Modena. E magari  – osserva Baraldi – avere qualcuno che si prenda la responsabilità delle operazioni discutibili del passato e che risponda dell’operato a noi dannoso. I veri danneggiati negli anni siamo stati noi azionisti. Chi amministrava negli ultimi anni ha comunque responsabilità nelle perdite corpose. Non certo noi soci  e azionisti che siamo la parte lesa e che avevamo dato soldi e fiducia a quelle persone”

 

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