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Nonantola, il peccatore santo di Gallinamorta: presentazione del libro sul capitano Vincenzo Muzzarelli

da | Mar 1, 2019 | Senza categoria | 0 commenti

Venerdì 1 marzo, alle ore 21, nella Sala Verde del Palazzo Abbaziale di Nonantola il prof. Andrea Pini presenterà il suo libro sulla vita del Capitano nonantolano Vincenzo Muzzarelli.

Andrea Pini da tempo si dedica a studi e ricerche sulla storia locale del Frignano ed in particolare sulle terre dei Montecuccoli. In questo impegno trova spazio questo volume dedito all’approfondimento di una figura molto conosciuta in loco, a detta di tanti in odore di santità e che certamente è da annoverare tra coloro che potrebbero aspirare a salire all’onore degli altari. La figura è quella del Capitano della guardia ducale estense Vincenzo Muzzarelli, un personaggio che interessa da vicino anche il nostro paese perché il Capitano è nato a Nonantola il 23 aprile 1641 e vi ha abitato nella maggiore età dopo avere sposato una brava ragazza montanara di Gallinamorta, la località presso Pavullo dove anche lui era cresciuto, e che gli ha generato ben otto figli, rendendolo vedovo dopo l’ultimo parto.

Sulla sua vita si è scritto tanto, ma Andrea Pini ha voluto entrare più in profondità negli avvenimenti che attorniano la sua figura, riuscendo a togliere la polvere da un vecchio fascicolo nell’Archivio di Stato di Modena, mai fino ad ora analizzato. E ne emerge una figura straordinaria, un santo, dove la sua santità non è un fatto congenito, ma il frutto di una meditata conversione successiva ad un brutto episodio accaduto proprio a Nonantola: un reato odioso che segnò la vita del brillante Capitano, la vile seduzione di una ingenua diciottenne nonantolana cui seguì la sua condanna a morte, l’incarcerazione nella prigione Larga di Nonantola sita a piano terra dell’attuale Torre dell’Orologio, l’accorato impegno nella sua difesa da parte del fratello prete, il perdono del Duca, la sua piena reintegrazione nell’esercito, il pentimento dopo un pellegrinaggio a Loreto e la coraggiosa scelta di vita per dedicarsi totalmente agli altri nell’Eremo di Sassomassiccio.

Gli ultimi anni della sua vita furono spesi al totale sevizio dei poveri e dei bisognosi, nella preghiera e nella privazione di ogni agio e comodità. Anche prima di salire in Paradiso il popolo lo veberava come un beato e gli chiedeva grazie spirituali e materiali.

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